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Barry Boubacar, eroe di un ruolo e di un continente

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Barry Boubacar

Se oggi sono qui è per parlare della grandezza di un uomo che fa ricredere tutti e si porta a casa la distruzione di ben due overvaluation: Barry Boubacar ci insegna che un portiere può farti fisicamente vincere una finale di Coppa e tra gli  11 in campo è il migliore, anche se forse il meno pagato. Buona lettura.

 

Barry Boubacar

Barry Boubacar

Se dopo ieri vi chiedete ancora chi è Barry Boubacar, vuol dire che nessun organo di stampa italiano ha fatto il suo dovere. Siamo qui per rimediare: preparatevi ad una partita infinita. E’ l’ultimo atto della competizione più inutile e “celodurista” (in ottica europea) del globo terracqueo: la finale della Coppa d’Africa. Ghana-Costa d’Avorio è uno di quei match che africani e uomini di mercato adorano: alle vecchie rivalità sportive si aggiungono pezzi pregiati in ambito di scambi futuri, e la coppa Gervinho-Doumbià ne è solo l’esempio. A difendere i pali della Costa d’Avorio c’è Barry Boubacar, nome che agli italiani ed europei forse non dice niente (gioca nel Lokeren, eterno centroclassifica del campionato belga e le coppe le vede col binocolo) ma ai più attenti sì: finisce la coppa d’Africa 2012 senza subire un solo gol, ed è il migliore dei suoi all’ultimo mondiale. Strano destino per uno che ha sempre voluto giocare con la palla tra i piedi e le porte non le difende, ma le usa per fare stretching. Anche in questa Coppa d’Africa gioca assai bene e porta la Costa d’Avorio in finale: tutti gli occhi puntati su attaccanti e centrocampisti, ma lui è lì, fisso, immobile, e para, cavolo se para!

(S)TIRO, GOL – La partita è uno spettacolo al minimo, perché la formula della Coppa d’Africa porta entrambe le squadre ad arrivare stanchissime, ma, a sorpresa, è il Ghana, sfavorito alla vigilia, a provarci un po’ di più. Barry c’è, è bravo ed anche fortunato, dato che gli avversari prendono due pali su due conclusioni impossibili da parare. Reti bianche, supplementari in cui quasi nessuno o quasi dei 22 in campo si regge in piedi per stanchezza e fatica e calci di rigore. La Costa d’Avorio inizia malissimo: dopo due rigori Gervinho e i suoi sono sotto 2-0. A questo punto resta una sola cosa da fare: segnare tutto quello che si può e pregare san Barry che faccia il miracolo. E così accade, e diventa quasi una favola. Il superportiere della Costa d’Avorio para il tiro di Acquah e si allunga al massimo per quello di Acheampong chiudendo lo specchio ad una palla che va comunque fuori. Ma è troppo per il suo fisico: Barry resta a terra, la Costa d’Avorio è sul 2-2 ma il suo portiere è stirato e non può essere sostituito. Resiste Barry, stoicamente, tutti gli altri tiri vanno a segno, lui si butta come può, a volte intuisce, ma gli altri angolano troppo, si va ad oltranza finché restano solo i due portieri.

L’ULTIMA SFIDA – Ne resterà soltanto uno: Razak contro Barry. Si conoscono, stesso mestiere, stessi pensieri, ma è Razak ad avere il fardello più grosso: non solo tira per primo ma ha davanti uno che ha resistito a tutto. Entra in campo quasi la soggezione a questo punto, e lui davanti alla porta non ha la freddezza dell’attaccante, ma la furbizia sì: se Barry è stirato, non può scendere molto, gliela tiro bassa e vicina, costringendo quei muscoli a contrarsi più che possono per parare. Se anche ci arriva, non la ferma. E tira. Ma Barry ce la fa! Razak ha scordato che nei rigori basta respingere per parare, il portiere della Costa d’Avorio si abbassa più che può e in qualche modo quella palla non va dentro. Ora c’è l’ultima chance: tirare un calcio di rigore da stirato! E segnarlo magari. Ma in questa finale non può andare più storio nulla: l’esecuzione è perfetta, angolata, alta, imparabile. Gli ivoriani sono in paradiso, grazie ad una di quelle storie che rendono il calcio degno di essere vissuto, mentre in Italia le prime pagine sono per le linee di Galliani e Agnelli. Sarà forse anche per questo che ci sono sempre meno tifosi?

Polemico, pedante, pignolo, poco fedele al suo nome (la modestia è dannosa se sei consapevole dei tuoi limiti) ma molto al suo cognome ( piccolo bandito, che fugge dai recinti dell'informazione a un coro solo). Perché leggermi? Perché sono chiaro, informato e motivo precisamente ogni mia opinione

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