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Elezioni Fifa, Platini massacra Blatter ed “elegge” il principe
Venerdì prossimo si vota per eleggere il numero uno della Fifa, e a distanza di pochi giorni dalla mesta rappresentazione – dopo le defezioni di Jerome Champagne, Michael van Praag e Louis Figo i candidati superstiti sono solo due, l’inossidabile Caro Leader Joseph Blatter e il principe giordano Ali ibn al-Husayn – il presidente dell’Uefa “Roi” Michel Platini mostra a chiare lettere di preferire i principi ai colonnelli. Questione di sangue blu. Forse. “Ho già detto molte volte che la Fifa ha bisogno di un nuovo leader, nuova linfa e aria fresca“, ha detto Platini in un’intervista rilasciata al quotidiano sportivo francese L’Equipe. “Non ho nulla contro Sepp, uomo che apprezzo e rispetto. E tuttavia dico che arriva sempre il momento in cui si deve passare la mano e non tentare di aggrapparsi al trono a tutti i costi. D’altra parte – prosegue l’ex-fuoriclasse della Juve e dei Bleus dando prova di non voler fare prigionieri – questo è proprio quello che lo stesso Blatter disse a Lennart Johansson nel 2007, quando io sfidai quest’ultimo per la presidenza dell’Uefa”.
COME DISTRUGGERE UN UOMO – “Sepp non ha bisogno di mentire. Sappiamo tutti che se vuole restare in sella non è perché ha grandi progetti per la Fifa o perché non ha ancora concluso la sua missione. Dopo 40 anni alla guida di un’istituzione, il discorso non è credibile. No, la verità è che ha paura del domani perché ha dedicato la sua vita alla Fifa, a tal punto che oggi si identifica completamente con essa. Capisco la paura del vuoto che lo divora, è umano”, conclude Platini saettando la lingua come un cobra. “Ma se lui ama davvero la Fifa, allora avrebbe dovuto pensare a lei prima che a se stesso. E finchè resterà al comando, che lo voglia o no, che sia giusto o meno, la Fifa avrà un deficit di credibilità, d’immagine e quindi di autorevolezza”.
OUI, JE SUIS MICHEL PAGANINI’ – Ma non è finita qui. Dopo aver sparato a zero sull’ex-colonnello dell’esercito svizzero, Roi Michel mette da parte il kalashnikov e tira fuori il violino. “Io non ho diritto di voto in questa elezione – diritto che spetta ai 209 presidenti delle federazioni facenti parte della Fifa, ndr – ma sostengo, a titolo personale, il principe Ali. Sono intimamente convinto che Ali, che conosco di persona da anni, potrebbe essere un grande presidente della Fifa, ne ha tutte le qualità. Lui ha una viscerale passione per il football, il che è essenziale. Poi ha tutta la legittimità che gli deriva dal suo curriculum: è presidente di una federazione nazionale da quindici anni, è stato membro del comitato esecutivo della sua confederazione e vice-presidente della Fifa. Quindi – conclude Platini prima di prodursi nell’assolo più struggente – conosce perfettamente il funzionamento delle istituzioni, ma non ha ancora avuto il tempo di restarne soffocato o deformato. Oppure ha resistito in virtù di ciò che fa la sua forza, indipendenza e grande libertà di spirito“.
DEFICIT DI CREDIBILITA’ – Dunque, il 29 maggio si vota, e in prossimità del traguardo restano due soli concorrenti. Il primo è al potere dal 1998 e punta a battere il record del suo predecessore, quel João Havelange che regnò per ben 24 anni prima di “passare la mano”, e il secondo è il trentanovenne quartogenito del defunto re Hussein di Giordania, ex-comandante delle guardie del corpo di re Abd Allāh II e attuale presidente della federcalcio giordana. Al fianco di quest’ultimo si schiera apertamente Michel Platini, che lo scorso 24 marzo è stato eletto presidente dell’Uefa per la terza volta consecutiva (la “paura del vuoto” non guarda in faccia a nessuno, evidentemente) e di cui si ricorda il grande impegno profuso per assicurare al Qatar i famigerati mondiali del 2022. Chi vincerà, il principe o il sovrano? La nobiltà sponsorizzata o quella acquisita? Lo sapremo venerdì, ma comunque sia non si tratterà di un’incoronazione, come può sembrare a prima vista, ma solo dell’ennesimo funerale. Del calcio, naturalmente. Una prece.
Enrico Steidler