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Eto’o alla Sampdoria, recessione finita? Qualcosa sta cambiando

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Samuel Eto'o, Vigorelli conferma

Finalmente sono arrivato nel calcio che conta“, esclamò Alessio Cerci nella conferenza stampa di presentazione con la maglia dell’Atletico Madrid. Due le opzioni: aveva ragione, per cui non si è dimostrato all’altezza. Aveva torto ma dovrà dimostrarlo, facendo capire al buon Simeone quanto fosse sbagliato non puntare su di lui. Opportunità ne ha avute poche, ma se Cerci dovesse riesplodere a Milano la domanda sorgerebbe spontanea: è l’Italia a rendere Cerci o chi per lui un fenomeno, o anche nel periodo di maggior crisi la Serie A resta il campionato più difficile? A vedere le prestazioni nella Liga di Stuani, Larrivey e l’immediata resurrezione di Fernando Torres, verrebbe da sostenere l’ultima ipotesi.

Il calcio più bello non lo abbiamo mai ospitato, il più complesso certamente: un dato però è oggettivo, la carenza di campioni che hanno deciso di abbracciare il nostro campionato negli ultimi anni. L’Italia quale punto di partenza o ripartenza, non più come arrivo: quando nel 2006 nella finale dei mondiali oltre la metà dei 22 giocava nel nostro bel torneo, bei tempi. Eppure questo gennaio 2015 in particolare, ma forse già dalla scorsa stagione, il vento sembra tornare a soffiare dalle nostre parti: Higuain, Gomez (almeno nelle premesse), Vidic, Cole, Evra, Tevez fino ad uno dei più giovani e promettenti centrali dei Mondiali quale De Vrj ma soprattutto Shaqiri, forse l’emblema di una probabile rinascita dell’intero movimento calcistico italiano e di un’immagine lentamente in ricostruzione oltre confine. Arrivi che spesso hanno alla base la presenza influente di grandi manager quale Roberto Mancini, fondamentale anche nell’arrivo di Podolski, allora proviamo a spostarci su altri lidi, Genova in particolare. Il trasferimento di Perotti dal Siviglia al Genoa ad esempio, vecchia promessa del calcio spagnolo spesso vicina a Juventus e Real Madrid, ancora giovane e capace di imporsi da subito in Italia attirando le attenzioni di Roma e Milan già in questa finestra di mercato. Poi c’è Eto’o, arrivato nell’ultimo momento di massimo splendore del calcio italiano ed andato via come precursore di una nuova tipologia di carriera: quella fatta solo di contratti dai tanti zeri e dal poco appeal, vedi l’Anzhi. Il pentimento è stato immediato, il Chelsea e poi l’Everton, dove Martinez si ostina a non schierarlo da centravanti. Ha rifiutato i 5 milioni annui del Santos perchè vuole solo l’Italia, la Sampdoria: una società affascinante, una grande tifoseria, un progetto intrigante e capace di attrarre uno dei giocatori più vincenti degli ultimi 20 anni di questo sport.

I segnali sono anche quelli di forza, nel trattenere i migliori giocatori, un termometro valido per misurare il grado di interesse che la Serie A è capace di suscitare nei suoi pochi top player. Doveva essere l’estate dell’addio di Pogba o Vidal, Cuadrado o Handanovic, Pjanic o Strootman, Callejon o Higuain (soprattutto dopo l’eliminazione dal preliminare). Sono rimasti tutti, gennaio compreso salvo clamorosi movimenti di mercato: forse lo stesso sì di Mancini ha il sapore della rinascita, per la triste Serie A degli ultimi anni. Per la sentenza finale serve un cammino discretamente lungo in Europa, almeno con 2-3 squadre capaci di far accarezzare il più a lungo possibile l’illusione della vittoria. Quasi impossibile per la Juve, non difficile in Europa League, soprattutto vista l’Inter in costruzione.

Da Eto’o 2009 ad Eto’o 2015, la fine dell’epoca d’oro e l’inizio di una nuova era nel segno del Re Leone: destino o coincidenza?

Giornalista pubblicista, coordinatore presso SportCafe24 da oltre due anni. Amo lo sport in ogni sua forma e disciplina, raccontandolo con la voce di chi spesso non ne ha una, con un unico valore trainante. La verità: nel più profondo dei suoi significati.

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