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Un anno di sport: l’universo parallelo tra calcio italiano ed europeo

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Il calcio italiano ha imboccato la via del declino da diversi anni. Memore, però, del passato d’oro che ha caratterizzato i grandi club nostrani, il paradosso potrebbe sembrare ancora di più accentuato. Il fallimento degli azzurri al Mondiale non è altro che il degno dipinto di quello che il nostro calcio  ha da offrire o, meglio, ha offerto in questo 2014.

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Il Flop del calcio italiano in Europa si è manifestato anche al Mondiale

EUROPA LEAUGE SNOBBATA – Partendo dal “basso”, si potrebbe iniziare con la deriva delle squadre che erano impegnate in Europa League. La prima a cadere fu la Lazio, colpevole di essersi lasciata sfuggire la qualificazione quando ormai i giochi sembravano fatti: in vantaggio per 2 a 0 contro il Ludogorets, la partita terminò 3 a 3, con una beffa amara per gli uomini di Reja, ma ancora di più per tutto il nostro calcio, con i biancocelesti eliminati dalla corazzata di cartone del Ludogorets.
Più avanti ci fu lo scontro fratricida tra la Juventus di Conte e la Fiorentina di Montella: i bianconeri andarono avanti, battendo i viola, ma persero contro il Benfica in semifinale, scatenando le ire dei tifosi bianconeri, con qualcuno che decise di prendersela anche con Conte, reo di aver sacrificato l’Europa in nome del terzo scudetto. Stessa fine per il Napoli di Benitez, eliminato agli ottavi dal Porto.

QUEL SAPOR AMARO DI CHAMPIONS – Ma è la Champions League che ha causato le ferite più grandi al nostro movimento calcistico.
A dir la verità, l’unica squadra che nella scorsa stagione uscì a testa alta fu proprio il Napoli guidato da Benitez, che concluse il girone contro Arsenal, Borussia Dortmund e Olympique Marsiglia con 12 punti, non riuscendo comunque a qualificarsi per gli ottavi.
Deprimente, invece, il percorso della Juventus di Conte, corazzata del campionato italiano che, tuttavia, dovette arrendersi contro il Galatasaray, guidato da Mancini, che battendo i bianconeri per 1 a 0 all’ultima giornata (con rete di Sneijder), staccò il biglietto per gli ottavi ai danni proprio dei campioni d’Italia, che malgrado quello che si ricorda oggi, ebbero difficoltà anche contro il Copenaghen.  Dato che ai paradossi non c’è mai fine, la squadra che andò più avanti di tutte nella massima competizione europea fu proprio il Milan, ridimensionato non poco rispetto agli scorsi anni e sicuramente non paragonabile alle rose di Juventus e Napoli. L’esonero di Allegri consegnò in mano a Seedorf gli ottavi, con i rossoneri che se la giocarono contro l’Atletico Madrid, mettendo in difficoltà nel match di andata proprio gli uomini di Simeone che sarebbero diventati da li a pochi mesi i campioni di Spagna e i vice-campioni d’Europa. Poco male, dato il bruciante 4 a 0 rifilato al Milan nella partita di ritorno.

MAGRO BOTTINO – Solo una volta, nelle ultime sette edizioni della Champions League, una squadra italiana è riuscita a superare lo scoglio dei quarti di finale (l’ultima è stata proprio l’Inter di Mourinho). I soldi sono pochi, ma anche le idee scarseggiano, forse più del denaro. Osservando il modo di giocare delle italiane (con moduli obsoleti come il 3-5-2), verrebbe naturale giustificare il fallimento italiano nel calcio che conta: poco pressing, poca corsa e qualità col contagocce. D’altra parte è emblematico vedere come gli ultimi ad aver vinto in Europa con una squadra italiana sono Mourinho (straniero) e Ancelotti (italiano ma con le idee più europee della maggior parte degli allenatori). Quando cambierà la mentalità di approcciarsi alle partite, solo allora risorgerà il calcio italiano.

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