Connect with us

La Opinión

Insigne 1X04, La Serie – “Yes I know my way”

Pubblicato

|

Lorenzo Insigne

Castel Volturno, 2006. Lorenzo Insigne a 15 anni compiuti varca le porte del settore giovanile del Napoli, muovendo i primi passi con la maglia azzurra. L’esordio ufficiale avvenne nell’era di Walter Mazzarri, il 24 gennaio 2010 nella partita Livorno-Napoli finita 0-2. Poi i prestiti con la Cavese, il Foggia e il Pescara. Due stagioni e mezzo sotto la guida di Zdenek Zeman, che hanno portato il giovane Lorenzo in Serie A. È l’inizio di una grande storia, fatta di gioie, difficoltà, crescita, incomprensioni e scelte.

Lorenzo Insigne, figlio del Vesuvio, diventa capitano del Napoli durante la stagione 2018-2019, in cui sulla panchina siede Carlo Ancelotti e – nel frattempo – il buon Marek Hamsik lascia la città per trasferirsi in Cina. Nonostante la dinamicità della realtà circostante, il capitano azzurro – ad oggi – ha collezionato 415 presenze e messo a segno 114 reti, 91 assist e tre trofei. E se la matematica non è un’opinione, il numero 24 è nella classifica dei marcatori del Napoli. Ma adesso – come si suol dire – siamo ai titoli di coda.

Non esiste amore a Napoli

Il rinnovo del capitano teneva banco dalla scorsa estate. Intanto, a Napoli, in balìa delle incertezze, le voci si amplificavano e i tifosi non si davano pace. Ma l’epilogo delle volte già lo conosciamo – o meglio lo conoscono i sentimentali e i pessimisti (che poi solitamente sono le stesse persone). Sì, è così il calcio come l’amore. Un sentimento che mette a dura prova, e le relazioni sono complicate, per questo arrivi ad un bivio e devi scegliere.

Dunque è tempo di scelte: nero su bianco per un contratto dal 1° luglio fino a fine 2028, per 11 milioni +4 di bonus. Lorenzo Insigne lascia Napoli e firma per il Toronto. Ieri sera è andata così a Roma, nel pieno del calciomercato invernale e a pochi giorni dall’incontro con la Juve. L’azzurro lascerà la squadra e la città al termine del campionato, quando la Mls sarà iniziata da pochi mesi. L’addio al Napoli, invece, sarà ufficiale una volta depositato il contratto, per ora il giocatore ha firmato i documenti che a partire da luglio lo legheranno al Toronto Fc per i prossimi cinque anni e mezzo. La società di De Laurentiis renderà ufficiale il trasferimento la prossima settimana. Un finale inaspettato e al contempo prevedibile.

Quando sogni cosa immagini? Non esiste amore a Napoli“, è l’inquadratura perfetta di questa storia finita. Perché Napoli è l’eterno epigramma catulliano odi et amo. Difficile restare, difficile andare, ma prima o poi tutti individuano la propria strada. Ma in questa relazione non c’è solo una piazza esigente e il solito copione recitato da un tifoso medio, ma anche un uomo che non ha compreso o che – per intenderci – non si è impegnato più di tanto e ha sottovalutato i sentimenti. Perché, come in tutte le storie, c’è anche l’egoismo e la teoria secondo cui “tutti sono utili, nessuno è indispensabile”.

Le difficoltà economiche tra le mura azzurre hanno influito sul destino di Lorenzo Insigne. Il presidente, d’altro canto, anziché confermare le cifre attuali (un triennale da 3,5 milioni più 1,5 di bonus difficilmente raggiungibili) – visto che non si è mai parlato di aumenti – ha proposto ad Insigne un un’offerta economica al ribasso. E dunque la proposta allettante del Canada, che offre oltre 11 milioni di euro a cui se ne aggiungono 4 di bonus si è concretizzata. Le scelte societarie del Napoli non hanno voluto avanzare un’offerta più alta, con il solo obiettivo di ridurre il monte ingaggi di circa il 30% in vista della prossima stagione. Insigne, “cresciuto in questo cielo con niente da cambiare”, tra polemiche, presunzione e offese che colpiscono prima l’uomo e poi l’atleta, a trent’anni e con l’Europeo vinto da protagonista con la Nazionale mette fine alla sua avventura con Partenope.

C’è poco da capire, forse è prematuro capire, ma le scelte non dipendono mai da una sola persona. Come scrive lo scrittore napoletano Alessio Forgione, nel libro Napoli Mon Amour, “Insigne era l’ultimo esponente di un calcio che andava scomparendo e che, sì, era un giocatore ancora incompiuto, ma la sua incompiutezza rappresentava la napoletanità, e il fatto che i napoletani non capissero la sua napoletanità era un altro esempio della napoletanità stessa”.

Clicca per commentare

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SPORTCAFE24.COM

Servizio Copywriting per siti di scommesse sportive e affiliazione

MEDIA PARTNER