Storie di sport
Riccardo Orsolini, il talento della dedizione

“Non era la mia posizione naturale? Nessun problema, massima disponibilità da parte mia in qualsiasi posizione mi mette il mister.” In questa frase, pronunciata dopo la vittoria dell’Italia contro l’Estonia, c’è tutta l’essenza di Riccardo Orsolini. C’è la dedizione e il sacrificio, dentro e fuori dal campo. C’è la voglia di lavorare anche lontano dai riflettori, di mettersi a disposizione. Dove serve, quando serve. Per non perdere di nuovo il treno azzurro.
Nella sfida di Tallinn, l’esterno marchigiano si è adattato a un ruolo più arretrato rispetto al solito, sacrificando la propria vocazione offensiva per equilibrare una squadra costruita con tanti attaccanti. Un compito tatticamente complesso, svolto con disciplina e spirito di squadra. Risultato? Vittoria netta. Con Orsolini che ha incarnato perfettamente lo spirito richiesto da Gattuso: mettere il “noi” davanti all’“io”.
Dalla promessa al simbolo del Bologna
Lo stesso spirito di abnegazione che ha guidato la sua carriera a Bologna, dove è arrivato nel 2018 dopo la parentesi all’Atalanta, l’esperienza con l’Ascoli, il club che lo aveva lanciato nel calcio professionistico, e un incrocio solo sulla carta con la Juventus. A distanza di sette anni, Orsolini non è solo uno dei protagonisti del progetto rossoblù, ma ne è diventato un simbolo. Non a caso si parla di un rinnovo “a vita”, fino al 2030. Una scelta di cuore, di campo. Una scelta da Orsolini, uno che ha attraversato tutte le fasi della crescita professionale: dal giovane di talento che alternava giocate brillanti a momenti di discontinuità, al leader tecnico capace di trascinare la squadra nei momenti decisivi. Il suo lavoro quotidiano a Bologna è stato spesso descritto dallo staff come esemplare: arriva prima, se ne va dopo, cura ogni dettaglio.
Le sue prestazioni, adesso, hanno trovato continuità anche in Nazionale, dove ha saputo conquistarsi spazio grazie alla capacità di adattarsi ai diversi contesti tattici. Contro l’Estonia, come già in passato, ha dimostrato di poter sacrificare la propria vena offensiva per l’equilibrio della squadra.
La storia di Orsolini è quella di un calcio che non vive solo di talento, ma di costruzione quotidiana. È l’esempio di come si possa arrivare in alto senza salti spettacolari, ma con la forza del lavoro. I suoi numeri con la maglia del Bologna, oltre 250 presenze e più di 50 gol, raccontano la costanza di chi non ha mai smesso di credere nei propri mezzi, anche quando le luci erano puntate altrove.
E adesso è pronto a fare due passi decisivi: portare l’Italia al Mondiale e legarsi a vita con il suo Bologna.















