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Inter-Sampdoria e il racconto di una rimonta storica | Storie di Sport
9 gennaio 2005, Milano, stadio San Siro. Si gioca Inter-Sampdoria, una delle partite più folli della storia della Serie A. Sono gli anni del dominio della Juventus di Capello, squadra eccezionale, ma tristemente ricordata per via del caso Calciopoli, che esploderà un anno più tardi, con coinvolgimenti profondi anche sul campionato 2004/2005. Lo scudetto vinto dai bianconeri quell’anno verrà revocato.
GLI ARRIVI DI MANCINI E CAMBIASSO – Inizia a prendere forma in quella stagione l’Inter che dominerà le Serie A post-Calciopoli. Roberto Mancini approda in panchina dopo aver vinto la Coppa Italia con la Lazio l’anno prima. Confermerà il titolo anche nella prima stagione interista, mentre in campionato si dovrà accontentare del terzo posto. In Champions League si fermerà ai quarti, eliminata dal Milan e dalla follia dei propri “tifosi” (ricordate il petardo che colpì Dida?). A centrocampo arriva un certo Esteban Cambiasso. Acquistato a parametro zero, scartato dal Real Madrid a cuor leggero, diventerà una bandiera, protagonista assoluto delle vittorie di cinque scudetti e una Champions. Si sentono i primi vagiti di una squadra che sarà grande, ma, più di tutto, l’Inter si stampa nel DNA un aggettivo che fa suo più di qualunque altro: pazza.
UNA PARTITA IN SALITA – Pazza come il match giocato quel giorno a Milano nel gelo di San Siro. I milanesi arrivano a quella partita con due successi di fila alle spalle, ottenuti contro Brescia e Livorno, e 28 risultati utili consecutivi, un’infinità. La Sampdoria era invece imbattuta da sette partite, mettendosi in evidenza come una delle realtà più belle del campionato. La squadra di Mancini sembrava esser destinata a perdere quell’incontro, giocato bene ma in cui la sfortuna e la solidità difensiva dei doriani l’avevano fatta da padrone. I blucerchiati erano stati cinici: un gol per tempo, messi a segno da Tonetto e Kutuzov, e abilità eccezionale nelle ripartenze. L’inerzia dell’incontro è dalla loro parte, fino a tre minuti dalla fine. Abbassare la concentrazione con una pazza davanti però può essere fatale.
PAZZA INTER – Quarantaduesimo della ripresa: L’Inter è abbattuta dopo aver subito pochi minuti prima lo 0-2 che sembrava aver chiuso il match. Obafemi Martins però non si dà per vinto e si inventa un gol fantastico: assist di Recoba, appena entrato in campo, il nigeriano dribbla un avversario in area e buca Antonioli con uno splendido tocco di esterno. 1-2 e pallone al centro. Finita qui? No, non lo è. Martins è in giornata di grazia, combatte su tutte le palle, crede nel pareggio e con lui tutta l’Inter. Al primo minuto di recupero riesce a rovesciare al centro dell’aria, pesca Vieri solo, libero di colpire: tiro al volo del bomber nerazzurro e 2-2. L’attaccante esulta, lo stadio è in delirio, si è concretizzata una rimonta incredibile, ma una pazza non si accontenta mai.
LA FIRMA DEL CHINO – Il punto sull’ultima frase di un incontro così non può che metterlo uno dei giocatori più folli mai visti dalle parti di Milano: El Chino Recoba. Minuto quarantasette, l’Inter spinge e vuole i tre punti. L’uruguaiano si inventa un gol bellissimo con una terrificante sberla da fuori area, che si insacca bassa all’angolino. Esplode Recoba, abbracciato da tutta la squadra, esplode Mancini, che si gira verso la tribuna alle sue spalle ed esulta polemicamente contro chi l’aveva fin lì criticato ed esplode la gioia di una squadra folle, vincente dopo novanta minuti incredibili. Finisce 3-2, terza vittoria consecutiva e tante illusioni per il futuro, che non riserverà però le sorprese sperate. Nella memoria di chi ha giocato in quell’Inter questo però conta fino ad un certo punto: una rimonta così vale quasi quanto uno scudetto.
Antonio Casu
@antoniocasu