Overvaluation
Qualcuno si ricorda di Mario Gomez alla Fiorentina?
Era l’estate del 2013 quando la Fiorentina pensava di aver messo a segno il grande colpo, forse uno dei più importanti della sua storia. Infatti, in terra toscana, approdava Mario Gomez. Basterebbe molto probabilmente solo e soltanto il suo nome per capire e per far immaginare quale erano le sensazioni, prima nei giorni della trattativa e poi nel momento dell’ufficialità. Il tedesco arrivava in viola con l’etichetta del grande attaccante che avrebbe dovuto far fare alla squadra, allora allenata da Vincenzo Montella, il definitivo salto di qualità, dopo qualche buonissima stagione e la qualificazione in Champions League. D’altronde più di 100 gol con il Bayern Monaco non sono certo roba da poco e roba da tutti. Il biglietto da visita era di quelli importanti e gli oltre 20mila tifosi alla sua presentazione facevamo capire molto bene attesa e aspettative.
Ma poi cos’è realmente successo e come sono davvero andate le cose? Solo 10 gol in due stagioni, distribuiti in 34 presenze. Insomma, Mario Gomez è stato senza alcun dubbio una grandissima delusione. Ma quali sono stati i motivi e le cause di questo andamento lento? I problemi fisici. Infatti, dopo solo qualche settimana, il teutonico si è infortunato in uno scontro con Agazzi. Uno stop di ben 9 mesi il primo anno e di due il secondo l’hanno reso l’ombra del campione ammirato in Germania. Gomez appariva lento, macchinoso, spaesato e mai perfettamente inserito negli schemi tattici. Insomma, un vero e proprio pesce fuor d’acqua. Il fatto che, nella sua avventura successiva in Turchia, l’attaccante sia poi riuscito a ritrovare il feeling con il gol, sembrava quasi un segno il destino. In realtà, con il senno di poi, la parabola discendente era già iniziata in quel di Firenze, come confermato al Wolfbsurg e allo Stoccarda, dove comunque ha dato il suo contributo. Perché a volte basta un semplice infortunio per mettere fine a tutto. Perché la sfortuna, nel calcio, come nella vita, è tremenda e gioca un ruolo a dir poco fondamentale.