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Spagna-Olanda, il de prufundis del tiki-taka?

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Fallo di De Jong su Xabi Alonso nella finale mondiale del 2010

La rivincita è completata. L’Olanda vendica la dura sconfitta nella finale dei mondiali di Sudafrica 2010, annientando la Spagna nella prima partita del gruppo B. Un secco 5-1 che sa di fine di un’epoca, anche se prima di dare per finiti i campioni di tutto (a tutti i livelli, dall’under-21 alla nazionale maggiore) ci penserei due volte, onde evitare clamorose marce indietro in caso di rinascita delle Furie Rosse. La goleada subita dagli uomini di De Bosque comunque deve fare riflettere, perché potrebbe essere effettivamente la fine di un’era. Il calcio, si sa, è fatto a cicli: nel 2008 il Barcellona si affermava come grande dominatrice del calcio europeo, aprendo anche il ciclo di vittorie della nazionale spagnola, trascinata dal blocco blaugrana: in 4 anni due Europei (Austria-Svizzera 2008 e Polonia-Ucraina 2012) e un Mondiale (Sudafrica 2010), a cui bisogna aggiungere il trionfo all’europeo under-21 dei giovani iberici contro i nostri azzurrini (Israele 2013). La Spagna in questo momento è addirittura ultima nel suo gruppo, in virtù della pesante differenza reti che la pone alle spalle anche del Camerun, sconfitto dal Messico per 1-0 nella notte.

Robin Van Persie, mattatore del tiki-taka spagnolo

Robin Van Persie, mattatore del tiki-taka spagnolo

LA FINE DEL TIKI-TAKA – Il crollo di ieri sera non è il primo segnale della fine del ciclo: gli indizi si potevano già vedere nel declino del Barcellona, a secco di trofei in questa stagione per la prima volta dal 2004. Forse sarebbe servita più elasticità mentale da parte del ct iberico, che è rimasto agganciato agli uomini blaugrana, ignorando molti dei fautori del miracolo dei Colchoneros, campioni di Spagna e finalisti in Champions League. La ruota sta girando, non siamo alla fine del dominio spagnolo (Real vincitore della Champions, Atletico finalista e Siviglia vincitore dell’Europa League), ma alla nascita di un nuovo tipo di giocare a calcio, fatto più di tattica e corsa che di possesso palla e fitta rete di passaggi.

LA RINASCITA DELL’ARANCIA MECCANICA – Per un ciclo che finisce uno che inizia. O forse meglio dire ritorna. Ebbene sì, perché il gioco proposto ieri da Luis Van Gaal assomiglia molto a quello della storica nazionale che nel 1974 andò vicinissima alla conquista del mondiale di Germania. Era la nascita del calcio totale, capitanato dal genio di Cruijff: giocatori in grado di svolgere più ruoli al meglio, fondando le fortune dei Tulipani sulla corsa e sul bel gioco. Oggi a capo della squadra orange ci sono Van Persie, Robben e Sneijder, senatori di una squadra che punta alla vittoria che troppe volte è sfuggita all’ultimo secondo, come nel 74, appunto. L’Arancia Meccanica fu infatti fermata in finale dalla concretezza della Germania dell’Ovest, che dopo essere andata in svantaggio dopo pochi secondi, recuperò e vinse la partita per 2-1.

Jacopo Gino (@jacopogino)

Classe '94, studente presso la facoltà di giurisprudenza di Torino. Aspirante giornalista, cerco di unire qualità nella scrittura, nuove idee e, quando serve, una buona dose di ironia. Perché leggermi? Perché non scrivo mai cose banali e cerco sempre di proporre nuovi spunti interpretativi sui temi di cui parlo

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