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Milan, un altro Braida dove lo trovi?
Pubblicato
8 anni fa|

Marco Van Basten, Frank Rijkaard, Andriy Shevchenko, Ricardo Kakà, Alexandre Pato, Thiago Silva, Robinho. Questi solo alcuni dei più importanti colpi di mercato portati a termine da un dirigente che ha contribuito a scrivere una pagina importante del Milan di Berlusconi.
UNA CARRIERA CON I FIOCCHI – Direttore generale del Milan dal 1986 al 2002, e direttore sportivo dal 2002 al 2013, Ariedo Braida non ha dovuto aspettare molto tempo per entrare nel cuore dei tifosi. Acquisti di gran classe, dovuti sì alla grossa disponibilità economica del club rossonero, ma anche alla grande professionalità e competenza del direttore nativo di Palazzolo dello Stella, bravo a fiutare i talenti del futuro. Fondamentale in occasione dell’arrivo di un appena 22enne “Cigno di Utrecht”, quando insieme ad Adriano Galliani riuscì a strapparlo all’Ajax grazie al ‘parametro Uefa’, pagandolo soltanto 1,75 miliardi di lire. Versione cravattaio, quando per convincere Rijkaard andò a Saragozza – dov’era in prestito dallo Sporting Lisbona -, regalandogli due cravatte. Decisivo anche nell’acquisto di Shevchenko, quando dovette convincere un dubbioso Galliani sulle potenzialità dell’attaccante ucraino. Per non parlare di Kakà, uomo prima, calciatore poi, ancora amato nell’ambiente Milan. Qualche mese dopo l’arrivo del brasiliano, Braida dichiarò: “E’ stato come trovare una perla in un oceano. Kakà, per quello che ha fatto vedere, è qualcosa di strepitoso, di eccezionale”. E doveva ancora vedere il resto. Lista a cui si aggiungono Baggio, Weah, Leonardo, Gattuso, Dida, Tomasson, Rossi, Albertini, mica pippe.
I RIMPIANTI – Due dei più grandi rimpianti di Braida sono sicuramente Patrick Vieira e Javier Pastore. L’allora dg instaurò un rapporto amichevole con il centrocampista francese, che però aveva bisogno di fiducia per maturare. Ma in quel Milan non c’era spazio per nessuno, nemmeno per un “raccomandato” di Ariedo. Fu così che si trasferì all’Arsenal, dove si affermò a livelli internazionali. Stesso discorso per Javier Pastore, consigliato più volte dal dirigente rossonero al club, ma il Palermo di Zamparini anticipò la concorrenza nel 2009, prima di cederlo due anni più tardi ai francesi del Paris Saint Germain per la bellezza di 43 milioni di euro.
Ma cosa ha portato il Milan a farsi sfuggire un dirigente così preparato, davvero non si riesce a comprendere. Proprio ora che le idee valgono più del denaro che manca. Nel Milan di oggi, avere un dirigente con doti eccelse, oltre a Galliani, avrebbe permesso un lavoro di scouting più dettagliato, con la possibilità di ingaggiare a cifre ragionevoli talenti del futuro; fondamentale per costruire un nuovo Milan, il Milan.
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