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Ansia Covid: l’altra faccia della pandemia
Pubblicato
1 anno fa|
Dalla fascia d’età 18 -35 fino a quella under 14, crescono sempre di più le richieste di supporto psicologico. Affidarsi ad un terapeuta è considerato per molti un bene di lusso e sono sempre meno gli incentivi pubblici per aiutare i ragazzi e le classi meno abbienti. E non tutti hanno la forza di chiedere aiuto, con numeri sempre crescenti dei suicidi in tutta Italia.
La sensazione di vuoto che pervade quando la mente vaga nel buio, senza risposte, con l’incertezza del presente e la paura del futuro. Manca l’aria, il battito si fa più accelerato, la testa gira, appesantita dalle troppe informazioni che non riesce più a controllare. Al di là delle generazioni, dell’età o della situazione sociale, il periodo attuale mette a dura prova la serenità e l’equilibrio psicofisico di chi vive costantemente con una spada di Damocle che pende sulla testa. Dai problemi più concreti che derivano dalla prolungata pandemia covid fino alla paura della solitudine, all’esclusione sociale degli anziani costretti per interi mesi a stare lontani dai propri affetti, ai bambini che in età più tenera non hanno ancora conosciuto quanto sia bello socializzare e stare insieme ai coetanei, crescere, sbagliare, sporcarsi le mani nel fango, vivere spensierati. Il tutto in aggiunta alle incognite di sempre: la famiglia, le dipendenze, le difficoltà economiche, i lavori precari, il timore di sentirsi perennemente sbagliati, imperfetti. Ma in realtà, è solo la società ad esserlo.
Insomma, non è un momento semplice per l’intera umanità ed è sempre più arduo persino chiedere aiuto quando si è in difficoltà. La reazione, soprattutto dei più giovani, è chiudersi in un rigoroso silenzio, dove spesso, soltanto le mura della propria stanza sembrano essere un luogo sicuro.
I dati sempre crescenti registrati dall’Ordine degli Psicologi sono chiari:
- nell’ultimo anno si è assistito ad un incremento di richieste di aiuto terapeutico del 40% rispetto ai 12 mesi precedenti ma al contempo,
- il 30% ha dovuto interrompere il proprio percorso con uno specialista poiché non poteva più permetterselo.
Ad aggravare la situazione, l’assenza del bonus psicologo nella nuova legge di bilancio, che avrebbe garantito un incentivo dai 150 ai 1000 euro per coloro che avessero bisogno di sostegno psicologico.
Questi dati sono ancor più allarmanti se si considera la fascia d’età di riferimento: a chiedere aiuto si confermano soprattutto gli adolescenti, seguiti dalla fetta anagrafica che va dai 18 ai 35 anni. Diverse prospettive di vita ma medesima sintomatologia: ansia, attacchi di panico, tentati suicidi, atti autolesionistici, dipendenze da alcol e droghe ma anche da social e console di giochi per riempire le proprie giornate, senso di abbandono ed angoscia che non trovano soluzione.
Per gli under 18, la situazione è peggiorata con l’inserimento sempre più prepotente della Dad, interrompendo bruscamente una quotidianità fatta di tempo libero, socialità e sicurezze. In molti casi, si arriva persino a togliersi la vita: secondo il report della Fondazione Brf in Italia, fino al 31 agosto 2021, sono 413 le persone che si sono suicidate e 348 quelle che hanno tentato di farlo.
In molti decidono quindi, di consultare uno specialista ed intraprendere un percorso terapeutico: nella maggior parte però, gli stessi diventano scettici di fronte alla spesa concreta da affrontare. Il costo standard di una seduta può variare dai 40 ai 60 euro, toccando persino i 200 euro per i professionisti più affermati. Certo, una spesa che, nell’economia di una famiglia media, può essere assolutamente affrontata come tutela alla salute al pari di altrettante somme superflue ed evitabili ma il discorso muta completamente per una famiglia numerosa, in difficoltà economiche o per un giovane disoccupato. Il percorso terapeutico viene quindi considerato un bene di lusso ed inessenziale, affidandosi erroneamente ai consigli degli amici, di luminari sui social, o semplicemente all’abbandono di se stessi.
Anche nel settore pubblico la situazione non è agevole: liste d’attesa incredibilmente lunghe, con pochissimi professionisti a disposizione. Basti pensare che l’Italia vanta 5000 psicologi per 60 milioni di abitanti, molti dei quali vivranno soltanto in un futuro non troppo lontano, le conseguenze psicologiche di questa prolungata pandemia. La generazione dai 14 ai 20 anni è infatti figlia delle paure, delle insicurezze e delle fragilità di un virus che non è stato ancora debellato, incapace di fare progetti per un futuro che nell’arco di poche settimane può essere nuovamente messo in discussione.
Una prima soluzione al vaglio degli specialisti è quella di incrementare la psicologia scolastica ma anche in questo caso, nella legge di bilancio sono pochissimi i fondi a riguardo, passando da 120 milioni a soltanto 20. Resta quindi prioritaria l’idea di istituire un fondo per i meno abbienti e prezzi calmierati per le sedute, di supporto anche per la fascia d’età dai 18 ai 35 anni, più giovane ma già indipendente e con una richiesta in crescita costante del 100%. Ma soprattutto, deve essere la sensibilità sociale a mutare, comprendendo l’importanza dei malesseri dell’anima, almeno al pari di quelli fisici. Ognuno intanto, nel proprio piccolo può fare la differenza compiendo un minuto ma significativo passo in avanti per coloro che ha intorno: basta tendere una mano, con ascolto e comprensione, per strappare quel cerotto di orgoglio e paura ed iniziare a curare le profonde cicatrici dello spirito.
Alessia Bartiromo
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