Connect with us

La Caduta degli Dei

La storia di Jorge Cadete, dal Celtic al sussidio di povertà

Pubblicato

|

Jorge Cadete.

Nao è desgraça ser pobre”. Non è una disgrazia essere poveri. Cantava così Amalia Rodrigues, negli anni settanta, in uno dei suoi fados più famosi. Si tratta di un genere popolare tipico del Portogallo, soprattutto di Lisbona e Coimbra. Una boce, una chitarra portoghese, una ritmica e poi, a piacimento, un basso oppure un’altra chitarra ancora.

Il nome prende origine dal latino “fatum”, destino. E non può allora che parlare di quel sentimento, tutto portoghese, che è la saudade, la nostalgia, la malinconia, la tristezza. Un misto di dolore e sofferenza, però su magiche note. Un po’ come la carriera di Jorge Cadete, stella per un attimo.

Jorge Cadete. Fonte Foto: The Scottish Sun

Jorge Cadete. Fonte Foto: The Scottish Sun

La carriera di Jorge Cadete

La storia di Jorge Cadete parte da lontano. Dall’Africa, precisamente dal Mozambico, dove i suoi genitori si sono trasferiti negli anni 50. È una storia che passa per lo Sporting Lisbona, dove colleziona oltre 150 presenze quasi 100 reti, passa per l’Italia, precisamente a Brescia, dove non lascia il segno (segnerà solo un gol, inutile, nella sconfitta per 3 a 2 contro il Cagliari) e poi prende il volo in Scozia, con la maglia del Celtic Glasgow. E qui, Cadete, scrive un pezzo di storia: nella stagione 96/97 mette a segno 30 gol in 37 partite, la nazionale lo porta agli Europei del 96, al fianco di Rui Costa e Figo. Prima della parabola discendente: Celta Vigo, Benfica, Bradford City, bassifondi del calcio portoghese e scozzese. Fino all’addio, nel 2005. E una vita da costruire da capo.

Jorge Cadete. Fonte Foto: Celtic News

Jorge Cadete. Fonte Foto: Celtic News

“Ho perso tutto”

Quando i riflettori si spengono, però, Jorge Cadete resta solo. Il mondo del calcio gli volta le spalle, gli amici spariscono. “Ho investito molto denaroha raccontatoma non è andata bene. Avevo attorno a me gente che non ha agito onestamente. Nel momento in cui smetti di giocare, tutto cambia: gli agenti smettono di chiamarti, non sei più nessuno. A volte sento ex calciatori che dicono di avere un sacco di amici nel calcio: è una balla, quando lasci, nessuno vuole più saperne di te”.

Tutto quello che aveva guadagnato in carriera svanisce in un attimo. Servono nuove idee: la strada della televisione, partecipando all’edizione del Grande Fratello portoghese, quella della movida, facendo da pr per un locale dell’Algarve, infine vendendo macchine per caffè porta a porta. Ma va tutto storto, l’unica soluzione è tornare a casa dei genitori, dove viveva con un sussidio di povertà dello stato, 180 euro a settimana.

Il punto più basso, forse. Il punto da cui ripartire, per essere di nuovo felici. Perché, come dice quel vecchio fado, “In questa folle vita, essere felici è poca cosa”.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

Clicca per commentare

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *