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Moratti e le emozioni della sua ultima da presidente. Ma non è un addio

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Massimo Moratti, ex presidente dell'Inter

Minuto numero 94, l’arbitro Peruzzo fischia la fine di un Inter-Livorno qualunque, l’incontro termina 2-0 per i nerazzurri. Una partita come tante altre? No, non lo è. Massimo Moratti si alza in piedi, l’ennesima sigaretta in mano, un sorriso appena accennato sul viso e tanta emozione dentro. È la sua ultima da presidente, venerdì prossimo verrà ratificato il passaggio delle quote societarie a Erik Thohir.

L’OMAGGIO DI SAN SIRO – Finisce una storia come poche ha saputo raccontarne il mondo del calcio italiano. Una favola durata diciotto lunghi anni fatta di vittorie, sofferenze, rabbia, battaglie e prima di tutto passione, un amore vero che scrive una bella pagina di sport. Lo stadio San Siro, il suo San Siro, lo omaggia, in curva Nord appare all’inizio dell’incontro uno striscione, con un messaggio che abbraccia tutti i tifosi: “Le gioie più grandi le sofferenze più imbarazzanti. 18 anni di gestione racchiuse in quelle 12 domande. Spesso la abbiamo attaccata, ma mai abbandonata… Nonostante tutto qualcosa ci accomuna, l’amore per l’Inter, Innegabile… L’essere troppo tifoso che a volte è deleterio. Ora attendiamo curiosi… Ma intanto grazie di tutto Presidente, se lo merita. In fondo le abbiamo voluto bene”.  Subito dopo un lungo applauso, e un coro, semplice, elementare,  ma carico di significati: “Un presidente, c’e’ solo un presidente”.

Il ritorno di Javier Zanetti

Il ritorno di Javier Zanetti

IL GIUSTO FINALE – Tutte le favole che si rispettino diventano tali soprattutto in funzione del finale che scrivono. Il punto posto ieri è il migliore che si potesse chiedere: l’Inter vince in un freddo sabato di novembre, conquista tre punti e li dedica al suo presidente, seduto nel solito posto per novanta minuti a soffrire per i colori che ama, ed esultare quando la partita emette il responso finale. La squadra vince con Javier Zanetti, il capitano di sempre, di nuovo in campo, a 40 anni, dopo un lungo infortunio. L’argentino incarna alla perfezione quello che rimarrà negli annali del calcio dell’epopea morattiana: arrivato all’Inter nel 1995, fu uno dei primi acquisti del presidente, e da quel giorno è rimasto sempre a Milano a correre, combattere, vincere e conquistare tutti con una classe che non ha età e l’eleganza di un vero signore.

NON È UN ADDIO – La storia del calcio italiano scrive una delle sue pagine più romantiche, l’epilogo è quello che tutti i tifosi hanno sognato, ma Moratti non dice addio. Ha venduto le sue quote, è vero, ma l’Inter sarà sempre sua. Continuerà ad andare a San Siro a incitare la sua squadra, fumerà decine di sigarette mentre aspetta che l’arbitro fischi la fine dell’incontro e arrivi una nuova vittoria. Queste emozioni non potrà togliergliele mai niente e nessuno, neanche la firma su un contratto e il futuro che avanza.

Antonio Casu (@antoniocasu_)

Inseguo il sogno di diventare giornalista dal 1989, anno in cui sono nato. Appassionato di ciclismo e calcio, mi impegno per raccontare il mondo dello sport da un punto di vista particolare, un po' eclettico, un po' folle.

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