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I 10 quarantenni terribili della storia del Calcio
Il Calcio non è uno sport per vecchi. E chi l’ha detto?! Si parla spesso di fare spazio ai giovani, magari con “Progetti” a loro dedicati. Vero, la freschezza atletica e l’entusiasmo che alberga nel cuore di chi ha iniziato da poco a farsi la barba sono risorse preziosissime per ogni squadra, ma l’età che conta è quella che ognuno si sente dentro. Quindi, soprattutto negli ultimi anni, non è raro vedere “giovanotti” abbondantemente sopra gli “anta” dare lezioni a gente che potrebbe tranquillamente essere sangue del loro sangue. È la rivoluzione di chi non ci sta a vedere giocare gli altri quando ancora si sente il fuoco dentro, e i coetanei ormai sono relegati a fare gli allenatori o gli opinionisti Tv, magari con un po’ di pancetta.In onore di questi “vecchietti”, scopriamo insieme i 10 quarantenni terribili della storia del Calcio:
10) MARCO BALLOTTA – L’Uomo Gatto. Non tanto per l’agilità tra i pali, che a 44 anni – età nella quale ha stabilito il record di anzianità in Serie A e Champions League – non può più essere quella di una volta, quanto per il fatto di aver vissuto almeno 3 vite calcistiche. Ottimo portiere di riserva nella prima, con punte tra Parma, Lazio e Inter; va a svernare a casa, a Modena, ma le ottime prestazioni lo riportano nella Capitale. Seconda vita da titolare biancoceleste, record frantumati e ritiro dal Calcio. Professionistico però, perchè tra i dilettanti continua a vivere il suo sogno di calciatore, giocando nelle serie minori emiliane, come attaccante. Applausi.
9) PIETRO VIERCHOWOD – Mezzo italiano e mezzo russo, difensore al 100%. Ha attraversato 4 decenni di Calcio, debuttando nel 1976 e smettendo – a 41 anni e ancora da titolare – nel 2000. Ha vissuto da riserva il Mondiale 1982, ha partecipato agli anni d’oro della Samp e ha vinto l’ultima Champions della Juventus. Una storia in ogni ruga, da raccontare ai nipoti.
8) BRAD FRIEDEL – Ancora un portiere, e non potrebbe essere altrimenti. Classe 1971, 23 primavere in più rispetto a Nabir Bentaleb, il suo più giovane compagno di squadra. Sì, perchè l’americano a quasi 44 anni fa ancora parte della rosa del Tottenham, gestita da Mauricio Pochettino, più giovane di lui di un anno. Pazzesco.
7) RIVALDO – Ci sono poche soddisfazioni nella vita paragonabili a quella di giocare insieme a tuo figlio una partita ufficiale di campionato. Il brasiliano giramondo ci è riuscito, nella Serie B verdeoro con la maglia del Mogi Mirim. Lo ha fatto al termine di oltre vent’anni di peregrinazioni tra Brasile, Spagna, Italia, Uzbekistan, Grecia e Angola. Ma chi te l’ha fatto fare?
6) JAVIER ZANETTI – Tornare a giocare dopo la rottura del tendine d’Achille è complicato in ogni caso, ma a 40 anni è un mezzo miracolo. Un Robocop argentino che ha riscritto la storia dell’Inter. Muscoli da centometrista, fiato da maratoneta, ciuffo da far invidia alla maggioranza dei coetanei. Amato dai suoi tifosi e rispettato dagli altri, una delle ultime, vere, bandiere.
5) PAOLO MALDINI – Debuttare nel 1986, smettere dopo oltre un migliaio di partite nel 2009. In mezzo, una vita a tenere alto lo stendardo rossonero. Con 7 scudetti e 5 Champions League, 126 partite in Nazionale e 4 mondiali disputati. Un vincente nato, l’uomo che ha annullato il concetto di Figlio d’arte=Raccomandato. Come il padre, meglio del padre, e in Primavera la terza generazione scalpita.
4) RYAN GIGGS – Ha segnato almeno un gol in tutte le edizioni della Premier League, dalla sua istituzione fino all’anno del suo ritiro. Ha chiuso giocando con gente che al giorno del suo debutto ancora non era nemmeno nei pensieri dei propri genitori, attraversando quasi per intero l’epopea del Manchester United di Sir Alex Ferguson. Non poteva che finire la carriera da allenatore/giocatore, segno di chi proprio non ce la fa a smettere.
3) ROGER MILLA – Il più vecchio giocatore di sempre a segnare un gol in una fase finale del Mondiale. A 42 anni, nel caldo torrido di Usa 1994 (non un problema per uno nato in Camerun) si toglie la soddisfazione di siglare la rete della bandiera nella sconfitta (6-1) con la Russia. A 38 anni, nel Mondiale precedente, ne aveva messe a segno 4. Non male per uno arrivato nel grande Calcio solo a 30 anni.
2) DINO ZOFF – Si può diventare campioni del Mondo a 40 anni? Evidentemente si, e la dimostrazione è questo fuoriclasse dei pali, che in carriera ha all’attivo più partite giocate che parole dette. Silenzioso ma efficace, il capitano ideale per la Nazionale del Mundial 1982. Dopo le incertezze dell’edizione del ’78 in molti lo avevano dato per finito, ma Bearzot ha voluto comunque puntare su di lui per la rassegna iridata spagnola. Quella coppa dorata che vedete nelle sue manone in molte foto ha probabilmente dato ragione al Vecio.
1) STANLEY MATTHEWS – Il decano di tutti gli Immortali. Vinse il primo Pallone d’Oro della storia nel 1956, alla tenera età di 41 anni. La cosa già di per sè dovrebbe bastare per consegnargli il primo posto, ma il vecchio – si fa per dire – Stanley è riuscito a fare di meglio, continuando a giocare ben oltre questo riconoscimento, calcando i prati del campionato inglese fino alla soglia dei 50 anni. Per 33 anni si è diviso tra Stoke City e Blackpool, mettendo in bacheca solo un FA Cup (1953), ma lasciando un segno indelebile nella storia di questo fantastico gioco.