Calcio Estero
India, il campionato dei “privati” che fa gola a molti campioni
NUOVA DELHI (India), 18 APRILE – Quando un calciatore raggiunge una certa età e inizia a faticare più degli altri compagni è solito andare a “svernare” in campionati minori. C’è chi scende in Lega Pro o in Serie D e c’è chi si cimenta in campionati esteri dal fascino irresistibile. Molti terminano la propria carriera a Dubai (un paio d’anni navigando nell’oro), molti optano per gli Stati Uniti (Henry e Bechkam) oppure il Canada (Bernardo Corradi). Altri ancora, infine, cercano il Bengodi in Cina (Anelka) e Angola (Rivaldo). L’ultima meta preferita dagli ex campioni d’Europa pare essere la I-League, campionato di calcio indiano gestito da privati e con obiettivi di marketing e di visibilità proiettati verso l’alto.
Il calcio in India è sempre passato in secondo piano. Lo sport nazionale è da sempre il cricket e, inoltre, gli indiani non si sono mai rivelati dei veri fenomeni con il pallone fra i piedi. Da qualche anno a questa parte, precisamente a partire dal 2007, la federazione indiana di calcio ha stipulato un contratto trentennale con una società privata, la “Celebrity Management Group” (CMG). In soldoni, tante vecchie glorie del calcio europeo saranno oggetto di un’asta sfrenata: le squadre hanno a disposizione un budget di 2,5 milioni di dollari nel primo anno per aggiudicarsi un campione (massimo quattro stranieri per squadra), mentre il restante denaro verrà utilizzato per pagare gli stipendi. E le “divinità del pallone” hanno risposto alla grande.
L’ultimo per ordine di tempo a volersi trasferire nel continente che fu di Gandhi è Hernan Crespo. L’ex attaccante di Parma, Lazio e Inter, una volta chiuse le porte della squadra gialloblu decide di rescindere il contratto e di “mettersi all’asta”. Il Barusai lo acquista per ottocentoquarantamila dollari e il buon vecchio Hernan si accasa in India. Altri giocatori famosi, però, hanno seguito e seguiranno le sue orme. Stiamo parlando di Robert Pires (38 anni, francese, un titolo mondiale nel 1998, campionati e coppe con l’Arsenal), Jay-Jay Okocha (38 anni, nigeriano, le Olimpiadi nel 1996 e una carriera tra Francia e Inghilterra), Robbie Fowler (37 anni, inglese, leggenda del Liverpool), Maniche (34 anni, trequartista portoghese con 8 presenze nell’Inter), oltre a Morientes (ex attaccante del Real Madrid) e Juan Pablo Sorin (vecchia conoscenza italiana, ex Lazio). Anche Fabio Cannavaro, dopo la recente (e deludente) esperienza all’Al-Ahli a Dubai si è dichiarato fortemente interessato a voler approdare nel nuovo campionato indiano.
Anche per il ruolo di allenatore l’asta è apertissima: le squadre indiane possono infatti trovare a loro disposizione gente del calibro di Peter Reid, John Barnes e Colin Todd, Samson Siasia, Marco Etcheverry, Teitur Thodarson e Milos Rus. La federazione indiana, con questa iniziativa, ha voluto mostrare di “essere ancora viva” dal punto di vista calcistico e ha dimostrato grande spirito d’iniziativa e grande volontà nel voler fare scalare la classifica del ranking FIFA alla propria nazione.
E’ vero che un derby del Bengala viene seguito da circa centomila persone, ma la visibilità, anche a livello internazionale, fino ad oggi è veramente scarsa. Con l’approdo di tutte queste “vecchie glorie” il calcio indiano ha voluto dare un forte segnale a tutto il continente asiatico, ma non solo. Nei prossimi anni vedremo se l’idea dei massimi vertici calcistici indiani produrrà i frutti sperati. Per il momento, dobbiamo accontentarci di un campionato ancora in fase embrionale. In ogni caso, sediamoci comodi: che lo spettacolo della nuova frontiera del calcio abbia inizio.
A cura di Nicolò Bonazzi
