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Hellas Verona: cresce l’attesa per il derby

IL DERBY TORNA DOPO 11 ANNI – L’era dei “mussi volanti”, l’autoproclamazione dei tifosi del Chievo prendendo spunto da una battuta dei cugini dell‘Hellas, è ormai un lontano ricordo. La bizzarra storia calcistica dell’ultimo decennio, però, non ci ha più consegnato il Derby dell’Arena. Un qualcosa d’impensabile in Serie A fino a non più di quindici anni fa. In quel 2001/2002, unica stagione prima dell’attuale con le due formazioni veronesi a darsi battaglia nella massima serie, i clivensi da matricola volavano altissimo, mentre i “mastini”, dopo tre quarti di campionato giocati ad buon livello, sprofondarono nell’abisso della B. Da allora, la società di Campedelli è rimasta in pianta stabile (tranne la fugace retrocessione del 2007) in A come unica rappresentante di Verona. Il vecchio Hellas, riuscito tra mille peripezie a risalire nel palcoscenico che le compete, ora è la matricola terribile del campionato. A parti invertite, adesso i “mussi volanti” sono loro.
MORALE ALTO E SQUADRA AL TOP – Già da giorni tutti i settori del Bentegodi occupati dai locali (il Verona gioca in casa) sono esauriti. Non sta per arrivare lo squadrone, ma il team di Mandorlini quest’anno tra le mura amiche non ne ha sbagliata una. I successi consecutivi adesso sono sei, stracciando il precedente primato dell’era d’oro di Bagnoli. Come ogni derby che si rispetti, il sapore della vittoria va al di là dei tre punti in sé. Anche se, dopo il brusco stop esterno col Genoa, un successo serve per riprendere quel cammino che l’ha portata a ridosso dell‘Europa League. E guardando i nomi degli interpreti e il loro rendimento, non c’è neanche da stupirsi poi tanto. Dalla cintola del centrocampo in su, i gialloblù rappresentano una tra le squadre più solide e divertenti dell’intera Serie A. Toni, ricoperto di scetticismo ad agosto, sta dimostrando di essere quel bomber profilico capace di fare ancora la differenza dentro l’area. A contorno, l’alternanza tra l’ormai maturo Juanito Gomez, Martinho e Jankovic, ex grande promessa del calcio europeo, rappresenta sempre una spina nel fianco lungo le corsie avversarie. E Iturbe è quel fuoriclasse che, col tempo, può diventare un top player d’assoluto livello. Per l’atteso derby, sono tutti arruolabili: Mandorlini ha soltanto l’imbarazzo della scelta.
LA GIOVENTÙ IN PANCHINA SCALPITA – L’ottimo avvio di stagione, ben oltre le aspettative di una tranquilla salvezza, ha un pò scompigliato i piani tecnico-tattici di Mandorlini. Il rendimento di Jorginho, già autore di cinque gol (quattro dal dischetto) e dei “navigati” Donati e Hallfredsson, non contando l’avanzamento sovente di Romulo, soddisfa molto il tecnico gialloblù, tanto da non indurlo a preferirgli altri giovani e talentuosi interpreti seduti costantemente sulla panchina. “El Jefecito”, “il piccolo capo”, al secolo Ezequiel Cirigliano, è stato finora poco più di una comparsa. Il 21enne argentino, arrivato dal River Plate con l’epiteto del nuovo Mascherano, ha metabolizzato l’impatto col nostro campionato e potrebbe tornare molto utile nel prosieguo della stagione. Il “nostro” Jacopo Sala, esponente calcistico della “fuga dei cervelli” e cresciuto tra Chelsea e Amburgo, aveva individuato nella città scaligera l’ideale trampolino di lancio per farsi conoscere anche nello Stivale. Spesso è sopraffatto nelle scelte da Donati, e se le cose non dovessero cambiare, a gennaio potrebbe anche pensare di cambiare casacca. Chi invece aspetta con ansia la sessione invernale è Samuele Longo. Il giovane attaccante in prestito dall’Inter, emigrato nella passata stagione nell’Espanyol, non aveva fatto i conti con l’esplosione-bis di Toni, e Mandorlini finora non ha avuto alcun dubbio su chi schierare al centro del tridente offensivo. Il suo agente, nelle ultime ore, si è detto possibilista su un suo trasferimento. E dire che, ai nerazzurri di Milano, tra gli infortuni di Milito, il rendimento altalenante di Belfodil, un Maurito Icardi che segna più gol di rapina fuori che dentro il campo, il ritorno dell’attaccante dell’Under 21 gioverebbe proprio tanto.
Manlio Mattaccini
