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Editoriale

La polemica della settimana. Se alla Roma di Gasp non viene concesso tempo neanche ad agosto

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Gasperini

Tra la vittoria di sabato pomeriggio in casa dell’Everton (0 a 1, gol di Soulé, in quello che è già stato ribattezzato il Derby dei Friedkin) e la sconfitta per 4 a 0 contro l’Aston Villa, ci sono stati giorni tesi, cupi, in cui si è pensato e soprattutto scritto di tutto. Giorni in cui tutto è stato rimesso in discussione. Ad agosto.

Riassunto delle puntate precedenti: la Roma che scende in campo contro la squadra di Emery è una squadra appesantita dai carichi di lavoro, sicuramente indietro di preparazione rispetto ai rivali inglesi (che inizieranno il campionato la prossima settimana) e soprattutto reduci da un allenamento, a ritmi ridotti per carità, la mattina. Il risultato? Un 4 a 0 che lascia poco scampo a interpretazioni, con l’Aston Villa nettamente più forte e più “in palla” dal punto di vista atletico rispetto a una Roma timida, poco propositiva, spaesata. Gasperini ha subito smorzato i toni, parlando di avversari che avevano “una marcia, forse due in più” e richiamando tutti all’attenzione: “come non ci si deve esaltare per le vittore non ci si deve deprimere per le sconfitte, è calcio d’agosto”.

Fosse così semplice, però. Perché sin dai primi minuti dopo la fine della partita prima i social e poi la radio avevano iniziato a vomitare le loro sentenze. La Roma? Una squadra senza futuro. Gasperini? Non sarebbe arrivato a Natale. E poi sui singoli: Hermoso, che fino a qualche giorno poteva addirittura lottare per una maglia da titolare vista la forma fisica che aveva sfoggiato, adesso ridiventava di nuovo un peso morto di cui liberarsene al più presto. Wesley, acclamato come il nuovo Cafù diventava in fretta il nuovo Bruno Peres. E così per El Shaarawy, Angelino, Baldanzi, per non parlare di Dovbyk.

Tutti via, tutto da rifare. Serviva una nuova rifondazione. Ad agosto.

In pochi invece hanno sottolineato l’importanza di questa sconfitta. Per abbassare le penne, proverbialmente, per tornare concentrati, per capire dove insistere, dove riparare, dove correggere. Perché la Roma di Gasperini ha bisogno di questo: di lavoro. E quindi di tempo. Lo dicevamo a giugno, quando il tecnico dell’Atalanta era appena sbarcato a Trigoria. Bisogna avere fiducia e pazienza, tollerare passi falsi, immaginare che le prime uscite stagionali non saranno subito quello che vuole il mister. La Roma non lotterà per lo scudetto, forse neanche per il quarto posto, che resta l’obiettivo forte, ma sarebbe un miracolo centrarlo alla prima stagione.

Perché Gasperini è stato scelto per avviare un progetto tecnico di lunga durata. Fatto di giovani forti e pimpanti, come Ghilardi, come Wesley, come Ferguson, come El Ayanoui. Giovani che possono, che devono sbagliare. E’ finito il tempo dell’istant team, dei Dybala e dei Lukaku, dei Wijnaldum acquistati in saldo, con botte da all-in che finivano poi con un nulla di fatto. E’ tempo di un nuovo percorso. Che sarà tale solo se Roma, intesa come città oltre che come club, saprà dare tempo e avere pazienza.

Anche perché siamo solo ad agosto. E sarà una lunga stagione.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

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