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TuttoMondiali: Jules Rimet
Ecco una nuova rubrica, dedicata agli amanti del bel calcio, soprattutto quello che non aveva sponsor sulle magliette. Ogni giovedì vi terrà compagnia TUTTOMONDIALI, attraverso la quale ripercorrerete la storia dei campionati del mondo di calcio dal 1930 ad oggi. L’episodio di oggi è dedicato a Jules Rimet.
TUTTOMONDIALI – JULES RIMET
Parigi 1929. Un distinto ed elegante signore di mezza età si dirige all’interno degli uffici della FFF, la federazione calcistica francese, precisamente si sta recando alla segreteria, dove, ad attenderlo con ansia, c’è un suo collaboratore di lavoro, Henry Delaunay.In tasca ha un telegramma, aspettano notizie da Londra. Non ha l’aria spensierata ma il suo portamento è sicuro, comunque deciso. Appena entrato nella stanza comunica al collega il contenuto del telegramma: “l’ Inghilterra ha declinato definitivamente l’invito Henry, non parteciperà alla manifestazione”. Henry Delaunay apprende la notizia rassegnato e chiede: “ possiamo fare a meno dei maestri ? ” “ Certo che possiamo ! ”, la risposta.
Henry Delaunay sorride, sa bene che il suo distinto collega è un tipo determinato ad inseguire i suoi sogni, per quanto siano ambiziosi. È intenzionato, infatti, ad organizzare un campionato mondiale di calcio per nazioni, da disputare addirittura dall’altra parte del mondo, in Uruguay, paese che celebrerà nel 1930 il centenario della propria indipendenza e la cui squadra nazionale di calcio ha vinto i tornei olimpici di calcio del 1924 e 1928. Questo visionario signore è il Presidente della FIFA, la massima autorità calcistica, questo signore è Jules Rimet, l’ideatore della manifestazione sportiva più famosa del mondo, l’ideatore dei mondiali di calcio.
La storia dei mondiali di calcio non può che partire dalla figura di Jules Rimet, al quale il calcio moderno deve tanto. Il primo trofeo messo in palio porta ancora il suo nome “Coppa Rimet”, la detiene tuttora il Brasile, prima squadra ad aver vinto tre edizioni.
L’organizzazione del primo campionato mondiale di calcio non fu una cosa facile. Sul finire degli anni ’20 il calcio come sport e come fenomeno di massa non aveva la dimensione che ha oggigiorno, era ancora in una fase di sviluppo, i dibattiti in seno a gli organismi direttivi di allora erano incentrati su questioni come “dilettantismo” e “professionismo”, sulle basilari regole del gioco stesso. Il grande spettacolo stava muovendo i primi passi.
Molte federazioni calcistiche europee che vantavano rappresentative nazionali fortissime, come Italia, Austria, Svizzera e Cecoslovacchia, negarono l’adesione alla partecipazione del torneo. Le spese per gli stipendi da pagare ai calciatori erano considerate troppo alte e l’Uruguay era considerato troppo lontano. Lo stesso Rimet incontrò molte difficoltà nel mettere insieme una rappresentativa francese, ai cui componenti era difficile strappare permessi di lavoro lunghi due mesi. Inghilterra e Scozia, invece, snobbarono l’evento reclamando il loro ruolo di “inventori del calcio”.
Tra le federazioni europee aderirono solo Francia, Belgio, Jugoslavia e Romania. Il meglio del calcio continentale dell’epoca restava a casa. Ad attendere oltre oceano le compagini nazionali europee per completare il quadro delle partecipanti al primo mondiale, le migliori squadre nazionali sudamericane, l’ Uruguay paese organizzatore, Argentina, Cile, Messico, Brasile, Bolivia, Perù, Paraguay, in oltre, gli Stati Uniti d’ America.
La storia dei mondiali di calcio è cominciata, nel prossimo numero parleremo di Uruguay 1930.
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Americo Runco