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Alle origini di Gianluca Mancini, romano d’adozione

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Gianluca Mancini

Mi batte il cuore fortissimo. Un derby vinto che mancava da tanto, con il gol che mi mancava. Sono l’uomo più felice del mondo”. Gianluca Mancini non nasconde l’emozione, al termine del derby che la Roma ha appena vinto proprio con una sua rete. Un colpo di testa, un suo marchio di fabbrica, la palla schiacciata in porta.

Decisivo in attacco, fondamentale in difesa. Il difensore con la maglia numero 23 è ormai una colonna della squadra. Lo era con Mourinho, lo è adesso con De Rossi. E soprattutto sembra un’unica cosa con la tifoseria, con la città. “Quando segno mi inchino a questa splendida curva, c’è un grande affetto reciproco, sono fantastici. Quando segno il mio inchino va a loro”. Ma come è riuscito a diventare così romanista, Gianluca Mancini? Per rispondere proviamo a riavvolgere il nastro dei ricordi, andando alle origini, passando tra Toscana, Umbria e Lombardia.

Gianluca Mancini esulta dopo il gol nel derby. Fonte Foto: Football Italia

Gianluca Mancini esulta dopo il gol nel derby. Fonte Foto: Football Italia

“O lo portate voi o me lo prendo io”

Siamo in Toscana, a Montopoli, in provincia di Pisa, nel cuore della Val d’Arno. La famiglia di Gianluca Mancini ha un’azienda che produce mele e pere e lui cresce lì, tra gli alberi e la campagna. Per il calcio c’è tempo, lui intanto prova di tutto: nuoto, pallacanestro, ciclismo. Poi, nel 2003, alla festa del paese, l’allenatore del Valdarno Calcio incontra la famiglia e chiede perché Gianluca non giocasse a calcio. “Troppo piccolo” gli spiegano. “La questione è semplice: o me lo portate voi o vengo a prenderlo io. Questo bambino deve giocare”.

È da lì che inizia la storia di Mancini nel calcio. Dal Valdarno lo prende la Fiorentina, dove resta fino al 2015, l’anno in cui Vincenzo Montella se lo porta in prima squadra. Poi arriva la chiamata del Perugia, la squadra che ha visto esplodere il suo idolo: Marco Materazzi. “In lui vedevo grande carisma e grinta. Era uno che ci metteva la faccia anche quando le cose andavano male. Spronava i compagni, si faceva sentire”. Il numero 23 sulle spalle è proprio un omaggio a lui e se lo porterà a Perugia e a Roma, in mezzo però c’è la chiamata di Bergamo.

Gianluca Mancini. Fonte Foto: Gonews

Gianluca Mancini. Fonte Foto: Gonews

L’esplosione di Mancini all’Atalanta

Dopo due anni in Umbria, in Serie B, è arrivato il momento di spiccare il volo. Nel 2017 è a Bergamo, all’Atalanta. Prima stagione di ambientamento, seconda stagione di esplosione: 35 presenze, 6 gol, secondo difensore per gol dietro a Kolarov, che però aveva dalla sua anche punizioni e rigori. Nell’estate del 2019 ecco l’opportunità da cogliere al volo: lo vuole la Roma e lui non ci pensa un attimo.

Questa è la quinta stagione con i colori giallorossi, siamo già arrivati a 218 presenze e 13 reti. Mancini è sempre lì, cambiano gli allenatori, cambia la difesa, a 3, a 4, a 5. C’è sempre lui a guidarla. Provocatorio, spavaldo, decisivo, irriverente, sbruffone. Il classico cattivo che quando è dalla tua parte lo ami, quando è dagli altri lo odi. Ed è forse questa appartenenza che ha fatto breccia nei cuori dei giallorossi. E anche nel cuore di Mancini, che a Roma ha trovato la sua nuova casa.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

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