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Editoriale

La scelta Gattuso: immagine o progetto per l’Italia? E intanto in Turchia scoppia il complotto Mourinho

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Gattuso

Alla fine l’Italia ha il suo allenatore. Gennaro Gattuso è chiamato a risollevare le sorti della nazione, ma la sua nomina lascia spazio a domande, a dubbi, a questioni. La scelta, infatti, ha fatto discutere: Gattuso è solo un colpo mediatico oppure una scelta proiettata sul futuro. E’ il classico contentino da dare ai tifosi oppure è il nome intorno a cui costruire un futuro?

Lunedì scorso la Federcalcio, con Gravina in testa, ha ufficializzato l’ingaggio di Ringhio, un nome “di bandiera” e capace di galvanizzare l’opinione pubblica, più che un tecnico in grado di costruire un’identità di gioco duratura. L’assenza di un vero progetto strutturato è emersa già dai primi colloqui esplorativi: non si parla di un quadriennio fino all’Europeo 2028, bensì di una gestione a medio termine, focalizzata sulle qualificazioni mondiali, con l’obiettivo minimo dello spareggio. La sensazione è che Gattuso sia stato scelto per l’immagine forte e il richiamo emotivo: un ex giocatore carismatico, nell’ottica di infiammare il pubblico e rassicurare l’ambiente, più che per garantire continuità tecnico‑tattica. La trafila della trattativa ne è la conferma: dopo il no di Ranieri (che ha deciso di rimanere alla Roma) e un rifiuto da parte di un favorito come Pioli, dopo che il toto allenatori ha portato Sarri alla Lazio e Allegri al Milan, Gravina è tornato sul suo piano B, o forse addirittura C o D, Gattuso – libero e disponibile. Una scelta che nasconde l’obiettivo vero dell’operazione: trovare un volto “motivazionale” in grado di smuovere l’opinione pubblica, piuttosto che un tecnico capace di impostare un sistema di gioco coerente nel tempo.

Tra i nomi usciti per la panchina della nazionale italiana, a un certo punto, è uscito anche il nome di Josè Mourinho, attuale allenatore del Fenerbahce, che intanto è al centro di uno scandalo che fa traballare la credibilità della Federazione calcistica turca. I fatti sono questi: sono emersi da fonti ufficiali presunti messaggi WhatsApp attribuiti al presidente della Commissione disciplinare, Celal Nuri Demirturk, e ad altri membri, in cui si legge: “We will make him pay for this next season”. Gliela faremo pagare. La frase, riferita chiaramente allo “Special One”, ha provocato le immediate dimissioni dell’intero board disciplinare e un clamoroso intervento da parte del Fenerbahçe, che ha denunciato il comportamento come la più grave violazione del principio di imparzialità, compromettendo la fiducia pubblica nella TFF.

A cosa porteranno adesso queste dimissioni? Quali saranno le conseguenze di questa polemica? Lo sapremo solo aspettando. Ma intanto una verità c’è: Mourinho aveva ragione.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

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