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Storie Mondiali: il Brasile ha il suo Lazzaro, Ronaldo è tornato
Luis Nazario Da Lima, “quello vero“, Ronaldo. Campione del Mondo a 17 anni, senza mai giocare si, ma “ad esserci in quel Brasile” da minorenne. Roba da fenomeni, 3 finali nei primi 3 mondiali, due vinte di cui una da assoluto protagonista e l’altra, purtroppo sappiamo tutti come è andata. Fu ischemia, o semplice malore, qualcuno lo dette addirittura per morto: dopo il Maracanazo, la scena di Ronnie che scende senza reggersi in piedi le scalette dell’aereo dopo la finale persa, è l’immagine più triste della storia di un Paese che ha vissuto e vive di calcio. Ma lui, 4 anni dopo, fra cliniche ed ospedali deciderà un altro Mondiale: Ronaldo si prenderà tutto l’oro del mondo.
RONALDO, IL BRASILE ED I MONDIALI: NESSUNO COME LUI – 18 gol, il miglior marcatore di tutti i tempi dei Campionati del Mondo dal 1930 ad oggi: in 84 anni nessuno ha osato tanto, ma questo è nulla se confrontato con ciò che sta nel mezzo. La storia di Ronnie è nota a tutti, il rientro all’Olimpico dopo un anno di stop che dura appena 6 minuti: il ginocchio fra crack e fuori un altro anno e mezzo. In 3 anni gioca 360 secondi: quello stesso giocatore, in pochi mesi, tornerà e farà vincere un Mondiale al Brasile da capocannoniere ed alzando il pallone d’oro, il secondo, qualche mese dopo. Ma lui c’era già quando l’Italia piangeva per il rigore alle stelle di Baggio, era Usa 94′, a 17 anni un baby fenomeno del Cruzeiro veniva convocato per i Mondiali fra mostri sacri come Romario e Bebeto: zero minuti giocati ok, ma cercatelo nella storia recente ed anche in quella passata un minorenne nei 23 di una Nazionale di alto livello. Non lo troverete, in pochi anni capiremo perchè: incanterà Olanda, Spagna ed Italia, fino a Francia 98′ e a quella tremenda notte. E’ in stanza con Roberto Carlos, cuffie all’orecchio e musica a palla, sente un tonfo e vede la sagoma di Ronaldo per terra che si batte il petto e con la lingua arrotolata. L’immagine è angosciante, si precipita nel corridoio chiedendo aiuto, nessuno sa cosa fare: lo portano in ospedale, il portiere dell’albergo comunica a qualche giocatore che Ronnie non ce l’ha fatta, il giorno dopo i medici sveleranno al mondo che il Fenomeno sta bene e può addirittura giocare. Tutto quello che c’è attorno a quella notte è avvolto da un mistero tutt’oggi non svelato, nemmeno dinnanzi alla Corte Parlamentare del Brasile che intendeva far luce sul misfatto. Chiunque abbia visto Ronaldo giocare, anche solo per 5 minuti da Youtube, spendendone altrettanti per guardarlo in quella mesta finale con la Francia, si chiederà se stiamo parlando dello stesso giocatore. Un’ombra, che poche ore dopo non riuscirà nemmeno a scendere delle scale senza appoggiarsi col rischio nonostante tutto di cadere barcollante. Quella notte “muore” per davvero un giocatore che non rivedremo mai più nel massimo del suo splendore, che in quei 4 anni è stato lì sul podio delle leggende di tutti i tempi con Pelè e Maradona: ma due crociati rotti e 6 minuti di calcio in 3 anni non basteranno per tappare le ali a quel ragazzino uscito dalle favelas.
La salute è quella che è, il morale non sta meglio: sono ancora calde le lacrime di quel 5 maggio in cui svanì uno Scudetto praticamente vinto con l’Inter. Insomma, Ronaldo arriva non al meglio alla kermesse asiatica del 2002: ma come raramente accade, spesso alle leggende e sempre ai predestinati, quel mese ritornerà il Fenomeno che tutti aveva fatto innamorare prima e piangere dopo, in quella maledetta sera dell’Olimpico. Il Brasile arriva alla Finale con la Germania trascinata dai suoi gol, sembra tutta una favola destinata ad avere un lieto fine. Ma chi ha vissuto le vicende del brasiliano è consapevole che il destino beffardo è dietro l’angolo, la fiducia nella buona sorte è svanita da un pezzo, tutto era andato sin troppo bene per essere vero. Ma alle volte anche la Dea bendata sa essere magnanima, ridando ciò che aveva tolto: Oliver Kahn, il miglior giocatore del Mondiale sino a quel momento, compie una papera clamorosa. Ronaldo ci si avventa vedendo in quel pallone tutto il male che senza meritare aveva subito, tutta la sfortuna che si era presa gioco della sua salute, tutti quegli anni tolti alla gioia di fare ciò per cui era nato.
Il calcio a quel pallone lo abbiamo dato tutti, innamorati di quella storia, pazzi di Ronaldo: dopo ne segnerà un altro, diventerà leggenda ed eroe di un popolo in visibilio. Ronaldo era tornato e si era ripreso tutto, con gli interessi: il Brasile aveva il suo Lazzaro ed il mondo era ai suoi piedi piangendo per lui, questa volta di una gioia indescrivibile.
Orazio Rotunno