Focus
Tre allenatori già sotto contestazione. Pioli, Cuesta e Baroni, tecnici che non incidono
Pioli doveva dare una scossa a una squadra sorpresa dall’addio di Palladino, ma fin qui la Fiorentina è un’incompiuta. Cuesta doveva portare una mentalità europea a Parma, ma si è incartato un un calcio vecchio e senza qualità

Fiorentina-Como è stata la partita che ha aperto la crisi della Viola. La squadra di Pioli è presentata in campo con un inedito 4-4-2 mai provato prima, snaturando tre mesi di 3-4-1-2 e 3-5-2. L’esclusione di Comuzzo e l’abbassamento di Dodò e Gosens sulla linea dei terzini con Lamptey (poi Fortini) da una parte e Fazzini dall’altro, ha rappresentato una sorpresa, sorpresa che ha avuto un effetto brevissimo (una trentina di minuti) prima che il Como si riorganizzasse e iniziasse a macinare.
Fiorentina: Pioli non rischia, ma…
Pioli è stato confermato da Pradè a fine gara, ma è chiaro che la Fiorentina deve svoltare al più presto. Commisso ha investito tantissimo nella rosa, ma i risultati fin qui non si sono visti. La squadra non ha ancora un assetto stabile, mentre Kean non è riuscito ancora a segnare in serie A. Il tecnico emiliano era stato ingaggiato per dare stabilità a un gruppo scosso dall’addio di Palladino, ma fino a ora nulla di tutto ciò è accaduto. Il mercato della società è stato basato sull’impostazione del 3-5-2, con l’ingaggio di Dzeko e Piccoli e centrocampisti di qualità come Nicolussi Caviglia e Fazzini. Pioli è partito con un’idea di gioco, ma ora non sa da che parte voltarsi. Serve una svolta tattica, ma anche caratteriale. La squadra non sembra reagire, quasi fosse rassegnata. La prossima gara nel derby con il Pisa, potrebbe già decidersi il destino del tecnico.
Parma: Cuesta poca roba
Il Parma di Cuesta fin qui ha fatto vedere poco e nulla. Due punti su quattro con appena un gol segnato. Il trentenne spagnolo che il club ducale è andato a prendere in Inghilterra non ha mostrato nulla per giustificare l’ingaggio. Il 3-5-2 impostato fin qui ha molto poco di spettacolare e concreto. I ducali costruiscono poco e non danno solidità. Pellegrino è sempre isolato e la squadra non va oltre lo schema “palla a Valeri e cross”. Cuesta era stato ingaggiato per dare un’impronta europea al Parma, ma, finora, il suo stile di gioco è stato prevedibile e poco incisivo. Il tecnico non rischia l’esonero, ma è chiaro che la dirigenza si aspetti molto di più. In estate sono state fatte delle cessioni, ma sono arrivati anche investimenti importanti. Cuesta fin qui si è dimostrato timoroso e poco determinante non solo nella preparazione delle gare, ma anche nelle letture dello stesse. Ora deve dare risposte.
Torino: Baroni e una difesa ballerina
Otto gol incassati in quattro gare per il Torino. In realtà otto in due se si tiene conto i clean sheet contro Fiorentina e Roma. In queste quattro gare i granata hanno messo a segno solo un gol, quello letteralmente inventato da Simeone. Baroni è partito con il 4-2-3-1 e ha velocemente virato sul 4-3-3, ma senza esiti apprezzabili. La squadra non ha le adeguate distanze tra i reparti e fatica quando deve salire. La contestazione dei tifosi complica i piani di rilancio di una rosa che in estate ha cambiato ottenere, senza fin qui ottenere risultati. Uno dei maggiori problemi del Torino è quello di un centrocampo troppo statico, dove si sente tanto l’assenza di Ricci. Anjorin fin qui si è visto solo negli spezzoni di gara, Ilic sembra un corpo estraneo alla squadra e Asllani non riesce a prendere le redini del centrocampo come si chiederebbe. Inoltre, il fatto di dover tenere in panca due tra Simeone, Zapata e Adams sembra un lusso che una squadra come quella granata non si può permettere viste le difficoltà. Baroni deve iniziare a rivedere le sue idee tattiche se non vuole compromettere la sua avventura sulla panchina granata.
Davide Luciani
