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Roma, la verità di Tiago Pinto e la sua eredità

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Tiago Pinto

Personalmente mi sento stanco. Penso che il ciclo sia vicino alla fine”. Il tono di Tiago Pinto sembra sconsolato, forse triste, sicuramente esausto come ammette lui stesso. Non lo possiamo sapere, visto che le sue parole le leggiamo attraverso le colonne del The Athletic, capace di raccogliere impressioni, stati d’animo e pensieri dell’ormai ex Direttore Generale della Roma.

Lo sarà ancora, fino agli inizi di febbraio. In ballo c’è una sessione invernale particolarmente complicata per la sua squadra: ha appena preso Huijsen in prestito dalla Juventus, deve forse cedere Spinazzola e provare a piazzare qualche esubero di ritorno come Vina e Shomurodov. Il suo addio, sebbene annunciato, è quasi un fulmine a ciel sereno. E ci spinge ad alcune domande: qual è la sua verità? E soprattutto: come lascia la Roma?

Tiago Pinto. Fonte Foto: Il Romanista

Tiago Pinto. Fonte Foto: Il Romanista

Un bilancio sull’esperienza nella capitale

Io sono qui per fare il bene della Roma. E il giorno in cui andrò via, sono certo che la lascerò meglio di come l’ho trovata”. È passato un anno da queste dichiarazioni di Tiago Pinto. Era la conferenza stampa organizzata al termine della sessione invernale di mercato e sembra passata una vita. Adesso possiamo utilizzare questa frase per tirare le somme, per dare un giudizio. La Roma, insomma, è più forte o meno forte? Forse sarebbe meglio chiedersi se il valore della squadra, economico e tecnico, sia migliorato o peggiorato.

Di certo il lavoro sporco di Tiago Pinto è stato quello sugli esuberi, in una situazione finanziaria delicata, in cui i paletti del fairplay finanziario costringevano a monetizzare qualsiasi situazione. E lo spiega proprio lui, nell’intervista a The Athletic: “Avevamo più di 70 giocatori sotto contratto. La maggior parte di loro non erano giocatori chiave. Non voglio citarli tutti, ma tutti ricordano Pastore, N’Zonzi, Santon. Anche altri giocatori come Bianda, Coric e Riccardi. Erano calciatori che pesavano sul monte ingaggi ma che non rendevano in campo”. E fin qui il giudizio non potrebbe che essere positivo, ma c’è anche altro da calcolare.

Tiago Pinto e Lukaku. Fonte Foto: Tuttosport

Tiago Pinto e Lukaku. Fonte Foto: Tuttosport

Gli acquisti di Tiago Pinto

Se le cessioni sono state il suo punto forte, oltre 160 milioni di introiti con solo Ibanez e Zaniolo sacrificati di eccellenza, la vera nota dolente del General Manager portoghese sono stati gli acquisti. Non per Dybala e Lukaku, autentici miracoli economici e sportivi (“Credo che tre anni fa se aveste chiesto a un tifoso della Roma se fosse stato possibile avere nella stessa squadra Dybala, Abraham, Lukaku e Mourinho, forse avrebbero detto: ‘Sei pazzo’. E ora li hanno”), ma per tutti gli altri volti nuovi. Pesano, infatti, i vari Reynolds (7 mln) e Vina (13 mln), Shomurodov (18 mln) e Maitland Niles (prestito a 500 mila euro), gli ultimi Celik, Solbakken e soprattutto la scommessa persa Renato Sanches. “Tutto quello che andrà male con lui, c’è solo un responsabile. Tiago Pinto. Io sono ossessionato da quel giocatore. Se vanno male è solo colpa mia, sono consapevole dei rischi”. Così aveva provato a difendere le sue idee e le sue strategie il portoghese. Che adesso ha deciso di pagare il conto, salutando tutti in anticipo. Le ultime parole di un dirigente bravo a vendere ma, forse, non così esperto nel comprare.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

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