Cinema
Cinema, analisi “The Canyons”: oltre le derive della narrazione

Nelle ultime settimane si è già scritto molto su “The Canyons” di Paul Schrader. Lo si è attaccato e lo si è difeso. La critica è così: pura lotta di potere. Si è scritto anche molto sul ritorno di Lindsay Lohan: del dolore di una diva mancata e della rinascita dalle ceneri di un martirio estetico.
Da parte nostra, abbiamo visto un grande film di un grande autore ma non possiamo pretendere che tutti siano d’accordo. Possiamo però cercare di ricordare i motivi che ci spingono ad amarlo. Abbiamo visto – ci si conceda la presunzione – la morte della narrazione sullo schermo. Pensata e ripresa a modi di autoscatto. Quasi il film volesse mercificare pornograficamente se stesso. Ma forse anche questo è stato detto. Lo fa – si mercifica, questo film – secondo per secondo.
Per un Cinema effettivamente muto. Un Cinema scostante. Fondamentalmente sbagliato. Incostante e incorreggibile. Boccheggiante come un acquario senza ricambio. Apatico, meccanico e impotente come le pagine del marchese De Sade. Espressivamente invalido. Sbiascicante. Insensibile alle pratiche del grottesco perché saturo di sé…
A ben vedere, una sequela di improbabili errori. Ma non è forse questo che la comunicazione sta diventando? Allora perché non dare al Cinema quel che è del Cinema? E all’Uomo quel che è dell’Uomo (quel Bruto)? Infondo, se l’Ulisse dantesco si fosse disturbato a mettere per iscritto le sue sentenze sulla conoscenza, non è detto che avrebbe trovato qualcuno in grado di comprenderle. Nessuno legge più davvero la Divina Commedia. E nessuno legge più De Sade. Forse il re di Itaca avrebbe fatto meglio a twittare tutto, col rischio di trovare gente come Machete. E allora Schrader ed Ellis col loro film cosa ci dicono del Mondo? Probabilmente nulla davvero. E a volte è meglio così. A volte è meglio non sapere. L’importante, tuttavia, nell’Arte, è non distogliere lo sguardo. Non distogliere lo sguardo dalle sale vuote, dalle sale chiuse, dagli schermi piatti dei telefoni e dalle strade, dalle case di vetro, dai giardini.
Lì, da qualche parte, è il pubblico. E lì è anche il Cinema. Pronto a tradire e a essere tradito come attricette e pornodivi sul viale dell’incubo hollywoodiano. Scusate se è poco.
Alessandro Amato

1 Comments