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Il giudice “perdona”, il questore no: tre anni di Daspo per l’allenatore del Marsala 1912

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Pioggia di Daspo per i protagonisti dei tafferugli scoppiati al termine di Marsala 1912-Parmonval 2-3 (campionato di Eccellenza). Cinque anni per Giuseppe Licari, il tifoso denunciato dalla Polizia per aver ferito alla testa il tecnico dei palermitani Corrado Mutolo colpendolo con un casco da motociclista (la diagnosi parla di trauma cranico-cervicale e la prognosi non potrà essere sciolta prima di 15 giorni) e tre anni per l’allenatore del Marsala Angelo Sandri, ritenuto colpevole di aver minacciato e aggredito l’arbitro Sanzo di Agrigento. Stessa condanna anche per i supporter penetrati sul campo a fine gara, Giuseppe Laudicina, Andrea Giunta, Natale Salvatore Licari, Giuseppe Rallo, Giovanni Rallo, Angelo Coppola, Francesco Rinelli, Ignazio De Pasquale e Sebastiano Cascio.

Angelo Sandri, tecnico del Marsala 1912

Angelo Sandri, tecnico del Marsala 1912

CALCI E PUGNI – Il reato è lo stesso (il comunicato ufficiale della Lega parla di “grave contegno offensivo, minaccioso e reiteratamente aggressivo nei confronti dell’arbitro”), la sanzione no. Ammonta a soli tre mesi, infatti, la squalifica inflitta a Sandri dal giudice sportivo Accurso, e la differenza salta agli occhi. Molto più pesante, invece, la sanzione stabilita nei confronti di Renzo Osvaldo Asaro, il direttore generale della società marsalese che per il suo “contegno offensivo nei confronti di ufficiali di gara, nonchè per avere, a fine gara, prima colpito un A.A. con una forte manata al collo che procurava momentaneo dolore e, successivamente, per avere tentato di colpire l’altro A.A. con una violentissima pedata che questi riusciva ad evitare” è stato condannato a un anno e mezzo di inibizione (scadenza 31 marzo 21015). Quattro giornate di squalifica, infine, al giocatore del Marsala Jimoh Saheed, per “atto di violenza nei confronti di un avversario, nonché per avere, dopo l’espulsione, colpito con un pugno un altro avversario”.

LE PAROLE DI MUTOLO“Io credo nei valori dello sport, tanto è vero che da qualche anno porto con me, addirittura in panchina, mio figlio, proprio perché lo sport e nel mio caso il calcio deve essere gioia, divertimento e maestro di vita. In 25 anni di calcio, da giocatore prima e da allenatore dopo, non avevo assistito a tanto ingiustificato furore. Stavo chiacchierando tranquillamente con l’addetto stampa del Marsala, Antonio Tobia, dopo il triplice fischio finale, e commentando la vittoria della mia squadra. Non potevo sospettare che da lì a pochi minuti avrei rischiato la vita. Le cause? E chi può dirlo con certezza. Non voglio ergermi a giudice di chicchessia né dare colpe a qualcuno. Ma una cosa voglio aggiungere. Non posso giustificare il comportamento del collega del Marsala, Angelo Sandri. Proprio per quanto detto sopra, l’esempio deve venire da noi allenatori. Non abbiamo solo il compito di “fare correre” dei ragazzi, ma ricordiamolo, che siamo anche degli educatori e tale deve essere il nostro comportamento in ogni circostanza, sia dopo un splendida vittoria come quella di Marsala sia dopo una sconfitta, anche se pensiamo da parte nostra immeritata. Non posso ammettere e giustificare il comportamento e approfitto di questa conferenza stampa per stigmatizzare l’atteggiamento del dg del Marsala, Matteo Gerardi. Potete scriverlo, e mi assumo io tutto la responsabilità di quello che dico: il dirigente Matteo Gerardi non è degno di rappresentare lo Sport Club Marsala e la città di Marsala. Una trentina di poco di buono non possono oscurare la fama di una nobile cittadina come Marsala”.

A margine dell’ennesimo episodio di agghiacciante follia da stadio, credo sia opportuno evidenziare tre aspetti:

1)- La società Ssd Marsala 1912 ha presentato ricorso contro la sentenza del giudice, e il direttore generale Matteo Gerardi – scrive Marsala C’è – supportato da tutti i soci, ha confermato la fiducia ad Angelo Sandri, nonostante il Daspo, perché voluto fortemente, oltre che dalla dirigenza, anche da tutta la squadra. Inoltre, ha dichiarato di voler sostenere ed aiutare lo stesso Sandri nel corso dell’anno perché merita la fiducia accordatagli;

2)- Se si escludono Rai Sport e TMW, la notizia è stata semplicemente ignorata da tutte le principali testate on line;

3)- Man mano che si sale di livello il braccio della legge sportiva diventa sempre più debole. Un esempio? Un anno e mezzo di inibizione per Asaro, tre mesi di squalifica per Delio Rossi (Ljajic preso a mazzate in panchina, ricordate?). Chissà perché? Ad ogni modo, bisogna riconoscere che negli ultimi anni sono stati fatti significativi passi in avanti in tema di prevenzione e inasprimento delle sanzioni, e il discorso vale anche per la Serie A. Se nel 1990 dire “sei rovinato, ti faccio sparare” (Totò Schillaci al rossoblu Fabio Poli durante Bologna-Juventus) costava una giornata di squalifica – “come dire che la giustizia è finita in soffitta”, scrisse Pier Augusto Stagi sull’Unità del 7 dicembre 1990” – oggi urlare in faccia all’arbitro “ti ammazzo, te la faccio pagare” ne costa tre (nazionale e Ragion di Stato a parte, naturalmente).

Però, 23 anni per spostare la giustizia dalla soffitta allo sgabuzzino: mica male.

Enrico Steidler

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