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Conte colpisce Capello e affonda la Juve
Pubblicato
7 anni fa|
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Enrico Steidler
L’allenatore che l’anno scorso continuava a ripetere “io sono un uomo di sport” mentre concedeva uno degli show più imbarazzanti di sempre non si smentisce mai. Ne sa qualcosa Fabio Capello, massacrato ieri in diretta tv dal sergente Hartman di Vinovo per le sue considerazioni ritenute insopportabilmente irriguardose: “Non sono mai stato per questo genere di cose” – aveva detto tre giorni fa l’ex tecnico bianconero e attuale ct della Russia commentando il lunedì di lavoro imposto da Conte ai suoi giocatori dopo il rocambolesco pareggio contro il Verona – “Castighi non ne ho mai dati. Non fa parte del mio modo di pensare, preferisco ragionare e ripensare a possibili errori commessi”. Ma non è finita qui. “Il campionato italiano non è abbastanza competitivo, dunque non è allenante” aveva poi osato aggiungere Capello – intervistato dalla Gazzetta dello Sport – a proposito delle disgrazie bianconere in Champions. Non l’avesse mai fatto.

Fabio Capello, commissario tecnico della Russia
QUEL BRAVO RAGAZZO – Poteva forse un uomo di sport come il nobil Conte tollerare una simile “mancanza di rispetto”? Non sia mai! “Io ascolto tutti, rispetto tutti, anche quelli che dicono delle grandissime fesserie, ma li rispetto. A me viene da sorridere” – ha dichiarato ieri a Sky il tecnico della Juventus dimostrando di ascoltare tutti e di non accettare nulla – “perché poi parlano anche persone di un certo livello, ecco. E io rimango sbalordito su questo. Se chiedessero a me queste domande su altri non entrerei proprio nel discorso e direi: guarda, fai una domanda seria…” – “Ah, si sta riferendo a Capello, che ha commentato la situazione in casa sua!” incalza Ilaria D’Amico cogliendo la palla al balzo. “No, io mi riferisco un po’ a tutti quelli che vogliono fare i maestri senza conoscere l’ambiente di casa degli altri, ecco. Quindi preferirei si facessero più i fatti loro perché sarebbe più opportuno guardassero in casa loro, magari c’è più puzza in casa loro che in casa degli altri“.
CAPELLO, HAI TOPPATO! – Parola d’ordine fair play, insomma, e la tentazione di dare un nome a quei maestri è troppo forte per chi sa tenere a bada i giocatori ma non la lingua: appena arriva la domanda giusta (“Quando Capello dice che questo campionato non è sufficientemente competitivo per voi” – chiede Giorgio Porrà rimestando il coltello nella piaga – “che non è allenante perché siete troppo superiori, che riflessioni fare? Ci si iscrive in Premier? In Bundesliga? Che si fa?”) Conte rompe gli argini ed è un fiume in piena: “Ma sì, secondo me l’anno prossimo chiedo al presidente mio di iscriverci al campionato inglese! Io penso che a qualcuno che fa queste affermazioni dia fastidio che questa Juventus forse stia superando nei punti e nei numeri quello che ha fatto in quei due anni. Anche perché, ripeto, io mi ricordo di quelle due squadre perché hanno vinto lo scudetto ed è stato revocato, ecco. Poi non mi sembra ci sia grande gioco o siano Juventus memorabili… Io mi ricordo la Juventus di Lippi, la Juventus di Trapattoni… La Juventus di Capello me la ricordo perché ha vinto e sono stati revocati i due scudetti ecco, per quello mi ricordo”.

Immediata la replica di Luciano Moggi: “Conte con me non avrebbe mai detto quelle cose. Mi avrebbe chiesto il permesso… e si ricordi che gioca in uno stadio dove c’è scritto che la Juventus ha 31 scudetti”
UN AUTOGOL IN ROVESCIATA – What, please? Due scudetti revocati? Ma che gaffe clamorosa, “un po’ come rinnegare quanto sostenuto strenuamente dalla società e dai tifosi in tutti questi anni” scrive Lara Vecchio sul Sole 24 Ore di oggi; e tutto questo, nota bene, solo per sminuire la gloria del suo avversario. Ora, sia chiaro (o quasi…): Conte non intendeva assolutamente alludere alla natura truffaldina di quei trofei, e più avanti, infatti, lo sottolinea da par suo: “No, quella è una grande stronz…” – sbotta replicando a Callegari – “Quella è una grande fesseria, scusate. Perché era una squadra che ha stravinto sul campo e ha meritato di vincere sul campo e ha stravinto, quindi…” . Quindi, caro Conte, il recinto è stato chiuso dopo la fuga dei buoi, perché se anche il senso non era quello che ora molti gli attribuiscono – era il maldestro tentativo di sfregiare l’immagine altrui e niente più – la figuraccia resta, ed è memorabile.
Come se non bastasse, Conte riesce a far danni anche quando è animato da nobili sentimenti, e la sua difesa a spada tratta di Giovinco (subissato dai fischi dello Stadium al momento della sostituzione) ne è la prova: “È evidente che c’è un pregiudizio nei suoi confronti, viene fatta una campagna mediatica nei suoi confronti, lo trovo inaudito. E questo non mi piace perché non bisogna mai mancare di rispetto alle persone. È brutto leggere che io faccio giocare Sebastian solo perché non ho altri a disposizione, ci si dimentica che l’anno scorso fino a gennaio ci ha trascinato. Magari non vi piace perché è piccolo, perché non parla con voi giornalisti e non vi dà la formazione e per questo vi sta sulle p… Toccatemi tutto ma non i miei calciatori. Io mi scaglio con tutto me stesso contro chi tocca i miei calciatori, anche se è della mia stessa fede, non mi interessa”.
Insomma, Antonio Conte non ce l’ha solo con Capello e i tifosi ingrati, ma anche – e soprattutto – con i giornalisti. Tutti i torti, diciamolo, non li ha. Sono anni e anni, infatti, che il tecnico della Juve approfitta dei microfoni per lanciare anatemi a destra e a manca, e finora non è mai successo che qualcuno di noi lo interrompesse per dirgli: scusi, Conte, ma il suo rancore nei confronti di tutto e di tutti non ci interessa. Vogliamo parlare di calcio?
Enrico Steidler
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