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Mohamed Salah, la furia del vento che sfida il destino

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Mohamed Salah, la furia del vento

Mohamed Salah è nato a Basyoun, città situata nel nord dell’Egitto che, settant’anni prima della sua nascita, aveva dato i natali a Sa’d al-Shadhli, divenuto celebre quando, da Capo di Stato Maggiore dell’esercito egiziano, durante la Guerra dello Yom Kippur aveva guidato l’aggiramento della Linea Bar-Lev, una fortificazione israeliana ritenuta insuperabile. Non sappiamo quanta influenza eserciti la genetica, ma d’altronde anche Salah, che pare non ami particolarmente Israele, è solito farsi beffe delle difese avversarie come il suo concittadino.

IL MESSI VENUTO DAL DESERTO – Lo chiamano “Il Messi d’Egitto”, ma a differenza di altri illustri predecessori che si sono beccati la ventura di un soprannome pesante, Salah non è andato incontro ad un infausto destino. Anche se, ad un certo momento, la sua carriera sembrava essere giunta ad un punto morto, tanto che da “Messi d’Egitto” dovette compiere qualche passo indietro, abbandonando momentaneamente l’Eden della Premier League per rilanciarsi a Firenze, città che sa sempre trovare il giusto posto per gli artisti.

Salah ha segnato 33 reti con la maglia della sua nazionale

Salah ha segnato 33 reti con la maglia della sua nazionale

L’AMORE DELL’EGITTO – Amatissimo in patria (alcuni giornali hanno parlato di un milione di voti per lui alle recenti presidenziali, ma la notizia è da prendere con le molle), Salah è a sole cinque reti dal record di Mohamed Aboutrika, il miglior marcatore della storia dell’Egitto, anche se dalle sue parti, ad inizio carriera, non aveva palesato doti clamorose. Veloce come il vento, certo, e nutrito da un desiderio quasi feroce di migliorare se stesso, ma tremendamente impreciso e scarsamente prolifico quando si trattava di schiaffarla dentro. Undici reti in tre anni al Al-Mokawloon, mettendo insieme 38 presenze. Un po’ poco per uno destinato a lasciare tracce profonde nel calcio che conta. Ma il destino doveva ancora bussare alla porta.

IL RICHIAMO DELL’EUROPA – L’occasione arriva grazie alla chiamata del Basilea, nella pacifica Svizzera; esattamente agli antipodi rispetto all’inferno che stava scoppiando in Egitto. Qui, Salah mette sul piatto le sue qualità e i suoi limiti, ottenendo le prime attenzioni dall’Europa dei grandi. In campionato segna pochino, ma in Champions League, palcoscenico ben più importante della modesta Super League svizzera, l’egiziano esibisce la sua mercanzia migliore. Il 31 Luglio del 2013, durante il ritorno dei preliminari di Champions League, sfida un popolo interno, quello israeliano, a testa altissima, mettendo anche a segno una rete nel 3-3 finale che consente, al Basilea, di accedere alla fase a gironi. E’ la svolta che cercava. Lo nota il Chelsea; a Gennaio, Salah passa in Premier League.

Salah, due anni da assoluto protagonista a Roma

Salah, due anni da assoluto protagonista a Roma

CADUTA E RITORNO – Classe 1992, Salah ne ha da vicende da raccontare. A Londra, il feeling con Mourinho non scatta, e l’egiziano non decolla. La Premier gli piace, è la sfida che cercava e che voleva, ma i fatti lo prendono ripetutamente a sberle. Allora, come quando prega, Salah china il capo, e accetta il destino. Dopo due anni di mediocrità assoluta al Chelsea, va a Firenze, a cambiare nuovamente le regole del gioco. In metà stagione, convince tutti; spacca porte e difese, abbatte da solo la Juventus allo Stadium, che in casa non perdeva da due anni, segna 9 reti in 26 presenze tornando “Messi” così, come in un lampo. In Estate lo prende la Roma, dopo un tira e molla in cui Salah, personaggio imperscrutabile, non si capisce bene che ruolo ricopra. All’ombra del Cupolone rimane due anni, e da queste parti, se pronunci il suo nome, scende la lacrimuccia. Passa come un tornado nel cuore dei tifosi e della città, gol e assist a ripetizione; lo vedi nella realtà, scompare e riappare come in un sogno. Nell’ultima partita della carriera di Totti, è proprio Salah a lasciargli il posto: in un istante, Roma vede i suoi due grandissimi insieme, per l’ultima volta. Sì, perché “Il feroce Saladino” ha un conto aperto con il destino. Lo chiude alla sua maniera. Acquistato dal Liverpool, torna in Premier a seppellire un ricordo amaro. Taciturno, perché l’inglese non è il suo forte, ma le cifre parlano al suo posto, e recitano ventinove gol in campionato, otto in Champions, uno in FA Cup. Game, set, match. Problema per tutti, anche per Monchi, il Ds della Roma che, un giorno sì e l’altro pure, è costretto a spiegare la cifra della cessione. Quaranta milioni, che sembrano niente.

A metà Aprile, Salah ha ancora tante partite in cui essere protagonista. Il ritorno con il City rappresenta l’ennesimo trampolino della sua carriera; e poi il mondiale. Ne siamo certi, porterà, anche nella fredda Russia, la sabbia del suo deserto.

Giovane studente di filosofia ed aspirante giornalista, nato nel 1993. Calcio e ciclismo sono gli sport che amo maggiormente, ma la mia vera, grande passione, è la politica, vissuta, sempre e comunque, in direzione ostinata e contraria.

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