Europa League
Juventus, il giorno dopo ha un sapore tremendamente amaro
Terra bruciata. Il The day after bianconero ha un sapore tremendamente amaro, seppur condito dal retrogusto di una semifinale europea raggiunta dopo la bellezza di 11 anni. L’epilogo nefasto del doppio confronto col Benfica non fa altro che allargare il gap tra le italiane e le big europee (anche il Portogallo, da settembre, ci supererà nel Ranking) e, nella fattispecie, sottolineare il bisogno di un autoesame in casa Juve. A tal proposito, abbiamo chiesto ad alcuni intenditori, redattori e opinionisti (di SportCafe24 e non solo) un’analisi della situazione Juventus.
“Le eliminazioni non sono mai ingiuste. La squadra, dall’allenatore all’ultimo dei giocatori, deve fare una seria autocritica e accettare il risultato del campo. Nei 180 minuti il Benfica ha mostrato tutto il carattere di una squadra perfettamente conscia dei propri mezzi e difetti. Piuttosto la Juventus ha sprecato parte del tempo a sua disposizione per affondare il colpo. Imparando la lezione (dagli errori commessi al loro inevitabile ostruzionismo) si potrà solo fare meglio”.
Antonio Paolino
“Mi spiace, ma non è affatto un’eliminazione immeritata. E’ un’eliminazione meritata non tanto per quanto si è visto in campo (nell’arco dei 180 minuti la Juventus è stata sicuramente meglio del Benfica) ma per tanti altri aspetti. In primis la gestione dell’andata: grande pressappochismo, squadra troppo rilassata dopo l’1-1, non ha convinto l’azzardo di un Vucinic titolare dopo quasi un anno di inattività, tantomeno il voler fare turnover per difendere 8 punti di vantaggio in un campionato vinto da un pezzo, matematica a parte. In secundis è un’eliminazione meritata perchè in 11 contro 10, con lo stadio che ti spinge per mezz’ora, non puoi non segnare. Ma la Juventus non ha segnato: troppa tensione negli uomini chiave, e pure troppa stanchezza. Del resto quasi tutti i titolari avevano fatto 90 minuti col Sassuolo tre giorni prima, Sassuolo tra l’altro falcidiato dalle assenze. A maggio, dopo una stagione intensa, la paghi. Ed era un rischio evitabile data la situazione di classifica in campionato. L’impressione è che a questa semifinale di Europa League non sia stato dato il giusto peso. Il Benfica non è una squadra qualsiasi, il Benfica è un’ottima squadra che in Italia insidierebbe tranquillamente la Juve per lo Scudetto. Conte a fine gara ha parlato del recupero troppo stringato e delle eccessive perdite di tempo: su questo ha ragione, ma dovrebbe fare ammenda e pensare che alcune scelte potevano essere fatte in modo diverso. L’augurio è che gli serva da lezione: è potenzialmente un grande allenatore, a volte troppo schiavo della testardaggine. Dispiace perchè tutti, in Europa, si aspettavano di veder trionfare la Juve nel proprio stadio, il 14 maggio. E sul piano tecnico i presupposti c’erano eccome: la Juventus è una squadra di livello mondiale, con grandissimi giocatori. Sicuramente la miglior compagine dell’Europa League per distacco. E’ mancata la mentalità vincente, è mancata la mentalità europea. In Champions, l’anno prossimo, servirà molto ma molto di più. E magari anche un cambio di modulo: il 3-5-2, contro le grandi squadre, non paga praticamente mai”.
Vincenzo Galdieri
“La Juventus ha perso la possibilità di giocare la finale di Europa League a causa della troppa presunzione del suo allenatore. La partita di andata contro il Benfica è stata la vera disfatta, dopo il pareggio andava gestita meglio la gara. Al ritorno Marchisio doveva giocare titolare al posto di un Vidal fuori forma causa infortunio”.
Azio Agnese – LaGazzettaPalermitana.it
“Incapace di competere su più fronti e di gestire visioni ad ampio raggio, la Juve regna suprema solo nel campionato meno equilibrato degli ultimi anni”.
Modestino Picariello
*Per approfondimenti leggi anche Juve: l’invincibile armata a velocità di crociera
“Chi di provinciale ferisce, di provinciale perisce. Conte lo è stato e di riflesso la sua Juventus, che dopo le accuse a Rudi Garcia e napoletani mostrano una mentalità “comunale”, troppo poco per imporsi in Europa”.
Orazio Rotunno
“La Juventus esce e non a testa alta purtroppo, com’è possibile creare 2 o 3 occasioni in 100 minuti giocando una partita rinunciataria per le proprie potenzialità e in vantaggio di un uomo per oltre mezz’ora? Conte non è Mou, (ma neanche Simeone, Klopp, Ancelotti) stasera lo ha dimostrato sbagliando diverse scelte tecniche (non so voi ma io avrei tolto Lichtsteiner ad esempio). Per il resto, non serve prendersela con chi tifa contro, il calcio è questo, tra una settimana con tutta probabilità festeggeranno i tifosi della Juve“.
Filippo Di Cristina
“In Europa non basta la classe. Vince il cinismo, trionfa la freddezza. La Juventus aveva fame, ha giocato con il coltello tra i denti, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo ma non l’ha fatto con la testa giusta. Le potenzialità per vincere anche all’estero non mancano, ma il percorso di maturazione di squadra ed allenatore non è ancora completo”.
Antonio Casu
“Juve abbastanza europea. Benfica abbastanza italiano. A Conte non è bastato, ed è piuttosto arrabbiato anche per questo. Ma forse gli schemi offensivi sono ancora troppo rigidi”.
Luca Fausto Momblano – Juventibus.com
“Ancora una volta la Juventus ha dimostrato di non essere una grande squadra in termini assoluti, ma solo una grande squadra di un piccolo campionato come la serie A. Conte tra andata e ritorno ha fatto scelte incomprensibili (Vucinic, impresentabile, a Lisbona, Vidal, fuori forma, ieri) e i bianconeri hanno peccato di presunzione, credendo di affrontare una delle squadre rinunciatarie di Serie A. Hanno trovato invece un Benfica che ha lottato su ogni pallone. La verità è che la Juve non avrebbe segnato neanche se la partita fosse durata fino a stamattina“.
Davide Luciani
“Ieri sera allo “Juventus Stadium” si è consumato l’ultimo nocciolo di cera nel lumicino di speranze tricolori: i bianconeri di Conte non hanno infranto l’ordinato e dignitoso catenaccio di Jorge Jesus, con i leoni di Lisbona a conquistare la finale. Il massimo con il minimo sforzo, si è detto commentando lo 0-0 finale. Bisogna però andare oltre 90 minuti, una pioggia incessante e una enorme chance sprecata dalla Vecchia Signora. Guardiamo i conti, quelli ordinati e in attivo di Atletico Madrid e Benfica, esempi da seguire e ormai da inseguire per la nostra datata classe dirigenziale calcistica, amante di plusvalenze gonfiate e parametri zero che spesso valgono poco più. E noi, come reagiamo? Guardiamo il ranking che da ieri ci vede al di sotto anche del Portogallo? Consideriamo con un peso specifico minore i 183 punti su 210 raccolti da Juventus e Roma in serie A? Ricalibriamo il tiro e le distinzioni tra top players e ottimi giocatori? Spesso no, ci accontentiamo che nessuno goda e ci affidiamo a una cultura sportiva campanilistica, finalizzata al “mal comune mezzo gaudio”. Fino a che a farlo sono però i tifosi da bar, allora è tutto comprensibile. Ma se a confrontarsi a suon di sfottò e punzecchiature sono allenatori, dirigenti ed esponenti societari, allora continueremo per anni a salutare le coppe per mano di turchi, formazioni impronunciabili, mentre gli altri vanno avanti”.
Luca Guerra – Barlettalife.it
“Eliminazione dal gusto molto amaro per la Juventus. Il Benfica, squadra modesta che in Italia farebbe fatica ad arrivare tra le prime cinque, è stato arcigno e molto accorto. La qualificazione si è decisa all’andata: sull’1-1 un ‘sano’ catenaccio non sarebbe stato scandaloso. Al di là della storica allergia della Juve all’Europa, la rosa e l’allenatore si sono rivelati non ancora pronti per un trionfo in coppa. La stagione rimane stratosferica, sia per i giocatori, sia per il mister“.
Mirko Nicolino, giornalista sportivo – Calcioblog.it
“La Juve è una grandissima squadra con 12-13 giocatori di livello. Senza ricambi all’altezza non si va molto lontano. Titolari spremuti da una partita (Sassuolo) e mezza giocate su campi resi pesantissimi dalla pioggia, e nella ripresa col Benfica si sono visti tutti i limiti atletici. Conte non ha ancora l’esperienza giusta per gestire il doppio impegno”.
Simone Viscardi
“Conte ha i meriti per aver trasformato la Juventus sia mentalmente che tatticamente. In Europa però la musica cambia. Impossibile giocare con la difesa a tre, con due terzini come tornanti; si poteva tranquillamente schierare una linea a quattro davanti a Buffon, con Bonucci e Chiellini centrali, anche perchè Caceres non offre garanzie. Poi perché togliere Llorente quando poteva essere sfruttato nel finale per le palle alte?”
Giuseppe Landi
“La sconfitta in semifinale di Europa League di ieri sera ha lasciato a tutti l’amaro in bocca poiché il sogno di una finale europea in casa era vicinissima. A parer mio abbiamo giocato un’ottima partita contro una squadra che non era da sottovalutare visto che e’ tre anni che arriva in finale. Tanti palloni persi, poca fortuna e in quei 10 minuti (dall’80’ al 90′) chissà cosa sarebbe successo se non li avessimo persi tra cartellini rossi e barelle in campo. Detto questo, la Juve ha giocato una gran bella partita e ora si pensa solo allo scudetto!”
Emanuela Iaquinta – Campionato dei Campioni
“Credo che la Juventus ha una mentalità vincente e matura solo in Italia per ora. In Champions l’abbiamo vista molto in difficoltà anche con squadre inferiori sulla carta. L’Europa League era alla sua portata ma la troppa convinzione e la poca maturità a livello europeo hanno portato all’eliminazione. Conte dovrebbe meditare proprio sul secondo punto“.
Federico Ranauro – Lanostratv.it
“La Juve si perde all’ultimo chilometro dell’Europa League! Il motivo principale è da ricondursi, a mio modo di vedere ad una forma fisica che nell’ultimo mese ha lasciato a desiderare! Troppi i campanelli di allarme, anche in campionato, dove nelle ultime gare la squadra ha fatto fatica e non e’ stata brillante come qualche tempo fa. E poi c’e’ Conte; dopo la Champions anche nella coppa di Serie B ha fallito a sentenziare il fatto che gli manchi ancora qualcosa per essere un allenatore da primi cinque posti. Responsabilità ne ha qualcuna, prima tra tutte, l’aver sbagliato formazione a Lisbona. Avrà tempo e modo di rifarsi, ma la domanda ora e’ una: con la Juventus o altrove?”
Riccardo Fusato – Fcinter1908.it
“Ancora una volta hanno avuto ragione tutti coloro che da sempre pesano i successi juventini in virtù dei risultati ottenuti fuori dai nostri confini. La Juve non può ancora essere paragonata alle super big del Vecchio Continente. Escluderei ragioni legate al fatturato (adesso c’è pure lo Juventus Stadium), la causa è principalmente tecnico/tattica. Il modulo di Conte paga in Italia, molto meno in Europa. La rosa non è ancora al livello di top club, specie sotto il profilo dell’esperienza internazionale. Ultimo elemento quello arbitrale. Se in serie A la Juve gode di una certa benevolenza, in campo europeo le valutazioni degli arbitri sono più inflessibili e i risultati sono sotto gli occhi di tutti“.
Francesco Albanese – Extranapoli.it
“Nonostante i rinforzi in attacco, con l’arrivo di Llorente e Tevez, credo che il problema sia ancora nella capacità di fare gol. La Juve segna poco in Europa, e quando sotto pressione non riesce quasi mai a rimontare, ieri col Benfica ma anche col Galatasaray e in alcune partire del girone. Per la prossima Champions servirà acquistare un bomber europeo, è l’unico passo per i bianconeri per tornare competitivi fuori dall’Italia”.
Antonio Vitiello – Milannews.it
“Resta l’amarezza in casa Juve, per quel che poteva essere e non è stato. La seconda forte delusione europea bianconera si concretizza: la Juve stecca, finisce 0-0 senza rischiare quasi nulla, ma creando meno del previsto.
Conte a fine gara polemizza con l’arbitro e gli avversari. Fermo restando che i portghesi dall’82’ in poi hanno avuto 3 infortuni (di cui uno reale, e due “inventati”) la Juve deve fare un mea culpa più generale. Per aver concesso troppo all’andata e per non essere riuscita a creare occasioni nitide ieri, nonostante un possesso palla piuttosto prolungato.
Il morale della Juve probabilmente si alzerà già nel prossimo fine settimana, quando basterà una vittoria contro l’Atalanta per raggiungere il terzo tricolore consecutivo. Le somme si tireranno dopo la festa scudetto, con un occhio all”Europa, che però a settembre ripartirà. Senza disfattismi e con gli occhi lucidi, perchè nel calcio ogni sogno che si rispetti è pronto a rinascere a Settembre“.
Giuseppe Andriani
“L’eliminazione della Juve dall’Europa League non può non bruciare per una serie di motivi molto palesi. Gli errori commessi in entrambe le gare col Benfica, però, si sono rivelati essenzialmente decisivi per far pendere l’ago della bilancia a favore dei portoghesi guidati da Juan Jesus. In gare europee prendere sottogamba un contropiede, un’azione, un calcio piazzato, spesso può risultare decisivo e la Juve ha pagato ciò con l’eliminazione. Ciò che fa effetto è il contesto nel quale la Juve schiacciasassi sia stata sbattuta fuori dalla competizione. Siamo allo Juventus Stadium, dinanzi ad un tutto esaurito (o quasi); il pubblico intona cori a favore della squadra, basta un gol per accedere alla finale che si svolgerà – strano scherzo del destino – proprio a casa tua. Enzo Perez viene espulso per un fallo su Vidal e Garay ha la peggio in uno scontro con Pogba. Ad un certo punto, per gli ultimi dieci-quindici minuti di gara, la Juve ha giocato con una superiorità numerica a proprio favore di due uomini.. Non segnare in quelle circostanze, ha fatto capire a molti che la vera mancanza della Juve, più che sul campo, è da riscontrare in un concetto di pura mentalità. La prestazione della Juve allo Stadium è stata sufficientemente buona, forse addirittura discreta. Ma non da Juve e non semifinalista di una coppa europea. La prova del nove per la Juve era l’Europa del calcio che conta. E i bianconeri hanno fallito in maniera drammatica. Da juventino non posso che rimpiangere gli antichi fasti del 2003, quando la Juve di Lippi, in semifinale di Champions, batté il galactico Real Madrid. Ma quella era un’altra Juve, formata dai Del Piero e dai Nedved. Con il primo che, nel 2014, in partite come quella di ieri avrebbe potuto dire la sua senza problemi”.
Matteo Iacobucci
“Se penso a cosa è mancato alla Juve per qualificarsi, risponderei il goal. Se penso al perché sia mancato il goal, rispondo che in prospettiva occorrerebbe rinforzare questo gruppo con degli esterni capaci di servire le punte. Specie una punta alla Llorente. Nota positiva della partita di ieri sera: coesione del gruppo, progetto condiviso e il supporto del tifo da bolgia dello Stadium. Note negative: le perdite di tempo, la lite Vucinic-Markovic e i fischi dello Stadium sull’espulsione del calciatore lusitano”.
Anna Graziano
“Il giorno dopo l’eliminazione della Juventus dall’Europa League per opera del Benfica l’Italia si ritrova al quinto posto nel ranking Uefa. La squadra capace di totalizzare più di 90 punti nel campionato italiano, che una volta era quello più bello ed affascinante, ha dimostrato di non essere altrettanto competitiva in campo europeo. Una mentalità europea mai pervenuta, considerando che la Juventus ha ottenuto soltanto una vittoria nel girone di Champions League (in casa contro il Copenaghen, l’avversario più debole) e che in Europa League ha continuato a faticare. Arbitri, episodi e tempeste di neve non possono essere un alibi, ed è questo quello che si può rimproverare ad Antonio Conte che, nel post-partita, ha preferito criticare aspramente l’operato della terna arbitrale e l’atteggiamento “antisportivo” dei giocatori del Benfica piuttosto che ammettere che questo gruppo deve ancora crescere molto. Adesso, un bel bagno d’umiltà è quello che serve quando ormai siamo alle porte dei mondiali in Brasile, dove dovremo essere in grado di dimostrare che il calcio italiano non è ancora morto. Nonostante tutto”.
Luca Fede
“L’eliminazione della Juventus è sintomatica – e non lo dico certo io – di un regresso pauroso del nostro campionato, dominato incontrastatamente da una squadra che dati alla mano ha fallito in Champions ed anche in Europa League. Conte, piuttosto che sparare a zero contro arbitri, sfortuna e chi più ne ha più ne metta, potrebbe fare mea culpa. Laddove il campionato è quasi già vinto, perché presentarsi a Reggio Emilia – con un Sassuolo decimato – con tutti i titolari, per poi ritrovarsi a corto di energie contro il Benfica nella gara più importante dell’anno? La base c’è, ma manca qualcosa e il prossimo anno bisognerà fare tesoro dell’esperienza. Vendere Pogba ad alte cifre potrebbe essere un incentivo importante per acquistare tre ottimi giocatori, uno per reparto. Ciò di cui ha bisogno questa squadra“.
Marco Fornaro
“Doveva essere la partita della svolta in ambito europeo visto che questa mancava dal maggio del 2003, invece si è verificata una notte dolente per tutti i tifosi juventini. La squadra allenata da Conte è sembrata molto statica rispetto alle partite giocate in campionato. Non è stata una grande partita, il motivo è che questa Juve non è mai stata cosi eccelsa in Europa, anche se non mancano giocatori d’esperienza come Tevez, Pirlo e Vidal. Probabilmente il modulo o il metodo di gioco che fanno la differenza in Serie A non hanno la stessa efficacia in Europa“.
Umberto Quistelli – Agente Uefa
“Credo che l’eliminazione della Juventus dall’Europa League fotografi un po’ la situazione del nostro calcio. La Serie A, al pari di quanto sta accadendo in Francia (dove però ci si avvia alla scalata dei vertici europei), si sta assestando sulla lotta tra una squadra in grado di dominare il campionato e una o più “seconde” intrappolate in un limbo, che le tiene molto distanti tanto dalla prima quanto dalle inseguitrici.
Il tutto si traduce in una scarsa competitività nei campionati europei, frutto anche di limiti tecnici evidenti.
Riguardo il campo, credo che nei 180’ minuti sia emersa l’essenza del calcio moderno. Non importa quanto si crea, ma quanto si riesce a concretizzare e in questo il Benfica, forte anche dell’esperienza nel torneo, è stata più brava.
Una nota finale la merita il post partita. Da chi ha sbandierato in lungo e in largo la contrarietà alla cultura del sospetto, ci si sarebbe aspettato un aplomb meno provinciale“.
Vincenzo Nastasi – Insideroma.com
Coordinamento Massimiliano Riverso. Prefazione Antonio Fioretto