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Juventus: la notte è arrivata, e ci sei anche tu
Il momento è arrivato, La notte è arrivata. L’avete sognata tutti, ammettetelo, durante questa settimana, e non è mai finita due volte allo stesso modo. L’urlo dell‘Apache o la gioia contenuta della Pulce, le finte di Neymar o l’inserimento vincente di Arturo Vidal. Allegri portato in trionfo, o Luis Garcia abbracciato dai suoi senatori.
Ci sono i brividi, c’è l’attesa che è allo stesso tempo paura di vedere come andrà finire e ansia di scoprire subito di che morte morire. Man mano che passano i minuti le certezze svaniscono, i dubbi si incrinano e gli avversari diventano un poco più temibili. C’è il silenzio degli spogliatoi, e siamo pronti a scommettere che nemmeno Pogba sia in vena di qualche battuta. C’è il discorso del capitano, che in quello stadio ha già versato lacrime. Di gioia. Lui sa come si fa, e lo saprebbe anche Andrea, ma con le parole è molto più bravo Gigi.
Poi si esce, e nel tunnel ci sono loro. C’è il numero 8, con quell’aria da impiegato statale stempiato precocemente, e quei piedi degni di una Laurea ad Honorem. C’è il 9, che morde – in tutti i sensi – e fa malissimo. L’11, invece, più che giocare a calcio danza, dicono che in Brasile si faccia così. Poi c’è lui. Maglia numero 10, uno scricciolo di neanche un metro e settanta. Roba che se Dio ci ha fatti a sua immagine e somiglianza con lui è andato vicinissimo al clonarsi.
Solo un attimo di smarrimento, poi si entra in campo, e il boato dell’Olympiastadion è di quelli capaci di far tremare le gambe. Parte la musica – QUELLA musica – e si entra in trance agonistica, realizzando una cosa. Loro sono forti, fortissimi, ma qui non ci sono solo loro. C’è la fatica, c’è il sudore, c’è ogni briciola di energia spesa per arrivare fino a Berlino. E una cosa è sicura, vada come vada, noi combatteremo.
Perchè stasera, in campo, ci siamo anche noi.