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I ricorsi di Roma e Inter, un pugno in faccia allo Sport
Pubblicato
10 anni fa|
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Enrico Steidler
Adesso basta, non se ne può più. Dopo la frutta, alla quale eravamo già arrivati da tempo (vedi alle voci Perinetti e Zamparini), è arrivato il momento dell’amaro: Roma e Inter hanno presentato ricorso contro la squalifica inflitta a De Rossi e Juan Jesus per i pugni rifilati a Icardi e Romagnoli durante il match di sabato scorso all’Olimpico e la notizia – che non sorprende nessuno – impone una seria riflessione sul degrado morale che ci circonda e al quale rischiamo di assuefarci.

Il pugno di De Rossi a Icardi
MI APPELLO, VOSTRO ONORE – Tre giornate da trascorrere lontano dai campi da gioco (il mediano giallorosso salterà le gare con Napoli, Udinese e Chievo, mentre il difensore nerazzurro vedrà dalla tribuna i match contro Torino, Verona e Atalanta) meditando sui propri errori: la sanzione decisa dal giudice sportivo nei confronti dei due pugili è eccessiva, forse, ma solo per difetto (soprattutto per un pluri-recidivo come De Rossi), e tuttavia i loro club mettono da parte ogni pudore e promettono battaglia. Il ricorso, infatti, non è inteso per quello che è – uno strumento di giustizia – ma come l’estremo, “doveroso” tentativo di far prevalere il proprio interesse bottegaio e niente più. Come se non bastasse, i precedenti sono molto incoraggianti in tal senso, e alla certezza della pena si è ormai sostituita quella dello sconto, se non, addirittura, della piena assoluzione (ricordate Andelkovic e il suo clamoroso mani in area gabellato per una “dinamica di gioco”? Il Palermo vinse la causa…).
IL PASSATO DI CAPITAN FUTURO – Invece di sanzionare duramente i giocatori, di obbligarli a chiedere scusa a tutti e di accettare le decisioni del giudice sportivo – come di solito si fa in Inghilterra, dove alla faccia ci tengono – Roma e Inter preferiscono quindi percorrere la via più facile, ed è davvero significativo che sostenere l’insostenibile (verrà contestata la condotta violenta dei giocatori e si cercherà di far passare il cazzotto per uno scontro di gioco) sia ritenuta la cosa più conveniente da fare in simili frangenti. Così fan tutti, d’altra parte, e meno male che a riscattare l’immagine di quella baracca che è il mondo del calcio tricolore ci ha già pensato Cesare Prandelli decidendo di non convocare De Rossi per l’amichevole con la Spagna in programma domani a Madrid. Punizione sacrosanta, ma…non sufficiente. Icardi, infatti, non è la prima vittima di uno scontro di gioco con il prode giallorosso, ma la quarta: prima di lui, infatti, erano già stati “timbrati” Bentivoglio (niente Estonia e tre giornate di squalifica per quell’episodio), il croato Srna (esclusione dalle gare contro Slovenia e Ucraina) e Stefano Mauri (addio all’amichevole contro la Francia). Con un simile passato, che Futuro dovrebbe avere il Capitano?

Rudi Garcia, tecnico della Roma
ROMA CAPOCCIA – E che dire della società capitolina, che ha avuto pure la sfrontatezza di criticare il ct della Nazionale per la sua decisione di punire De Rossi prima di conoscere la sentenza di Tosel? “Io guardo le partite e non devo aspettare il giudice sportivo“ – ha replicato Prandelli – “Se vedo un gesto che ritengo non in linea, il calciatore che lo ha commesso non viene in Nazionale. I giocatori hanno accettato questo discorso”. L’Oscar, però, se lo aggiudica il mister Rudi Garcia: “Non bisogna condannare De Rossi, la tv non riesce a vedere tutto: difficile giudicare dalle riprese”. Chapeau!
PRENDIAMO ESEMPIO DAI CUGINI – Ok, visto che da soli non ci arriviamo e che abbiamo tanto bisogno di un “fratello maggiore” che ci aiuti a stare al mondo, perché non facciamo come in Francia? Lì sì che sanno come trattare i ricorsi improponibili, e la vicenda di Leonardo, condannato l’estate scorsa a nove mesi di squalifica per aver spintonato un arbitro, è esemplare. Nonostante le immagini fossero eloquentissime – tranne, forse, che per Rudi Garcia – il Paris Saint-Germain difese a spada tratta il suo dirigente (“È il delegato prima di me, quello con l’auricolare nero, che mi blocca il cammino” – disse l’allora ds dei parigini ricostruendo i fatti in modo a dir poco fantasioso – “È lui che mi spinge verso l’arbitro”) e fece ricorso. Risultato? Quattordici mesi di squalifica.
Ci vuol tanto a fare lo stesso?
Enrico Steidler
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