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Bobby, Inglese per davvero
Sul rapporto tra nome e destino sono state scritte moltissime cose, alcune interessanti, altre decisamente meno. In ogni caso, non tratteremo la questione nel presente articolo. Il titolo serviva soltanto come introduzione celebrativa nei confronti di un attaccante di cui ancora non si è compresa la reale dimensione. Parliamo di Roberto Inglese, centravanti del Parma, autore di un discreto inizio di stagione, ma soprattutto di un’eccellente prestazione contro l’Inter, nell’anticipo della quarta giornata di Serie A.
STILE INGLESE – Vero, si continua a giocare con il cognome, ma non è facile fare finta di nulla. La prova di Inglese contro l’Inter ha ricalcato molto il modello, invero ormai parzialmente superato, della prima punta inglese, quella che va a battagliare con il mondo intero al solo fine, in molti casi, di sporcare mezza palla o far rifiatare la propria squadra per venticinque secondi scarsi. Incubo dei difensori, meno dei portieri, che tutto sommato vedono arrivare palloni un po’ da ogni parte, eccetto che dall’attaccante avversario. Giocando così, Giroud si è laureato campione del mondo. Scusate se è poco.
SOTTOVALUTATO O NO? – In realtà, la carriera di Inglese ci racconta dell’altro. Né raffinato esteta, né ruvido panzer, l’attaccante nato a Lucera quasi 27 anni fa ha fatto della completezza la sua arma vincente. Il Napoli ci aveva scommesso, ma poi ha preferito virare altrove. In effetti, non è facile farsi un’idea sulle qualità di Inglese. Numeri alla mano, il calciatore non pare svettare rispetto ad altri suoi colleghi. Le sue prestazioni in alcune partite, tuttavia, lasciano pensare il contrario. Un enigma destinato, probabilmente, a perdurare durante tutto l’arco della sua carriera.
BOMBER DI PROVINCIA? – Sì, perché Inglese non ha nemmeno le caratteristiche del classico bomber di provincia, sulla falsariga dei vari Caracciolo e soci. Arrivato in Serie A soltanto a 24 anni, solo da due stagioni si è dimostrato uomo da doppia cifra, se si esclude l’annata in cui segnò 11 gol con il Lumezzane in Lega Pro. Non è nemmeno di quelli che si esalta quando le partite scottano. Nella scorsa stagione, 7 delle 12 reti sono arrivate nel girone di andata, e una nell’ultimo match, a giochi ormai conclusi, contro il più che retrocesso Benevento. Rispetto all’attaccante tradizionale delle piccole realtà, Inglese sembra avere meno killer instict ma più tecnica, meno fame ma più voglia di giocare a pallone. Un altro enigma.
Poco Inglese, comunque. O molto. Dipende da come si vuole intendere il calcio.