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Pippo Inzaghi – Dall’area di rigore alla panchina: storia di una leggenda
Pubblicato
3 anni fa|
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Alessandra Santoro
“Non è Inzaghi ad essere innamorato del gol, è il gol ad essere innamorato di Inzaghi”. Ecco, forse, la frase che meglio lo può descrivere. Un predatore. Uno affamato di gol. Uno che dell’area di rigore ha fatto il suo regno. Il suo nome è Filippo Inzaghi, meglio conosciuto come Pippo, ed è uno dei superbomber che più hanno entusiasmato gli amanti del calcio.
Prima punta di razza, estremamente rapido. Sì, non molto dotato tecnicamente, ma noto soprattutto per la grande abilità nell’approfittare delle disattenzioni degli avversari e per il fiuto per la rete che lo hanno reso un vero e proprio incubo per le difese avversarie.
PIPPO INZAGHI, CARRIERA LEGGENDARIA
Gli appassionati la sua carriera la conoscono bene: lunga, ricca, leggendaria. Dagli inizi nel Piacenza, per poi sfondare nell’Atalanta, e la consacrazione nella vecchia Signora Juventus. Poi gli anni d’oro al Milan, con cui conquista la maggior parte dei trofei della sua carriera. Ancora, la vittoria ai mondiali di Germania 2006; e infine il ritiro dal calcio giocato al termine della stagione 2011-2012 per iniziare la carriera da allenatore.
In tutta la sua carriera Pippo Inzaghi ha realizzato 316 gol in 694 partite ufficiali. Grazie a queste reti è il quarto miglior marcatore nelle competizioni UEFA per club. Ha inoltre realizzato un gol in almeno una finale di tutte le competizioni disputate ed è l’unico calciatore ad aver segnato in tutte le manifestazioni internazionali per club.
In totale con la Nazionale italiana ha disputato 57 partite segnando 25 reti, grazie alle quali è al sesto posto nella classifica dei marcatori dell’Italia: lo precedono solo Gigi Riva, Giuseppe Meazza, Silvio Piola , Roberto Baggio e Alessandro Del Piero.
Si è battuto con Raul per il primato di reti in Europa, prima che i due giovani alieni di nome Leo e Cristiano arrivassero a battere i loro record. Con il Milan ha combattuto con tutti i difensori delle squadre avversarie; nel del 2010 si frantuma il ginocchio sinistro. Potrebbe chiudere lì la sua carriera, ma decide che non è ancora il momento di mollare tutto. Si rimette in piedi, e il 13 maggio del 2012 scende in campo per l’ultima volta con la maglia rossonera. Fa cifra tonda, sono 300 le volte in cui ha indossato quella maglia. Saluta tutti a 38 anni suonati, quando avverte che il famoso scatto del predatore sta iniziando a fermarsi.
Resta comunque al Milan, iniziando la carriera da allenatore. La sfida di portare i rossoneri in alto, però, fallisce. Forse, per la prima volta, si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato; lui che invece, in campo, si trovava sempre e comunque al posto giusto.
BENTORNATO, PIPPO!
Ma Superpippo non molla. No, non è abituato. Nemmeno dopo l’esonero con il Milan, le dimissioni da tecnico del Venezia e un altro esonero con il Bologna. Il 22 giugno 2019 è nominato nuovo tecnico del Benevento, in Serie B. Dopo una stagione condotta saldamente al primo posto, battendo numerosi record per la categoria, la squadra campana ottiene, con ben sette turni di anticipo, l’aritmetica promozione in Serie A da capolista.
Tra Filippo e il Benevento si è creata immediatamente una forte sintonia. Una unione perfetta, forse perchè entrambe smosse da un forte desiderio di riscatto. Un lui reduce da difficili stagioni in Serie A, e una lei che ancora provava a smaltire la cocente eliminazione contro il Cittadella nei playoff dello scorso anno. Pippo è stato un vero e proprio trascinatore. Lui, che da calciatore ha vinto tutto, aveva bisogno di un altro, l’ennesimo, stimolo per urlare a tutti quello che dalla prossima stagione avrà modo di dimostrare. Ora quindi lo sappiamo: non è finita qui. Bentornato, Pippo.
Alessandra Santoro
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