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Cronaca

No gender, sì cemento: la Liguria corre verso il passato

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I cambiamenti della società umana si possono condividere o meno, ma quando danno corpo ad aspirazioni e ideali diffusi fra centinaia di milioni di persone è molto difficile che introducano un regresso: questione di libri di storia, e di buon senso. Si pensi, ad esempio, al diritto di voto per le donne – che da Nord (Finlandia, 1906) si estese fino al Sud (Italia, 1946) superando le ostilità di chi lo considerava come qualcosa di innaturale e contrario ai disegni divini – e alla legge sul divorzio (entrata in vigore nel 1970 e poi riconfermata nel ’74 a furor di popolo): quanti sono, oggi, a decenni di distanza, quelli che considerano un ‘male’ i radicali cambiamenti di cui sopra? Pochi, pochissimi, quattro gatti rispetto ai numeri di quei tempi, e per di più sfigati: sono come soldati giapponesi persi nella giungla della modernità, e continuano a combattere anche se la guerra è già perduta da quel dì.

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria

LA LIGURIA E’ UN’ISOLA – Tuttavia il mondo è vario, ed esistono dei luoghi, qua e là, dove certi ‘sopravvissuti’ dettano ancora legge e riducono il loro sottile lembo di terra a tetro baluardo del passato. Gli ideali e la sensibilità che si diffondono a macchia d’olio altrove, a partire come al solito dalle regioni più settentrionali e progredite del Vecchio Continente, sono motivo di angoscia e disapprovazione per questi nostalgici dei bei valori che furono, e come reagiscono si sa: erigono un muro a protezione dei loro ristretti confini culturali, e col cemento che avanza tirano su villette, palazzi, parcheggi e piscine. E’ questo il caso, ad esempio, della Regione Liguria, dove il passato – gli anni della speculazione edilizia e della ‘caccia al diverso’ – ha strangolato il futuro nel giro di pochi giorni: prima è venuta la legge ambienticida – che apre la strada, è il caso di dirlo, a estesi fenomeni di degrado – e poi, letale come una ruspa in un parco, quella anti-gender. “Una teoria che nega tutto quello che è naturale – esclama trionfante il capogruppo di Forza Italia Angelo Vaccarezza alludendo alla fantomatica ‘teoria-gender’ che animerebbe la Buona Scuola – non può entrare in Liguria”. “Sui valori – gli fa eco il leghista Alessandro Puggioni – non siamo disposti a fare i modernisti“. “Finché noi siamo qui – chiosa il consigliere di Fratelli d’Italia-An Matteo Rosso godendosi la risicata (16 favorevoli, 14 contrari) ma succulenta vittoria – non ci sarà spazio per queste teorie”.

Ebbene sì, ecco che cosa è diventata la Liguria: un’isola, un angolo di terra meravigliosa che qualcuno si appresta a ridurre a specchio della propria immagine: cemento fuori, cemento dentro.

Enrico Steidler

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