Connect with us

Non Solo Sport

Tragedia di Superga, Mazzola racconta: “Quel giorno ero andato all’aeroporto per ricevere mio papà” – ESCLUSIVA

Pubblicato

|

Tragedia di Superga

Era il 4 maggio 1949 e l’orologio segnava le ore 17:03. Nel cielo di Torino volava un aereo, il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, siglato I-ELCE, con a bordo l’intera squadra del Grande Torino. Quel pomeriggio di 73 anni fa, l’aereo si schiantava contro le mura della basilica di Superga a causa delle condizioni climatiche critiche. Il Toro aveva disputato poco prima un’amichevole contro il Benfica, a Lisbona, ma il destino da lì è cambiato per sempre. Sulla collina di Superga hanno perso la vita 31 persone: giocatori, dirigenti, staff tecnico, giornalisti e componenti dell’equipaggio.

L’incidente aereo avvenuto sulla collina torinese non si cancella, perchè gli Invincibili non si possono dimenticare. Il Grande Toro, oltre ad occupare un capitolo nella storia del calcio, è leggenda. A bordo di quell’aereo viaggiava anche il capitano Valentino Mazzola. Considerato tra i più grandi numeri 10 della storia del calcio e, tuttora, simbolo granata. Il Torino, in quegli anni, era tra le squadre più forti al mondo e gli Invincibili vanno onorati – sempre. Probabilmente portare i colori del Toro sulla pelle ha certo un peso e solo un cuore granata può spiegare la sensazione che si prova, anche a distanza di anni.

In occasione di questo giorno indelebile, la redazione di SportCafe24 si è affidata ai ricordi di un ex calciatore del Torino, nonchè figlio dell’emblema che, da 73 anni a questa parte, ha lasciato e continua a lasciare il segno. Stiamo parlando di Sandro Mazzola, che nel corso dell’intervista – con speciale emozione (n.d.r.) – si è fermato un istante perchè anche il ritratto di una vecchia foto rimane viva nel presente: “Mentre Lei mi parla io sono seduto e sto osservando una fotografia che è proprio di fronte a me. Raffigura il mio papà vestito da Toro, inginocchiato, che mi allaccia le scarpe da calcio.

Valentino Mazzola con suo figlio Sandro Mazzola

Valentino Mazzola con suo figlio Sandro Mazzola

  • Il 4 maggio è una data importante per il mondo del calcio. Oggi ricorre l’anniversario della tragedia di Superga e a bordo di quell’aereo c’era anche suo padre Valentino. Lei che ricordo ha di quel pomeriggio grigio?

Io ricordo che quel giorno ero andato all’aeroporto per ricevere mio papà. Avevo circa 7 anni ed ero rimasto lì ad aspettarlo. Tra l’altro ero un bambino po’ pasticcione all’epoca, infatti i miei non volevano che andassi all’aeroporto, ma io ci andai lo stesso. Alla fine niente, non arrivava mai nessuno, tornai a casa. – Racconta Sandro Maazzola – E a casa trovai quello che c’era da dirmi.”

  • Nel corso degli anni Torino è diventata una città di unione. A seguito di quello che è successo, tifosi e uomini di sport si recano a Superga per omaggiare il Grande Toro: magliette, bandiere, foto ricoprono quella parete. Questo ci fa capire che il calcio è condivisione, specie nei momenti di dolore. Lei ci ritorna in quel posto?

“Io ci ritorno, ma mai nei momenti della celebrazione. Vado prima, vado dopo, vado per parlare con mio padre. È tutta una cosa diversa, è una cosa che devo avere dentro, che devo sentire.”

  • Mi viene in mente la frase “Molte squadre hanno una storia, ma solo il Toro è leggenda”. Che valore ha portare la maglia del Torino?

“Rimane sempre una cosa fantastica, un pregio, un valore. Quando metti la maglia del Toro non sembra nemmeno una maglia, non so spiegarlo, è come avere qualcosa di troppo importante. È impossibile da vedere ed è anche impossibile da valutare. Troppo bello…”.

  • Adesso sono passati tanti anni e molte cose sono cambiate nel calcio. Anche il Torino, probabilmente, è cambiato. Lei segue ancora il Toro?

“Certo, è tutta un’altra cosa adesso. Io cerco di fare le cose senza emozionarmi troppo, però quando vedo il Toro mi emoziono. Vedo solo il Toro.”

Durante la chiacchierata, tra emozione e ricordi non del tutto sfocati, non è mancato il simpatico aneddoto che  Mazzola racconta sempre con particolare entusiamo e sorriso.

“Non posso mai dimeenticare quando il mio papà mi portava alla partita Toro-Juve. Il capitano della squadra avversaria portava il figlio vestito con i colori della Juve ed io vestito con il colore granata. Era sempre un momento particolare, ci facevamo tante boccacce in mezzo al campo e c’erano molti giornalisti a guardarci. A noi non ci interessava di nessuno, avevamo questa cosa di prenderci un po’in giro. Quando sono andato a giocare con la maglia dell’Inter contro il Torino, inoltre, io non l’ho mai presa la palla. Ricordo che dal campo si vedeva Superga ed era una cosa che mi bloccava. A fine partita – non ricordo nemmeno quale fu il risultato – ricordo che avevo la testa bassa. L’allenatore e i miei compagni venero in mezzo al campo e mi misero una mano sulla spalla perchè capirono. Che momento…”.

Oggi il popolo granata si recherà a Superga, dove torna la commemorazione dopo i due anni di stop forzato a causa della pandemia. Il Colle tornerà a colorarsi di granata e alla basilica ci sarà la messa officiata da Don Robella, seguita alle 17:03, nell’orario del fatale schianto. Questa sera, invece, la Mole Antonelliana sarà illuminata di granata per rendere omaggio agli Invincibili.

 

Clicca per commentare

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SPORTCAFE24.COM

Servizio Copywriting per siti di scommesse sportive e affiliazione