Arte&Cultura
La felicità? E’ a portata di coccola…

L’altroieri era la Giornata mondiale della felicità (per l’Onu, che la istituì nel 2012, la ricerca del benessere è un obiettivo fondamentale dell’uomo), ma è da almeno una settimana che l’argomento tiene banco su tutti i giornali. Fior di commentatori, da Gramellini a Furio Colombo, si sono espressi al riguardo, e la notizia che Isernia sarebbe – il condizionale è d’obbligo – la provincia più ‘mogia’ del Belpaese (Novara, invece, quella più sorridente) si somma in queste ultime ore a quella di cui si parla da giorni un po’ ovunque, dal Bar dello Sport ai talk show: l’Italia è solo – anzi sarebbe – al 50esimo posto posto della classifica mondiale redatta dal Sustainable Development Solutions Network dell’Onu. Peggio di Nicaragua, Uzbekistan e Malesia, ma meglio di altri 106.

…a portata di coccola…
CERCHI LA FELICITA’? NO, GRAZIE, MI DA’ L’ANSIA – Ora, al di là di queste classifiche, dei criteri seguiti per stilarle e di tutto il can-can mediatico annesso e connesso, c’è una cosa sulla quale vale la pena di soffermare l’attenzione e di farsi, perché no, qualche semplice domanda: porta alla felicità dell’uomo il fatto che essa possa essere in qualche modo ‘pesata‘? Come un lottatore di Sumo o una fetta di pecorino? Oppure solo l’idea fa venire tristezza? Ed esiste, poi, qualcosa di più ansiogeno del desiderio stesso di raggiungerla? Sbaglio, o buona barte delle nevrosi che affliggono la società moderna sono causate proprio dall’affannosa ricerca in tal senso? E dalla nostra sostanziale ignoranza in materia?
ANTICA SAGGEZZA – Già, perché cos’è la felicità, qualcuno sa dirlo con precisione? Corrisponde forse – anche se per gli occidentali la questione non si pone neppure – ad ascetica rinuncia? O a piena e quotidiana dedizione agli altri? Oppure, più banalmente, è sinonimo di salute? Di benessere economico? Di successo sul lavoro? Può dirsi felice, di conseguenza, il fortunato che ha tutte queste cose messe insieme ma è pure brutto come uno scorfano e tira avanti a botte di YouPorn? Chissà (e in fondo non importa, perché le statistiche tengono conto di quello che uno dice di essere, non di quello che è). Per quanto mi riguarda, ammetto di non sapere cosa sia la felicità, ma conosco perfettamente, e consiglio a tutti, almeno una cosa certa che la procura: ‘Felicitas – dicevano gli antichi romani – est parvus canis calidus’, la felicità è un cucciolo caldo. E se il cane è vecchietto, aggiungo io, va benissimo lo stesso.
Volete la gioia? E’ in un canile che vi aspetta.
Enrico Steidler

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