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Tante polemiche e poco merito: questo è il calcio, bellezza!
Pubblicato
7 anni fa|
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Modestino Picariello

Molto poco merito: la rissa finale di Parma – Fiorentina
Riparte la 25a giornata di serie A vista dai tifosi: messa in archivio Napoli-Genoa, possono finalmente cominciare, pronte a chiudersi al prossimo fischio d’inizio, le infinite polemiche in merito a errori ed orrori che anche stavolta la Serie A non ha lesinato.
FUORI CAMPO – Perché, diciamoci la verità, lo sport preferito dell’italiano medio non è il calcio, ma parlare di calcio, di tutto quello che c’è intorno e che spesso c’entra poco o niente con la partita. Perché nulla è più opinabile di quel pallone che rotola con quelle leggi così equivocabili, che rendono impossibile stabilire un risultato finale condiviso da tutti. Detta in altri termini, nel calcio non c’è nulla di neanche lontanamente paragonabile ai “punti” che troviamo nel wrestling. Certo, qualcuno dirà: “Scusa, ma al fischio finale c’è un risultato definitivo e quello è!”. Ovvio, peccato che in uno sport normale le partite durerebbero 90 minuti, mentre qui…..
STORIA RECENTE – …. qui accade che Parma-Fiorentina, (fischio finale lunedì sera, alle 20.30) prosegua col referto arbitrale che porta alla squalifica di Borja Valero e continuerà col ricorso e le polemiche dei gigliati contro un arbitraggio a loro dire “antipatico”, mentre non si placheranno neanche nelle prossime settimane le discussioni per il fallo (netto, va detto) che avrebbe provocato un rigore per il Torino del derby di domenica sera, concluso, appunto, domenica, ma che per le copertine dei giornali sportivi sembra continuare ancora oggi. Poco importa del fatto che, per quei famosi punti, Fiorentina e Juventus avrebbero meritato entrambe la vittoria. Si continuerà a parlare di risultati “giusti”, ma partendo da risultati “sbagliati”.
L’ERBA DEL VICINO E’ SEMPRE PIU’ VERDE – Il concetto è che le regole e lo sviluppo del gioco, almeno per gli sport di squadra famosi quanto il calcio, sono tali che fare “punti” è molto più facile ed un errore tecnico (ovvero indipendente dalla volontà dei singoli atleti in campo) è accettato perché molto meno decisivo. Ci può essere, per ipotesi, un punto errato se bisogna farne almeno 25 (vedi pallavolo) o se hai la possibilità di pareggiarlo in 25 secondi (vedi basket). Ma come decidere quanto incide un calcio di rigore in una partita, come il derby torinese, finita 1-0? E quanto conta il fatto che la Juventus avesse fino a quel momento dominato e che un calcio di rigore non vuol dire automaticamente un gol? La risposta è l’essenza del calcio: non lo può dire nessuno con certezza, e per questo chiunque ha il diritto di parola, annullando il merito della prestazione sportiva sulla fiamma dell’ego della propria opinione.
CILIEGINA SULLA TORTA – A tutto questo si aggiunge il fatto che il calcio ha scelto, forse unico tra gli sport professionistici, di dare totale supremazia all’occhio umano a dispetto dell’infallibilità di un computer. Cioè, non solo non vogliamo un risultato definito, ma vogliamo anche essere sicuri che potremo polemizzarci sopra. L’uomo sbaglia, per natura: non conta quanto sia bravo, attento e veloce, si sa che farà qualche sbaglio, ma rifiuta a prescindere aiuti. Poco importa che in quei 90 minuti possano girare fiumi vorticosi di soldi, è molto probabile che ne girino molti di più per alimentare la fiamma dell’incertezza. Ed in effetti basta pensarci: di cosa sentite parlare il giorno dopo? Delle medaglie italiane alle olimpiadi o del favore arbitrale dato alla Juve? Dell’impresa di Belinelli o degli stenti dell’Inter di Thohir? La risposta la sapete, ma del resto “questo è il calcio, bellezza, ed il merito non può farci proprio niente!”
Modestino Picariello
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