La Caduta degli Dei
Redondo e quel finale sfortunato

Uno dei giocatori più eleganti e più belli da vedere. Può davvero esser descritto così, senza alcuna esagerazione, Redondo. Chi l’ha visto giocare, soprattutto con la maglia del Real Madrid, non può non essere d’accordo. La sua è stata senza alcun dubbio una carriera meravigliosa e invidiabile, ma c’è quel finale che, pensandoci ancora oggi, lascia non poco amaro in bocca. Ripercorrere tutto quello che gli è successo appare quasi un atto dovuto.
Dall’Argentina alla Spagna: che grande ascesa
Classe 1969, è cresciuto ad Adrogué, muovendo i primi passi nel mondo del calcio nel Club Social y Deportivo di Rafael Calzada. La sua esplosione è però avvenuta nell’Argentinos Juniors. Dopo aver debuttato in prima squadra a sedici anni, a 21, era considerato, dagli addetti lavori, già pronto per il grande salto. A puntare su di lui è stato il Tenerife. Era il 1990, ma la sua stagione migliore è stata quella 1992/1993, e non solo per il quinto posto in Liga, che è valso il pass per la Coppa Uefa. Un’esperienza europea che si è chiusa agli ottavi di finale contro la Juventus, ma dopo aver eliminato Auxerre e Olympiakos. Redondo, in quel contesto, è stato grande protagonista, con talento, classe, grandi giocate e intelligenza tattica. Il suo maestro? Jorge Valdano, che aveva colto le sue qualità fuori dal comune.
Nel 1994 ecco la chiamata del Real Madrid. Con i Blancos ha vissuto sei stagioni da protagonista e da stella. più di 200 partite, quattro reti, due titoli nazionali, una Supercoppa e tante grandi partite, con il numero sei sulle spalle. Ma le due ciliegine sulla torta sono state le vittorie della Champions della Coppa Intercontinentale nel 1998. Non sono mancati gli alti e bassi, anche a causa dei numerosi cambi di allenatori, ma Redondo è sempre stato una sorta di vero e proprio fulcro del gioco, grazie alla sua intelligenza, alle sue abilità in fase di copertura e di ripartenza. E i suoi lanci sono stati, per anni, un marchio di fabbrica. E, in quel di Madrid, di lui conservano sicuramente un bellissimo ricordo.
La sfortuna rossonera
Nell’estate del 2000, l’argentino ha salutato Madrid, destinazione Milan, con bonifico di 35 miliardi di lire. Ma la sfiga era dietro l’angolo, con l’argentino che, correndo sul tapis roulant, si è provocato la rottura del legamento crociato del ginocchio destro. Da qui per lui è cominciato un vero e proprio calvario, con ben tre interventi chirurgici. Tornato in campo nel dicembre del 2002, nel marzo del 2003 è tornato per la prima volta da avversario al Bernabeu, prendendosi una vera e propria standing ovation. Un campionato, una Champions League, una Supercoppa europea e una Coppa Italia hanno rappresentato il suo palmares meneghino, pur non essendo davvero mai stato protagonista. Ma la storia gli ha consegnato la sua ultima partita nello stesso giorno dell’addio di Roberto Baggio. Era il maggio del 2004 e questa è stata l’ultima diapositiva di un film da un finale non proprio da lieto fine. Oggi Redondo vive lontano dal mondo del calcio, ma si è comunque goduto il debutto tra i professionisti di suo figlio Federico.














