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Silvio, basta bluffare. O rilanci o lasci il tavolo
C’è odore di fumo e di chiuso in Lega Serie A, dove si sta svolgendo una delle partite di poker più importanti della storia del calcio italiano. Uno solo contro tutti, modello classico, da un lato l’isolamento imbarazzante di Silvio Berlusconi, dall’altro la calca sovrabbondante e rumorosa di tutti i presidenti, dirigenti e tifosi di Serie A. Posta in palio: il destino del calcio italiano in Europa e nel mondo, a livello di risultati sportivi e di gestione manageriale. Chi vince prende tutto, imposta la linea almeno per il prossimo decennio e tutti la seguiranno come un automa, ignari della destinazione. Ognuno ha le sue cinque carte in mano, inizia la sfida finale
FUOCO ALLE POLVERI – Apre Silvio: “28 scudetti in 26 anni”. Rilancia Andrea Agnelli: “27 punti dalla capolista”; Berlusconi aumenta: “allenatori come Sacchi, Capello, Ancelotti, presi dal nulla e portati in gloria”; risponde Thohir: “non hai i soldi per dare la buonuscita ad Allegri e cambiare il corso di questa stagione”. “Mai avuto problemi societari”, Silvio aumenta le fiches sul tavolo; “ti stanno scappando tutti di mano: Braida ha lasciato, Galliani lo farà a breve, tua figlia Barbara in un ruolo così importante è un rischio tutto da dimostrare”, stavolta è Moratti a rispondere, stupendo tutti. Tra Silvio e Massimo c’è vecchia amicizia, hanno fatto le stesse scelte (più o meno fortunate), ma Moratti ha passato la mano e si è alzato definitivamente dal tavolo. Silvio è stizzito, e nervosamente lancia il carico da undici: “riconoscimenti e premi per il calcio italiano piovuti da tutta Europa e dal mondo e unica squadra in Italia ad essere andata avanti in Champions”. Ora il nervosismo è tutto dalla parte dell’avversario, a questo non si può controbattere, quindi non resta che una cosa da fare. E’ Della Valle a tuonare: “Vedo”.
LE CARTE IN TAVOLA – L’avversario cambia due carte, nel mazzo delle scartate vanno Inter e Lazio: per quest’anno non saranno loro a dettare legge, e non è detto che la cosa cambi in futuro. Ora tocca a Silvio: l’abilità del giocatore è grande, ma è lui stesso a rendersi conto che le carte sono mediocri, anche se, con un po’ di abilità e fortuna, possono dare la combinazione giusta. C’è la qualificazione in Champions, il Jack di picche ottenuto contro i lancieri dell’Ajax, una coppia di due, il 22 di Kakà, il 4 e il 5, il 45 di Balotelli. Due scelte possibili, o si cambia il Jack, e uno dei 2, il che vorrebbe dire abbandonare la Champions per quest’anno e mettere Kakà in attacco, di fianco a Balotelli, sperando in una scala con un asso, e un 3. Ecco, l’asso sarebbe quello che fa saltare il banco, la carta più alta, quello che si caccia dal manico nelle emergenze. Per 25 anni è stato Berlusconi, ora lui stesso deve scegliere, o altrimenti quell’asso non uscirà mai. Il 3 invece è (stato) quello di Maldini: dal mazzo deve uscire, affiancato all’asso, il leader in campo, il parafulmine del brutto momento, quello che dà la carica e che si immola nel carisma. Risultato? Scala, del calcio e per il successo.
ALTERNATIVE – Più rischioso ma terribilmente affascinante è puntare sulla coppia di 2: 22, Kakà e all-in. Deve quindi uscire dal mazzo un’altra coppia di 2, un giocatore da affiancare a Kakà in qualità, classe, tecnica e amore della squadra, e far diventare questa coppia di 22 la base del nuovo Milan. Addio alla Champions, quindi, e a Balotelli. Ultima scelta: puntare sulla carta più alta, il Jack, e sperare di affiancargli altre carte di pari valore. Via Kakà, via Balotelli, almeno come priorità, e si punta tutto sul cammino in Champions: se va bene (almeno altri 2 Jack, ovvero due passaggi di turno fino alla semifinale), i soldi che arriveranno permetteranno una stagione finanziariamente ben oltre le attese, altrimenti si potrebbe chiudere un’annata disastrosa.
RIPARTE LA SFIDA – In ogni caso, Berlusconi vede anche lui, ed è pronto a cambiare le carte in una mossa di poker che durerà quanto tutta la sessione invernale di questo mercato. Le carte cambiate e la mano finale saranno il risultato di questa stagione del Milan negli ultimi anni. Una sola cosa è certa: ripassando dal poker al calcio, per motivi finanziari, familiari e personali, non può più essere l’unica figura di riferimento del Milan. Come gestirà la dismissione dai suoi incarichi non è dato sapere, ma da questo dipenderà la sorte dell’unica squadra italiana capace di avere un’immagine costante di trionfo in Europa. Silvio non è più invulnerabile, ma paradossalmente potrebbe rinascere più forte di prima.
Le carte sono chiamate, il croupier le distribuisce…
Modestino Picariello