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King Arthur Melo, il regalo della Storia
Pubblicato
2 anni fa|
Editor
Matteo Masum
Il 27 aprile 2018 è una data che in pochi dimenticheranno. Davanti ad una sala gremita di giornalisti, Andres Iniesta, con le lacrime agli occhi e il magone in gola, annunciava il suo addio al Barcellona a fine stagione. Cosa sarebbe stato del calcio senza uno dei suoi più straordinari interpreti, allora, nessuno lo sapeva. E nessuno sapeva nemmeno che, nella testa dei dirigenti Blaugrana, la commozione aveva già lasciato spazio al freddo calcolo. Un mese prima, infatti, era stato chiuso l’accordo per un tale Arthur Melo, centrocampista brasiliano classe ’96. La Storia aveva deciso di farci un regalo.
EPICURO DEL CALCIO – Il filosofo greco Epicuro, vissuto in una di quei periodi in cui l’umanità pare in attesa di qualcosa, suggeriva ai suoi allievi una vita “nascosta”, che si traduceva in una condotta di esistenza mite, senza eccessive esposizioni, fatta di piccoli piaceri e circondata di amici fidati. Non sappiamo se Arthur Melo abbia letto Epicuro, ma la sua vita sembra ricalcarne i precetti. Nato a Goiania, capitale dello Stato del Goias, nemmeno un milione e mezzo di abitanti (pochi per una città brasiliana), in una regione che non è certo meta privilegiata del turista disattento; tanta agricoltura, tanti fiumi, tanta pioggia. Arthur ha mosso i primi passi nel Goias, club con poca gloria alle spalle e zero trofei di peso, se si eccettua la ‘camionata’ di campionati statali vinti senza rivali. Nel frattempo, giocava, di nascosto, da vero epicureo, a futsal. Come Iniesta, ad imparare come si tratta il pallone.

Arthur con la maglia del Gremio
RENATO, RENATO, RENATO – A Roma ha lasciato un buon ricordo, anche se calcisticamente parlando è stato un disastro. Renato Portaluppi ha una personalità troppo “out of joint”, per dirla con Shakespeare, per non entrare nei cuori della gente. Al Gremio, soprattutto da allenatore, ha dimostrato di saperci fare con i calciatori almeno quanto ci sa fare con le donne. Arthur arriva a Porto Alegre nel 2010. Per un epicureo, sbarcare in un club di rilievo a nemmeno 15 anni non deve essere stato facile. Ciò nonostante, le sue qualità tecniche emergono immediatamente. Esordisce in prima squadra con Scolari, a 20 anni. Niente di che, una quarantina di minuti giusto per rompere il ghiaccio. Poi arriva Renato, che porta al Gremio una Libertadores e una miniera d’oro. Gioca alla europea, tanto possesso palla e verticalizzazioni, il buon Portaluppi. Ne beneficia Arthur, che diventa un perno del centrocampo; ne beneficia il Barcellona, che intuisce le potenzialità del ragazzo e se lo porta a casa per una quarantina di milioni.
RE ARTU’ – In Catalunya, dove il clima è abbastanza diverso rispetto a quello del suo Goias, Arthur si adatta in fretta. Si prende la 8 di Iniesta, tanto per far capire di non essere capitato da quelle parti per caso. E sempre per ribadire il concetto, confina in panchina un altro Artù, Vidal, arrivato decisamente meno in punta di piedi, e che per ora ha all’archivio più lamentele che palloni giocati. Colpa di questo ragazzetto venuto dal centro del Brasile, deciso a far ripartire la ruota della Storia. Gioca da veterano, ha già acquisito i concetti di calcio in voga da queste parti. Difende con il pallone tra i piedi, giganteggia contro qualsiasi centrocampo; è ben voluto da Messi, non un dettaglio a Barcellona. Mite, tranquillo, come Andres, volontà ferrea, come la sua dieta per essere sempre impeccabile. E un futuro che è già presente.
La Storia non poteva farci una sorpresa più bella.
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