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Seedorf è l’allenatore giusto per il Milan

Clarence Seedorf è il tecnico perfetto per guidare il Milan. L’ex giocatore olandese, conclusa l’esperienza con il Botafogo, ha firmato un contratto di due anni e mezzo a 2,5 milioni di euro netti a stagione. Seedorf sostituisce Allegri, esonerato dopo la disfatta di Sassuolo. Stop. C’è qualcosa che non va. Il calendario indica il 2015, non il 2014. Seedorf è sì a libro paga del Milan, ma l’allenatore è Inzaghi. Tutto falso quindi, esclusa considerazione preliminare. È passato un anno e Seedorf è ancora l’uomo giusto per i rossoneri. Non è cambiato niente.
IL CASTELLO DI CARTE BERLUSCONIANO – Filippo Inzaghi, presentato alla stampa lo scorso giugno da nuovo fenomeno della panchina, sta mancando miseramente l’obiettivo terzo posto. Super Pippo non è esente da colpe, ma il peccato originale è un altro: aver accettato una situazione inaccettabile. Libertà decisionali ridotte al lumicino, una rosa costruita senza un progetto tecnico definito e l’ingombrante ombra della dirigenza a fare da contraltare. L‘inesperienza di Inzaghi completa il quadro, facendone il capro espiatorio ideale. Berlusconi ha costruito l’ennesimo castello di carte, crollato alla prima folata di vento. Il Milan dall’organico invidiabile, la squadra difficile da battere per chiunque, la corazzata capace di conquistare l’agognato terzo posto, non è altro che una montatura mediatica. Puntellare la struttura con qualche asso non esclude il bluff. La realtà è un’altra. Il decimo posto attuale, condiviso con l’Inter, è una naturale conseguenza della sciagurata gestione tecnica delle ultime stagioni, fondata su tante figurine e pochi uomini veri.
SEEDORF AVEVA CAPITO TUTTO – La soluzione al problema, in fondo, è semplice: partire dalle fondamenta. Non più un tecnico aziendalista che china il capo anche di fronte alle strategie più improbabili, ma un manager all’inglese indipendente e dal pugno duro. Il progetto di Seedorf, fortemente in contrasto con quello del Milan, sarebbe partito da una rivoluzione dello staff tecnico, formato da uomini forti dall’indubbio carisma. I vari Stam, Crespo, Davids e Kluivert avrebbero composto un gruppo innovativo e ambizioso, guidato dall’estro di Seedorf. Non si era concretizzato niente di tutto questo, ma l’olandese aveva comunque dimostrato di meritare la panchina. I 35 punti raccolti in 19 incontri (se non da terzo posto, poco ci manca) lo confermano. Il Milan, dal canto suo, non se l’è sentita di andare avanti con un tecnico indipendente e ha preferito virare sul giovane Inzaghi, al quale non è fin bastato il pedigree da grande giocatore per dimostrare di essere un grande allenatore. Il paradosso dei rossoneri è che non basta vincere per meritare di essere da Milan, ma è sufficiente abbassare la testa e sperare di pescare le carte giuste per tenere il piedi il castello. Un castello da decimo posto. Povero Diavolo: l’ultimo anno non è servito a niente.

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