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Congresso Fiom, ultima occasione per rilanciare il conflitto

Oggi si chiude il XXVI congresso della Fiom, apertosi giovedì con la relazione introduttiva del segretario Landini. Un congresso che potrebbe rappresentare la svolta nel panorama sindacale italiano, a patto che, da Landini in giù, la Fiom decida di rompere con la linea revisionista e rinunciataria della dirigenza Cgil. A giudicare dalle parole usate dal segretario, e dagli ospiti che si sono avvicendati nella tre giorni congressuale, qualcosa nel prossimo futuro potrebbe accadere.
GLI OSPITI- Abbiamo accennato ai numerosi ospiti invitati al congresso delle tute blu. Molti di loro hanno ispirato le battaglie sulla difesa della costituzione, tra cui Gino Strada, Stefano Rodotà e Don Ciotti, segno che la Fiom non ha intenzione di subire supinamente, a differenza della Cgil, la deriva reazionaria del governo Renzi. Ancora più importante la presenza degli esponenti della sinistra conflittuale, come Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione Comunista, o alcuni dirigenti del sindacato di base USB, i quali hanno giudicato positivamente la relazione introduttiva di Landini (“Il 90% poteva essere nostra” hanno chiosato scherzosamente).
CRITICHE ALLA CGIL- Landini ci è andato giù pesante, a cominciare dal riferimento al Testo Unico sulla Rappresentanza, nei confronti della Cgil. “Uno schifo mostruoso” l’ha definito il segretario. E poi ha proseguito criticando duramente il documento congressuale, che pure aveva firmato, prima di scoprire che si trattava dell’ennesima beffa ai danni degli iscritti alla Cgil. Ed ancora, non ha lesinato critiche nei confronti dello strumento della concertazione, e della strategia della Camusso, colpevole di aver subito una serie di colpi (a partire dallo svuotamento dell’articolo 18) senza reagire.
ULTIMA OCCASIONE- Per la Fiom si tratta forse dell’ultima occasione per rilanciare il conflitto sociale, prima che la palla passi definitivamente al sindacato di base. La federazione dei metalmeccanici della Cgil resta la più grande, e, nonostante la batosta presa nelle ultime Rsu (soprattutta all’Ilva di Taranto), la più rappresentata tra le tute blu. Questo può avvenire soltanto nel caso in cui Landini decidesse di sconfessare totalmente la linea camussiana, che, sulla falsa riga dei suoi predecessori, ha reso la Cgil un sindacato subordinato ai padroni, alla pari di Cisl, Uil ed Ugl. L’auspicio è che la Fiom inverta la rotta, magari guardando all’USB non come un concorrente, ma un possibile alleato.
Matteo Masum
