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Esclusiva SportCafe24: ecco che cosa si sono detti Conte, Agnelli e Marotta

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Andrea Agnelli e Antonio Conte

Nonostante la Champions, le curve chiuse e le querele di Maradona, il caso-Conte tiene ancora banco, e oggi tutti i giornali pubblicano i dettagli dell’incontro “chiarificatore” fra il tecnico della Juve, l’ad Marotta e il presidente Andrea Agnelli. Il riferimento ai due scudetti revocati – sfuggito al tecnico juventino durante il suo raptus Capellicida di domenica scorsa – non è stato per niente gradito dalle parti di corso Galileo Ferraris, e il consueto briefing del lunedì in sede si è consumato in un clima molto meno amichevole del solito: “Due ore di parole. Anche dure, schiette – scrive Sport Mediaset – “Ognuno a portare le proprie ragioni, le proprie giustificazioni. Il freddo iniziale, diciamo pure la rabbia, lascia poco alla volta spazio al riavvicinamento. Nessuno sconto da parte della dirigenza ma anche nessuna retromarcia da parte del tecnico. Perchè in fondo Antonio Conte non ha mai voluto mettere in discussione il passato juventino. Mai”.

I veri retroscena del summit, tuttavia, non li conosce nessuno, o quasi. SportCafe24, infatti, è riuscito a gettare il suo sguardo indiscreto nelle stanze del potere bianconero – dove le poltrone, così si favoleggia, sono foderate in pelle di sindacalista e i dipendenti che “sgarrano” finiscono nell’acquario personale di Andrea – e quello che segue è il resoconto dei momenti salienti delle due ore di parole dure e schiette fra il mister e il gatto e la volpe bianconeri. Davvero roba da non credere.

Altri tempi...

Altri tempi…

DUE CHIACCHIERE FRA AMICI“Prego, Antonio, mettiti a tuo agio” dice Marotta indicando un piccolo pouf al centro della stanza. “Io? Su quel coso? Sinceramente preferisco stare in piedi!” risponde Conte abbozzando una timida reazione. Prego, Antonio…” insiste Marotta con un tono che non ammette repliche. “E va bene, ma solo perché sei tu – sussurra allora il tecnico della Juve cercando di salvare la faccia – che sia chiara questa cosa. Il mega-presidente Andrea Agnelli, comodamente seduto sul suo trono, assiste al dialogo senza dire una parola: sulla sua imponente scrivania non ci sono né telefoni né pc, ma solo un posacenere d’avorio, la testa in bronzo dell’ex numero uno dell’Inter Massimo Moratti e un mappamondo gonfiabile. “Caro Antonio, allora, come va? Tutto bene in famiglia? Sei sereno?” – esordisce il sovrano rompendo un silenzio quasi di ghiaccio – “No, sai…te lo chiedo” – aggiunge senza attendere la risposta – “perché qui mi dicono che ieri ti sei lasciato un po’ andare davanti ai microfoni…cosa succede, caro Antonio, sei sotto stress? Ti manca forse qualcosa?” “Ma no, Andrea…Ho capito a cosa alludi…” – risponde Conte, ma un’occhiataccia di Marotta lo stronca all’istante – “Sì, dottor Agnelli” – si corregge prontamente il mister deglutendo amaro – “la verità è che dormo poco ultimamente, sono un po’ nervoso e forse mi scappa qualche parola di troppo…”

ACQUA IN BOCCA“Forse?” replica ironicamente Agnelli alzandosi dal trono e tirando fuori dal taschino della sua camicia di seta una sigaretta e un fiammifero. “Vedi, caro dipendente – aggiunge facendo lentamente il giro della scrivania e guardando fisso negli occhi il povero Conte – “Tu sai che quando parli rappresenti questa Società, vero? Sai che ci sono delle regole…che ci sono cose che si possono dire e cose che invece non si possono dire mai, vero?Sì, dottor Agnelli” – ribatte con un filo di voce il mister, ormai quasi schienato per colpa del maledetto pouf – “lo so, ma…” “No! Antonio, niente ma! – lo zittisce bruscamente il capo dei capi – “Qui non sei a Sky, chiaro? E sappi” – aggiunge sfregando il fiammifero sulla guancia di Moratti e accendendosi la sigaretta – “che qui da noi chi sbaglia paga”. A queste parole, la parete di fronte a Conte si apre come il sipario di un teatro ed ecco comparire un grande acquario nel quale nuotano mestamente numerosi personaggi. Krasic!” – esclama il mister incredulo – “e quello…quello è Ian Rush…ecco dov’erano finiti!…e…poi Piero, il magazziniere, ma no, povero Piero, cosa ha fatto di male?…” “Lui lo sa, caro Antonio” – prosegue il mega-presidente mettendogli una mano sulla spalla con fare quasi paterno – “e quindi ha accettato di buon grado il suo nuovo impiego. E tu?” – aggiunge cominciando a palleggiare dolcemente col mappamondo – Tu che vuoi fare, caro Antonio? Vuoi continuare a fare il nostro mister, o hai voglia di farti una bella nuotata?”

“Il mister! Il mister!…” – grida Conte in preda al panico ma con grande lucidità – “Voglio assolutamente fare il mister e vincere il trentaduesimo scudetto e l’Europa League qui allo Stadium, io sono un uomo di sport!. “Bene Antonio” – esclama soddisfatto il Sommo Dirigente – “ero sicuro che ci saremmo capiti. Quindi d’ora in poi, mi raccomando, denti stretti e lingua a posto, ok?” “Sì, ok, ma è che Capello mi ha proprio fatto inc…” Ma allora forse non ci siamo capiti!, tuona Agnelli piantando con rabbia una bandierina bianconera sul mappamondo e facendolo scoppiare. “Io la parola ma non la voglio più sentire, chiaro? Tu devi dire solo e basta, capito?” “Sì, capito, ho capito perfettamente dottor Agnelli” – assicura Conte cercando disperatamente di dominare il pouf – “Come è umano lei!”.

Enrico Steidler

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