Faccia a Faccia
Retegui e Gilardino, il faccia a faccia si tinge d’azzurro
Due gol, uno contro il Belgio e uno contro Israele. Insomma, se qualcuno avesse ancora qualche dubbio, Mateo Retegui si è preso ancor di più la Nazionale. Sembra dunque essere lui l’attaccante a cui il ct Spalletti ha consegnato i galloni di titolare, visto anche l’infortunio di Scamacca. Ma ecco che non può non venire un paragone con Alberto Gilardino, uno degli ultimi bomber azzurri, che l’italo-argentino lo conosce molto bene, avendolo allenato al Genoa.
Il gol nel sangue
Originario di Cossato, paese in provincia di Biella, Gila ha dato i primi calci al pallone nella Cossatese, per poi proseguire la sua crescita quel di Piacenza. Il debutto in Serie A è datato 6 gennaio 2000, con in panchina un maestro come Gigi Simoni. Nonostante la retrocessione, l’impressione che ha lasciato è molto buona, visti anche i tre gol. Si è poi confermato al Verona, con cinque reti in due stagioni. La sua consacrazione è però cominciata nel 2002, quando è approdato al Parma, sotto la guida di Prandelli. Dopo un avvio in cui è stato chiuso da Mutu e Adriano, nella stagione successiva è esploso, segnando 23 gol in Serie A. Meglio di lui solo un gigante come Shevchenko. Si è ripetuto l’anno dopo, giocando tra l’altro anche in Coppa Uefa. Ed ecco che, nell’estate del 2005, è arrivata la chiamata del Milan, che ha investito per lui 25 milioni di euro.
Classe 1999, il buon Mateo, nato a San Fernando, ha iniziato la sua carriera nelle giovanili del Boca Juniors, con il debutto in prima squadra datato 2018. La sua maturazione è continuata con i prestiti all’Estudiantes e al Talleres, dove non è riuscito a trovare continuità. La svolta è però data dal trasferimento al Tigre, dove, in un solo anno, ha messo a segno 23 gol in 42 presenze totali. L’italo-argentino è stato subito notato dal ct Mancini, ma anche dal Genoa, che ha deciso di puntare su di lui, investendoci circa 15 milioni di euro.
Gilardino tra alti e bassi, Retegui è solo all’inizio?
L’avventura rossonera di Gilardino è subito partita alla grande, con 17 gol in 34 presenze in campionato. Gli è mancato il gol in Champions, che è arrivato però l’anno dopo, dove è stato protagonista della cavalcata trionfale, con tanto di rete in semifinale contro lo United. Il non aver giocato la finale, vinta con il Liverpool, ha però per lui rappresentando una grande delusione, aprendo un periodo difficile e complicato, la cui conseguenza è stata la cessione. Nell’estate del 2008 è approdato alla Fiorentina. Con i viola si è rilanciato, segnando 57 gol in tre stagioni, tagliando anche traguardi importanti, come i 100 gol in Serie A e la soddisfazione di trovare il gol in quel di Anfield. Con Bologna e Genoa ha poi confermato il suo feeling con il gol e dato il contributo a salvezze importanti., chiudendo poi la carriera di calciatore con Palermo, Empoli, Pescara e Spezia.
Non vi è alcun dubbio sul fatto che le più grande soddisfazioni Gilardino le abbia vissute con la maglia azzurra, con l’Europeo e con le Olimpiadi in Under 21, ma soprattutto in quella cavalcata tedesca dell’estate 2006. Un gol contro gli Stati Uniti e l’assist a Del Piero nella semifinale contro la Germania gli esempi del suo contributo e di quanto Lippi credesse in lui.
Doppietta in Coppa Italia contro il Modena e gol al seconda giornata contro la Lazio: l’avventura ligure di Retegui è partita suon di gol. Con i rossoblu, sotto la guida di Gilardino, ha affinato la sua abilità in zona gol, la freddezza sotto porta e anche la capacità di partecipare alla manovra. Nove gol in trentuno presenze e la chiamata dell’Atalanta sono storia recente. Mateo si è adeguato subito agli schemi di Gasperini, come dimostrato dalle sette reti, dalle sue prestazioni. E lo sanno bene proprio la sue ex squadra e il suo ex allenatore, colpiti da una tripletta.
Anche in Nazionale l’italo-argentino ha quasi sempre fatto il suo, segnando all’esordio, trovando una discreta continuità e adeguandosi ai vari cambiamenti. A Euro 2024 non ha inciso, ma era difficile farlo. Nelle ultime partite però sta davvero diventando un pilastro dell’Italia tutta nuova di Spalletti. E potrebbe essere solo l’inizio.
Così diversi, così uguali
Bravo sia nei colpi di testa che acrobazia, Gilardino ha sempre fatto di tempismo e opportunismo le sue caratteristiche. Qualità che si possono rivedere in Retegui, che ovviamente però interpreta il ruolo in modo molto più moderno. Il giocatore dell’Atalanta si fa un po’ preferire in rapidità e fisicità, e, proprio sotto la guida di Gila, ha imparato ad arretrare per accorciare i reparti e a proteggere palla. Insomma, mai come in questo caso l’allievo potrebbe davvero superare il maestro. Serve forse un pizzico di furbizia e astuzia in più.