La Opinión
Gli stessi allenatori per una Serie A diversa
Pubblicato
6 anni fa|
Editor
Jacopo Rosin
Come da consuetudine i maggiori campionati europei sono iniziati e, dopo neanche un mese di partite ufficiali, tra gli allenatori c’è già qualcuno che rischia di non arrivare al mese di ottobre, schiavo di una società calcistica famelica di risultati positivi e vittorie scaccia-stress. Se addirittura uno come Carlo Ancelotti ha visto la sua panchina galactica traballare in queste settimane, nonostante a Madrid sia dovuto arrivare lui per alzare quella benedetta decima, figuriamoci cosa potrebbe accadere a tutti quegli allenatori che – per ora – santoni non sono, già messi sulla graticola dopo qualche risultato poco apprezzato dai vertici alti. La domanda sorge spontanea: conviene di più agli allenatori cambiare il proprio modulo, magari andando contro ai loro principi? O ai presidenti sgomberare le panchine?
QUESTIONE DI MODULI – Analizzando la Serie A ci si accorge che la nostra amata Lega, additata da molti all’estero ormai da tempo come una Serie di catenacciari, in perfetto stile italiano, sia invece notevolmente progredita dal punto di vista offensivo, con squadre che creano tanto. Zaman è tornato per condividere con noi il suo dogma: “l’attacco è la miglior difesa”, anche se per ora il suo Cagliari costruisce poco e subisce tanto. In questo inizio di stagione non può non saltare all’occhio il Milan di Inzaghi, offensivo quando serve, catenacciaro se non ci sono alternative. I risultati danno ragione a SuperPippo – per ora – anche se l’allarme dei 5 gol subiti in due partite lascia ancora l’ombra della disastrosa tournee estiva made in USA. Onestamente, più che per un approccio sbagliato alla fase difensiva da parte del tecnico milanista, ritengo come motivazione più probabile la poca qualità degli elementi a disposizione. Tra gli allenatori di Serie A che portano avanti la dottrina offensiva ci sono senza dubbio Garcia e Allegri, consapevoli di avere le rose più forti del campionato e quindi impossibilitati di diritto ad assumere un atteggiamento difensivo. E ci mancherebbe! La Champions, però, è un’altra faccenda e c’è da sperare che quando arriveranno gli squadroni stranieri il gioco basato su velocità e possesso palla sarà efficace in Europa come nel belpaese. Per ora c’è il caso del Napoli di Benitez che in Italia fa del possesso palla e della manovra offensiva le sue armi migliori, ma che la Champions l’ha solo sfiorata, eliminato dall’Athletic Bilbao dopo 180 minuti.
LAVAGNA TATTICA FOREVER – Buona impressione l’ha fatta anche l’Inter di Mazzarri, uno degli allenatori tatticamente più preparati della nostra Serie A, soprattutto per quanto riguarda la fase offensiva. Il tecnico nerazzurro ha sempre fatto ottime cose con i suoi attaccanti, facendo miracoli prima con la coppia Cassano-Pazzini, poi esaltando Cavani e ora mettendo in campo un’Inter attenta, efficace e ben organizzata, con Icardi che potrebbe essere il prossimo attaccante gioiello di Mazzarri. Tra gli allenatori italiani spicca Montella, uno dei più promettenti, parere di molti addetti ai lavori. La sua Fiorentina è rimasta anche quest’anno con lo stampo offensivo ma decisamente frenata, almeno in quest’inizio; l’assenza di Giuseppe Rossi pesa eccome per il gioco veloce dell’aeroplanino. La nota positiva che allontana l’ingombrante appellativo di “catenacciari” – sopra menzionato – è che almeno in queste prime uscite stagionali, anche le piccole se la giocano. Il Sassuolo di San Siro non fa testo, ma l’Empoli contro la Roma assolutamente sì. La squadra di Sarri ha giocato a calcio, non si è limitata a chiudersi in area di rigore come spesso è accaduto nei match tra piccole e grandi, dando vita a noiosi monologhi a senso unico. L’impressione è che la Serie A si sia equilibrata parecchio, smussando quel divario che costringeva le piccole ad asserragliarsi per giocare di rimessa. Forse, in questa Serie A, anche lo spregiudicato ma equilibratissimo 5-5-5 di Oronzo Canà avrebbe fatto faville.
Jacopo Rosin (@JacopoRosin)
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