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Mancini: “All’Inter sono stato benissimo. Balotelli? Pensi a fare il giocatore”

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MANCHESTER, 27 SETTEMBRE – Non un momento esaltante per il Manchester City. Rimontato nel finale dall’Arsenal in campionato, eliminato dalla Capital One Cup (l’ex Carling Cup) dall’Aston Villa ai supplementari e col clamoroso ribaltone di Madrid in Champions che ancora brucia tra le casacche celesti, Mancini non può che essere per lo meno preoccupato. Col primo posto nel proprio girone dell’ex Coppa dei Campioni (e perché no, anche la qualificazione) messo già in pericolo e col distacco niente male, 4 punti, in campionato dalla capolista (il Chelsea di Di Matteo), l’inizio non fa urlare di gioia i supporter della sponda araba di Manchester. E Mancini, ai microfoni di Radio 2 Rai, non nega che la squadra da lui allenata non sia proprio in un periodo esaltante: In questo momento la squadra non è ancora in buona condizione, abbiamo dei problemini ma sicuramente li mettiamo a posto” ha spiegato il tecnico di Jesi. Di seguito, ecco gli estratti più importanti dell’intervista al tecnico del Manchester City.

L’ESPERIENZA NERAZZURRA – Inevitabile che, essendo intervistato da un programma radio (‘Chiambretti ore 10’) italiano, gli argomenti di conversazione ricadano principalmente sul calcio nostrano, e in particolar modo sulla sua ultima, prestigiosa panchina italiana, l’Inter, e ovviamente sul Bad Boy Mario Balotelli, suo pupillo, il cui rapporto si realizza alla perfezione nella metafora dell’utilizzo del bastone e della carota. Quali migliori argomenti per stuzzicare il mister che tanto bene ha fatto da calciatore con le casacche di Sampdoria e Lazio? Ed è proprio dalle sue memorie nerazzurre che parte l’intervista. All’Inter sono stato benissimo, ma ci vogliono allenatori più giovani“, ha detto Mancini. Per poi aggiungere: In Italia bisogna avere un po’ più di pazienza, quando si cambiano tanti giocatori, non si può pensare che se si sbagliano due partite si debba già cambiare“. Insomma, nonostante il finale controverso del rapporto Inter-Mancini (ricorderete tutti le sue dichiarazioni post Liverpool -Inter – match che costò l’eliminazione dei nerazzurri dagli ottavi di Champions League- in cui annunciò le sue dimissioni a fine stagione, per poi ritirarle; alla fine però venne esonerato lo stesso da Moratti, sostituito da voi-sapete-chi), il mister di Jesi ricorda con piacere l’esperienza milanese, dove, sotto la protezione della Madunina, vinse 3 scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane nel famoso periodo post-calciopoli. Lasciando, però, intendere che non farà di certo ritorno a breve in Italia, né tantomeno all’Inter: al City ha la fiducia e la stima di tifosi, dirigenza e squadra. Inoltre, li sì che lo lasciano sbagliare: altro che la limitata pazienza nei confronti degli allenatori emergenti di cui si lamenta il Mancio, la cui prima panca italiana è stata quella della Fiorentina.

BALOTELLI, BASTONE E CAROTA – Dopo aver citato l’esperienza all’Inter, il discorso non poteva non cadere su quel giocatore nato nella primavera nerazzurra e che proprio il Mancio ha contribuito a far esplodere definitivamente, per poi portarselo sotto la sua ala protettiva a Manchester: parliamo ovviamente di Mario Balotelli. Non un rapporto facile, quello tra i due italiani: tanta tensione traspare dagli ultimi episodi avvenuti tra i due e che costituiscono il quadro generale, una sorta di sintesi, di quello che è il rapporto giocatore-mister. Come non citare l’episodio, avvenuto dopo il triplice fischio che ha chiuso il match tra Manchester City e Arsenal, finito 1-1, in cui Mancini avrebbe spintonato Balotelli perché stressato dal suo modo di esprimere la delusione di essere stato escluso dall’undici titolare sia a Madrid col Real, sia contro i Gunners di Wenger; o ancora, quando Mancini avrebbe minacciato Balo, dicendogli che o smetteva di fumare o sarebbe rimasto fuori per molto a lungo. Cosa che, ovviamente, l’attaccante di origini ghanesi non ha preso proprio bene. In tal proposito è intervenuto il Mancio nell’intervista a Radio 2 Rai: Lui deve capire che ha un grande talento e non può disperderlo così. Quindi le donne, le sigarette, la bella vita le lasci da parte e pensi a fare il giocatore”. Insomma, prima la carota (“ha un gran talento”) e poi il bastone (“lasci da parte i vizi e pensi a fare il giocatore”): ciò che davvero serve per educare un giocatore che, ormai, per lui è come un figlio.

LA POLEMICA – L’ultimo argomento tirato fuori nell’intervista al Mancio riguarda la recente eliminazione dalla Capital One Cup per mano dell’Aston Villa (2-2 nei regolamentari, con a segno proprio Balotelli insieme a Kolarov, 2-4 alla fine dei supplementari) e in particolar modo il suo reclamo riguardo il comportamento dell’allenatore avversario, Paul Lambert, reo a detta del tecnico di Jesi di una evidente mancanza di rispetto nei suoi confronti dovuta ad alcune sue proteste sin troppo plateali: “Sono cose che capitano e ho detto ieri che non mi piacciono questi comportamenti perché in campo protestano tutti ed è già successo un paio di volte e questo non mi piace. Tutto qua, finisce lì. Mi sembra che stiamo facendo benissimo a parte la sconfitta di martedì. In due anni abbiamo vinto tutto“, ha dichiarato il Mancio. Una conclusione di intervista senz’altro ambiziosa quella di Mancini, seppur gli obbiettivi da raggiungere siano ancora tanti (e lontani) e il City visto nelle ultime partite debba fare ancora qualche passo in avanti a livello qualitativo. Ma i Citizens, nonostante i problemi, ci sono, e guidati da Mancini sono pronti a riscattarsi, per mantenere il titolo di campioni d’Inghilterra e fare il possibile per ottenere anche la corona massima europea.

A cura di Giovanni Nolè

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