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Italians play it better: i migliori italiani del 2013
Ritorna la rubrica settimanale di Sportcafe24.com, in una versione però del tutto particolare. E’ un’ Italians play it better in modalità deluxe, dedicata ai migliori italiani dell’ intero anno 2013. Natale, d’altronde, è un periodo di festa, ma allo stesso tempo di bilanci. E così, il calcio italiano si dimostra senz’altro inferiore ai campionati top d’Europa (Premier, Liga e Bundesliga). Ma continua, nonostante tutto, a sfornare campioni e a dire la propria anche in campo internazionale. Se è vero che il Milan è l’unica superstite di Champions, è anche vero che sono ben 4 i team del bel paese che si giocheranno la vittoria dell’ Europa League. E i Mondiali 2014 potrebbero rivelarsi non così nefasti come si sospetta. Ecco, quindi, i migliori italiani dell’ intero anno solare, schierati in una top 11 Nazionale col modulo 3-4-3:
Gianluigi Buffon (Juventus): E’ ancora il nostro numero uno. In mezzo a tante parate salva-partita o quantomeno salva-risultato, il rammarico è legato all’errore contro il Bayern Monaco nella Champions dell’anno scorso. Pazienza, una misera imprecisione non può cancellare un’annata vissuta su alti livelli, seppur non altissimi. Vince il suo sesto Scudetto personale (4, senza i due di Calciopoli) e conquista il record di presenze con la Nazionale italiana. Immortale.
Andrea Barzagli (Juventus): Ruolino di marcia imbarazzante. Continuità da giovincello. Prestazioni da veterano. Un mix perfetto per un difensore considerato finito troppo presto. La Juve ha creduto in lui ed è stata ripagata al di sopra delle aspettative. Per distacco, il miglior difensore italiano e, più in generale, dell’ intera Serie A. Sorprendente.
Giorgio Chiellini (Juventus): Non ci stancheremo mai di dirlo: difensori così, in giro, non ce ne sono più. Non tanto per il talento o per la forza del giocatore, quanto per lo stile di gioco del livornese. Granitico, duro, non estetico ma tremendamente concreto. E’ l’ultimo di scuola italiana, per così dire, quella vecchia. Il tutto, condito da 3-4 gol a stagione che per una squadra di vertice fanno sempre comodo.
Manuel Pasqual (Fiorentina): Il 2013 di Pasqual somiglia tanto a una seconda giovinezza. Complice la ripresa di tutta la squadra, Manuel è tornato a fare quello che sa fare. Scorribande sulla sinistra, che mette a fuoco e fiamme, ultimate da cross perfetti o conclusioni affilate. Si è finalmente rivisto uno degli esterni più forti della A, soprattutto nei primi 6 mesi dell’anno. Figliol prodigo.
Alessio Cerci (Torino): “Cerci mi ricorda Robben”. La citazione di Maurizio Pistocchi, opinionista Mediaset, ha messo in subbuglio il mondo del web che, diciamocelo, s’è sbellicato dalle risate. Alessio Cerci, tuttavia, è autore di un’annata devastante, forse la prima che lo lancia nel mondo del calcio che conta, quello dei top. Esterno straordinario, che chiude la stagione in corso con la nomina di miglior “assistman” del campionato. Se il Torino è settimo in classifica (non accadeva da 20 anni) è soprattutto merito suo. Consacrato.
Andrea Pirlo (Juventus): E’ uno di quelli per i quali non esistono più aggettivi. Una cosa, comunque, è certa: quando Ancelotti decise di spostarlo davanti alla difesa, ebbe il più grande colpo di genio della sua carriera. Calciatore sopraffino, elegante e concreto allo stesso tempo. Dispensa calcio. Ci fosse un’ università del pallone, lui sarebbe il primo a cui concedere una cattedra. La domanda, quindi, è un’altra: perchè il milan l’ha svenduto? E perchè la Juve sembra voler fare lo stesso?
Marco Verratti (PSG): L’erede del professor Andrea. Oramai, dopo mesi passati a studiare, sembra esser pronto per prendere il posto del bresciano. Alla juve forse no, di sicuro nell’ immaginazione collettiva dei tifosi. Verratti è un campione, non ci piove. Si è imposto al PSG con la personalità di un abituè dei grandi palcoscenici, in una squadra dove Ibra e Cavani sono solo due dei tanti campioni. Lui ha iniziato con grande umiltà, fino a diventare un elemento imprescindibile a suon di giocate e prestazione monstre. Almeno abbiamo la consolazione che qualche giovane talento lo sforniamo anche noi italiani. Top player.
Antonio Candreva (Lazio): Toh, guarda chi c’è. Bistrattato da squadre di media classifica, espiato dalla Juventus, ha trovato la sua identità nella metà biancoceleste della capitale. Senza dubbio, uno dei calciatori più veloci dell’ intera Serie A. Allo stesso tempo, vive le gare come vere e proprie occasioni per dimostrare il proprio attaccamento ai colori. Per come corre e si sacrifica, sembra quasi che abbia ogni volta qualcuno da ringraziare, da qualche parte in tribuna. Osannato dai tifosi, lodato dalla critica, convocato da Prandelli. Forrest Gump.
Giuseppe Rossi (Fiorentina): Signori Della Valle, complimenti. Per aver rischiato, per aver creduto in un campione che però veniva da due tremendi infortuni. Pepito si è vendicato alla grande, con una prima parte di campionato esaltante. Capocannoniere, 14 gol in 16 partite. E non è al top della forma. Un recupero fondamentale, per la viola, per la Nazionale e per tutto il calcio italiano. Lazzaro.
Francesco Totti (Roma): Vedi Pirlo. Aggiungi il fatto che Totti vive solo per la Roma, da tutta la vita e per tutta la vita. Un leader in campo e fuori, che la dea bendata ha baciato fin dal grembo della madre. Un campione immane, uno dei più forti degli ultimi vent’anni, che sta vivendo anch’egli una seconda giovinezza. Un esempio di talento e professionalità. Romano de Roma.
Antonio Di Natale (Udinese): Si fermerà prima o poi? Smetterà un giorno di fare gol? I dubbi amletici legati al giocatore ormai dal doppio passaporto (campano e friulano) prendono sempre più tinte epiche. In realtà, la prima parte della stagione in corso non è stata degna di quelle precedenti: solo 4 gol finora per Totò, vittima anche di alcuni infortuni. Tuttavia, basta vedere Juve-Udinese per capire quanto Di natale meriti di appartenere alla top 11: la giocata con la quale si libera di Bonucci (sontuoso e leggerissimo colpo di esterno con annesso sombrero a Bonucci) è una goduria. Spettacolare.
Antonio Fioretto