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Champions League

Milan-Barcellona: quando i terrestri non fanno atterrare gli alieni e il loro ”anticalcio”

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Messi si infortuna in cerca del record

BARCELLONA, 21 FEBBRAIO – Non sono stati quelli di una volta. Quelli che ti imponevano si il 70% di possesso palla, ma che ti regalavano anche 20 tiri nello specchio di cui almeno 3-4 entrati dentro. Non son stati quelli che ”la palla ce l’hanno sempre loro e non gliela puoi togliere”. Quelli che ” E ora come li fermo? ” .

Nessuna squadra è invincibile, hanno tutte un punto debole, quell’unica rotella in un ingranaggio perfetto che non gira come le altre e che tra altre mille è difficile trovare. C’è però chi è riuscito a scovarla. E vuoi o non vuoi c’è sempre l’Italia di mezzo.

IL PROFETA MOURINHO – Il primo fu Josè Mourinho, che proprio tre anni or sono con il ”chiudi e riparti” riuscì a imporsi per 3-1 a San Siro, stesso vantaggio maturato dal Milan di ieri sera. Partita perfetta degli uomini dello Special One, che al ritorno con il cosi detto ”anticalcio all’italiana”, si portano a casa una qualificazione incredibile. Segue a ruota un altro italiano, ma su una panchina inglese, Roberto di Matteo, che con due prestazioni di cuore e grinta, guidate entrambe da un sontuoso Drogba e un magistrale Lampard, porta a casa un’altra finale lasciando Messi e compagni a bocca asciutta. Ai tifosi dei blues non importa aver subito. Importa aver sconfitto chi pochi anni fa aveva negato loro una finale meritata – ricorderete la querelle Drogba-Ovrebo- . E infine Allegri, che ieri sera ha compiuto un vero e proprio ”miracolo sportivo”, con quello che i media spagnoli definiscono ” il Milan più scarso degli ultimi anni”. Il che è vero. Senza ombra di dubbio la rosa del Milan rispetto all’anno scorso ha perso notevolmente in qualità, carisma ed esperienza, ma con l’addio di Ibrahimovic ha guadagnato inevitabilmente in gioco di squadra e affiatamento tra i reparti, cosa che con lo svedese accentratore di gioco non puoi permetterti.

E SE L’ANTICALCIO FOSSERO LORO ?-  Sterili le polemiche per il solito campo di ”patate” e per il catenaccio che tutte le squadre che affrontano il Barcellona sono costrette a impostare. Ma ecco la provocazione: se difendere in dieci dietro la linea del pallone è un insulto al Dio pallone, come dovremmo descrivere un gioco basato su un possesso palla del 70% che però porta a soli due tiri in porta in tutta la partita? Non è forse anche questo ”anticalcio” ? Osservare una squadra che per quasi 90 minuti si passa la palla senza verticalizzare, senza cercare imbucate  – impossibili viste la perfetta chiusura degli spazi imposta da Ambrosini e compagni- ma sopratutto senza tirare in porta. Questo è giocare a calcio? La verità è che ormai lo spartito è stato imparato a memoria da tutta Europa e qualcosina negli schemi barcellonisti forse va cambiato. Basta cercare di arrivare in porta con la palla, basta tentare le giocate nello stretto sperando che Messi riesca a saltare i due,tre marcatori che gli piombano addosso. Evidentemente per la partita di ritorno e probabilmente per il futuro, Vilanova – al quale va l’in bocca al lupo e l’augurio di una pronta guarigione – dovrà far capire ai suoi che il tiro dalla distanza non è poi così malaccio come soluzione. In fondo i giocatori per farlo non mancano. Certo bisognerà vedere se gli lasceranno fare anche questo.

ANNULLARE MESSI SI PUO – La stessa pulce argentina, che ha tentato a più riprese  di prendere per mano la sua squadra ieri sera è rimasta in disparte a lucidare i quattro palloni d’oro . Non si discute la classe e l’immensità del numero 10 blaugrana – anzi arancio shocking vedendo la divisa presentata ieri sera- ma è palese come quando vengono imbrigliati i suoi compagni di merenda a centrocampo- Xavi e Iniesta ndr -, quando tra difesa e centrocampo avversari ci sono 3 metri e non i 30 che incontra in Spagna e quando la linea difensiva avversaria resta alta,  l’alieno torna sul suo pianeta. Un po come succede in nazionale, dove la stella di Messi ha iniziato a brillare solo nelle ultime uscite, ma mai nelle partite – e nelle competizioni– che contano. Ti accorgi che le cose si complicano, quando a metà del primo tempo l’argentino torna a centrocampo a prendere la palla, cosa che gli si vede fare sempre più raramente, tanto lo strapotere assunto dalla sua squadra nella Liga. Lo vedi iniziare a vagare da una parte all’altra del campo con frenesia, in cerca della posizione giusta da cui colpire, senza mai trovarla. Ci prova su Constant superandolo un paio di volte, ma gli prendono le misure anche lì con il raddoppio di Muntari. Ci prova dal centro, mandando in bambola Ambrosini e chi lo aiuta a raddoppiare, ma dalla terza volta in poi il capitano rossonero gli impone l’alt. L’Italia potrebbe quasi diventare un’ossessione per lui. Tre goal su calcio di rigore, mai su azione. Che gli venga voglia di venirsi a cimentare da noi prima o poi?

FINE DI UN’ERA ? – Forse un po presto per dirlo. In molti fanno notare l’assenza di Vilanova in panchina, assenza che avrebbe pesato sul match. Ma ad una squadra che gioca a memoria dai tempi della cantera si può far notare come la Juventus abbia superato da prima in classifica un turno di Champions League e sia stata saldamente al comando del campionato italiano – e lo è tutt’ora- . Parlare di fine di un ciclo e di necessità di un rinnovamento è certamente prematuro, una partita no capita a tutti, ma forse il sentore che questo Barcellona si stia avviando alla fine della sua avventura nella storia del calcio iniziano ad avvertirlo un po tutti. Qualcuno lo sussurrava già dall’addio di Guardiola, qualcuno dalla sconfitta con il Celtic. Ma nessuno che voglia davvero alzare la voce e suonare un campanello di allarme che non faccia rilassare i fenomeni. Se incassi goal da 10 partite consecutive, concedendo la rete a squadre lontane anni luce dai livelli del Milan – vedi il Granada- mentre prima eri un fortino inespugnabile , se inizi a steccare le partite che contano contro i pochi avversari che davvero possono farti paura – vedi anche il Real Madrid in Copa del Rey pareggiata 1-1- forse gli ingranaggi vanno oliati e la rotellina debole protetta .

Sia chiaro, non è un processo al Barcellona, la squadra è ancora pienamente in corsa e il ritorno al Camp Nou potrebbe regalare una goleada di Messi e compagni, ma da ieri sera forse le sicurezze e le convinzioni dei blaugrana sono iniziate a vacillare. Del resto nel calcio non esiste la squadra perfetta. Il calcio sfugge ad ogni logica, non ti permette di fare calcoli e premia non il più forte, ma il più meritevole, quello che con il cuore, l’umiltà e la tenacia si carica di coraggio e scende in campo per superare i suoi limiti e fare la storia.

a cura di Antonio Foccillo