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Milan-Juventus | Inzaghi tra presente e passato: una volta era bianconero
Da Piacenza a Parma, da Bergamo a Torino, poi solo andata in direzione Milano. Sono queste le tappe che hanno fatto la storia di uno dei più grandi attaccanti del calcio italiano. Filippo Inzaghi e il rossonero viaggiano a braccetto dal 2001, un legame di cuore, iniziato con quello scetticismo che contraddistingue molte storie d’amore, destinate a non finire mai. Prima che iniziasse, però, SuperPippo faceva le fortune di una delle più grandi rivali del Milan: la Juventus, che stasera ritroverà da avversario per l’ennesima volta in carriera.
UNA GRANDE JUVE – Correva l’anno 1997, la Serie A era ancora tra i campionati più belli del mondo, giocandosi concretamente il primato, con gente come Batistuta, Zidane, Weah e Crespo – tra gli altri – che impreziosivano la Lega, ricca e in salute. Nonostante la presenza di veri e propri bomber di razza, con un pedigree tra i migliori del mondo, fu un giovane Filippo Inzaghi con la maglia dell’Atalanta a segnare più di tutti, guadagnandosi il grande salto di una carriera nell’estate, quando la Triade – allora molto attiva – lo portò in bianconero per 20 miliardi di Lire. La coppia juventina era promettente: Del Piero-Inzaghi, italiani, giovani, fortissimi, eppure da molti ritenuti incompatibili. Era la Juventus Campione d’Italia, con Zidane che regalava magie ad ogni tocco di palla. SuperPippo in maglia bianconera si mise a fare l’unica cosa che conosceva: gol, e ne fece tantissimi. Inzaghi trascinò la Juve alla vittoria del secondo Scudetto di fila – il 25imo della storia del club torinese – con una tripletta nella penultima di campionato vinta 3-2 contro il Bologna. Se per gli juventini quella stagione rimane un bel ricordo, ben diversa lo è per i tifosi dell’Inter che non dimenticheranno mai l’atterramento in area bianconera del fenomeno Ronaldo nel match decisivo per lo Scudetto, vinto dalla Juve con un rigore di Del Piero.
ULTIMI GOL, POI ROSSONERO – L’anno del 25imo Scudetto bianconero è anche quello della finale di Champions persa contro il Real Madrid di Mijatovic e Raul. Le luci dei fuochi d’artificio di una stagione pressochè straordinaria, si dispersero con il brutto andamento che portò la Juventus del 1998-1999 al settimo posto, nonostante Zidane nel massimo splendore – Pallone d’Oro – e le 20 reti in stagione segnate da Inzaghi. In panchina Lippi aveva abdicano a favore di Ancelotti, che avrebbe segnato parecchio la carriera di Pippo anche negli anni a venire. La Juve tornò al successo con la vittoria della Coppa Intertoto – 1999-2000 – perdendo poi lo Scudetto nella “fatal Perugia”, sotto una pioggia torrenziale all’ultima giornata. Inzaghi c’era, e segnava sempre. SuperPippo non si fermò nemmeno l’anno dopo, quando fu però la Roma di Capello a vincere il titolo, con i bianconeri solo secondi. Iniziarono però a girare voci di presunti dissapori tra Del Piero e lo stesso Inzaghi, con il capitano bianconero che non era soddisfatto dei pochi gol realizzati giocando in coppia con Pippo. Tra i due era ovvio chi doveva essere sacrificato: Berlusconi mise sul piatto 40 miliardi di Lire più Cristiano Zenoni e Inzaghi diventò il nuovo numero 9 del Milan con cui avrebbe poi vinto tutto, segnando come nessuno mai per i successivi undici anni, facendo dimenticare in fretta lo scetticismo che l’aveva circondato al suo arrivo in rossonero, colpevole di essere un rivale della Juve. Mentre tutti i tifosi del Milan in quell’estate aspettavano Manuel Rui Costa, arrivò SuperPippo e fu amore al primo gol; c’è da star certi che almeno qualcuno alla Juve lo abbia rimpianto a lungo.
Jacopo Rosin (@JacopoRosin)