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Ciclismo

Marco Pantani, io voglio ricordarti così…

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Marco Pantani.

Il giorno di San Valentino è quello in cui si festeggia l’amore. Ma per gli amanti del ciclismo e per tutti gli sportivi, quelli veri, il  14 febbraio è un giorno triste. 11 anni fa una fredda ultim’ora disse: “E’ morto Marco Pantani”. E quando ormai dal punto di vista processuale tutto sembra riaprirsi, il  suo ricordo si fa ancora più vivo.

Lo scatto di Marco Pantani sul Galibier nel Tour del '98 è entrato a far parte della storia dello sport.

Lo scatto di Marco Pantani sul Galibier nel Tour del ’98 è entrato a far parte della storia dello sport

L’ULTIMO SCATTO – Una piccola stanzetta del Residence Le Rose di Rimini: qui si è spento il più grande scalatore di tutti tempi. E allora per chi, come me, è cresciuto con lui come idolo, per chi si emozionava semplicemente vedendolo alzarsi sui pedali e strapparsi via quella bandana dalla testa, è stato come vedersi crollare il mondo addosso. Un leone che ha sempre combattuto contro la sfortuna, contro gli infortuni ha perso la sua battaglia più importante. Ma io non voglio pensarla in questo modo. Io voglio pensare che Marco Pantani quel maledetto giorno abbia compiuto l’ultimo scatto della sua carriera per allontanarsi da un mondo che troppo spesso ci mette poco per esaltarti e farti diventare un divo ma allo stesso tempo ci mette pochissimo per buttarti fango addosso e farti scivolare in un oblio e non ti basta una semplice bici per risalire. E allora io voglio ricordarlo così.

Voglio ricordarlo sotto la pioggia, al Galibier, in quel Tour del ’98. Voglio ricordarlo con la sua frase : “In salita vado forte per abbreviare la mia agonia”. Voglio ricordarlo come colui che quando tutti lo davano per spacciato per una gamba sinistra in frantumi si è rialzato e ha dimostrato che non è forte chi non cade mai ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi. Voglio ricordarlo semplicemente come il Pirata. “E ora mi alzo sui pedali come quando ero bambino. Dopo un po’ prendevo il volo dal cancello del giardino. E mio nonno mi aspettava senza dire una parola perché io e la bicicletta siamo una cosa sola. E mi rialzo sui pedali ricomincio la fatica poi abbraccio i miei gregari passo in cima alla salita perché quelli come noi hanno voglia di sognare”, così dice la canzone degli Stadio dedicata proprio a lui, Marco Pantani. E allora, alzati sempre sui pedali Marco. Io posso e voglio ricordarti solo così.

Giornalista freelance, copywriter e ghostwriter. Sono uno dei volti e delle firme storiche di Sportcafe24.com

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