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Editoriale

La Nazionale, finalmente, ha di nuovo un attacco

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pio esposito

C’è un dato lampante in questa nuova Italia targata Gattuso: la squadra segna. E lo fa con facilità, con leggerezza, con studio e con intuizioni dei singoli. E sembra una cosa scontata, ma non lo è. Soprattutto per una Nazionale che per anni ha sofferto la sterilità offensiva. Merito anche del nuovo CT che ha trovato la quadra con Kean, Esposito, Retegui e Raspadori. Volti diversi, età diverse, ma la stessa fame. Quattro reti di Moise, tre di Mateo, uno di Pio e due di Giacomo: dieci gol su tredici portano la firma delle punte. L’attacco azzurro è tornato a far male, a sorridere, a divertire.

Sono finiti, insomma, i tempi di sterilità offensiva. Vi ricordate Roberto Mancini? Campione d’Europa, sì, ma con la grana dell’attacco da affidare ora a Immobile, ora a Belotti. Si arrivò a chiamare addirittura Balotelli, forse l’ultimo grande centravanti di questa squadra. Una squadra che aveva solo bisogno di fiducia. E allora eccola, anche se tredici reti in tre gare sono tante, ma il valore degli avversari invita a restare con i piedi per terra.

Domani a Udine, davanti a ottomila spettatori, l’Italia si gioca il playoff, unica porta rimasta aperta verso il Mondiale. Il test vero, però, arriverà il 16 novembre a Milano contro Haaland e compagni. Non servirà per ribaltare la classifica del girone, ma battere la Norvegia significherebbe molto, soprattutto per la testa. E a proposito di testa: quella di Pio Esposito sembra già più matura dei suoi vent’anni. Ha segnato alla seconda presenza, con la calma di chi non ha fretta di dimostrare nulla. Dopo il gol a Tallinn ha detto parole semplici, vere: «Devo restare calmo. C’è chi mi esalta e chi mi critica, ma io vado dritto per la mia strada». Spalletti lo aveva paragonato a Vieri, Gattuso lo descrive come un trentenne nel corpo di un ragazzo. Lavora, ascolta, impara. Un centravanti che sa leggere il gioco e proteggere il pallone, con la curiosità di chi vuole ancora scoprire tutto.

Kean invece è ai box: la caviglia fa ancora male e, in attesa della risonanza, il rischio di rientrare è minimo. E allora Rino ci pensa davvero: perché non dare fiducia a Esposito dall’inizio, accanto a Retegui, nel suo 3-5-2 aggressivo e verticale? C’è chi direbbe di non toccare un giocattolo che funziona. Ma questa Italia ha finalmente trovato il coraggio di osare e ormai il secondo posto è in cassaforte. E poi quando l’attacco gira, tutto appare più facile, tutto sembra più vicino. Anche il sogno di tornare grandi smette di sembrare un’illusione.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

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